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Indianizer in concerto a Firenze: il rock psichedelico come filtro per raccontare la realtà contemporanea

Mercoledì 24 aprile gli Indianizer saranno in concerto al The Cave di Firenze per presentare il nuovo disco “Oasi” viaggio psichedelico negli orrori della società contemporanea

Indianizer

Gli Indianizer sono Riccardo Salvini (voce), Salvatore Marano (sintetizzatore, piano elettrico, organo, voce), Gabriele Maggiorotto (batteria, percussioni) e Marco Gervino (chitarra elettrica, voce).

Nascono a Torino nel 2013 come band dedita al dancefloor, all’estasi e alla sperimentazione. La loro musica è un mix di rock psichedelico, kraut music, sonorità elettroniche, ritmi sudamericani, tribalismo africano e pop music.

La band ha suonato praticamente ovunque in Italia ed Europa, partecipando a importanti festival come Transmusicales (FR) ed Eurosonic (NL) e condividendo il palco con artisti come King Gizzard And The Lizard Wizard, Black Lips, Fat White Family, Elektro Guzzi, Hailu Mergia, Os Mutantes, Dj Gruff, Gianluca Petrella e Lino Capra Vaccina.

Il 5 aprile 2024 hanno pubblicato il nuovo disco “Oasi” per Goodfellas, il sesto album in dieci anni di attività. La copertina del disco è un quadro di Daniele Galliano dalla serie “Let’s go” del 2023. “Oro” è il primo singolo, accompagnato da un meraviglioso video realizzato dall’artista Akasha tramite intelligenza artificiale. 

Gli Indianizer saranno in concerto al The Cave di Firenze mercoledì 24 aprile per presentare il nuovo disco.

Ciao Riccardo, il vostro primo singolo “Oro” mi ha fatto venire in mente “We are Golden” di Mika che mi immagino non sia nei vostri orizzonti musicali, se lì si parlava della rivendicazione di una generazione di cosa o di chi si parla nel vostro pezzo?

Il focus è la mercificazione dei tempi in cui viviamo, “siamo oro” è inteso in maniera positiva e speranzosa, nel senso “abbiamo del valore” come persone, come esseri umani e possiamo anche generare valore. D’altro canto possiamo anche essere sfruttati, cosa che succede anche troppo spesso.

Il bellissimo video di “Oro” è stato realizzato da Riccardo Franco-Loiri in arte Akasha, attraverso l’utilizzo di un programma di Intelligenza Artificiale, di chi è stata l’idea?

Ci siamo rivolti a Riccardo perché è uno degli artisti più competenti e originali in questo momento con l’Intelligenza Artificiale. L’idea del video è un cortocircuito per cui un essere umano sta gestendo una macchina cioè l’Intelligenza Artificiale, che genera immagini di esseri umani gestiti da macchine e si crea un loop quasi frattale. L’intenzione era di far riflettere su quanto di buono possono avere le macchine nella nostra vita, e su quanto spesso noi stessi siamo delle macchine. Ci sono dei alti positivi in questo, altri negativi.

L’AI è una nuova tecnologia al servizio degli esseri umani, ma mi è capitato di ascoltare canzoni realizzate usando le voci di artisti morti da tempo come Frank Sinatra o Kurt Cobain e in effetti fanno un po’ paura, tu cosa ne pensi?

È un discorso molto ampio, difficile da affrontare in maniera esaustiva adesso. Penso che un certo tipo di evoluzioni tecnologiche abbiano sempre fatto parte della vita dell’essere umano, non ci si può mettere troppo contro da un certo punto di vista. Sono avanzamenti tecnologici che avvengono e fanno capire secondo me quanto sia importante il tema dell’educazione, quanto sia sempre più necessario cioè che le persone abbiano gli strumenti per capire e avere uno spirito critico nei confronti di ciò che accade.

C’è uno scollamento tra le istituzioni e chi fa cultura? Io ho proprio l’impressione che sia un problema culturale, cioè intendo nel modo in cui si vede la cultura che può andare dal dancefloor fino alla musica classica. Fare suono sembra dia quasi fastidio a qualcuno

La vostra musica psichedelica mira a creare un viaggio, una sorta di “trance” eppure nelle vostre canzoni affrontate temi molto attuali. Per esempio in “Micro-Kolossal” parlate di quanto sia difficile “mantenere una famiglia sana” oppure in “Sulla sabbia” parlate di tematiche ambientali. Mi colpisce questo contrasto tra un genere che dovrebbe portare all’astrazione dalla realtà e dei testi invece molto impegnati e attuali, o forse per voi non è un contrasto?

Non avevo considerato la cosa da questo punto di vista ma è interessante, spesso la contraddizione è qualcosa che rende viva la materia. Da un altro punto di vista ti posso dire che con questo disco ci siamo sicuramente calati di più nella realtà rispetto ai precedenti. Abbiamo aperto gli occhi, cerchiamo di parlare di quello che abbiamo attorno, di quello che ci è vicino. La psichedelia rientra in una visione distorta della realtà, per cui cerchiamo di parlare della realtà attraverso modi non canonici. In “Oro” per parlare della mercificazione degli esseri umani utilizziamo un parallelismo con l’industrializzazione, rendiamo le persone delle macchine. In “Sulla sabbia” è come se ci fossero due alieni che arrivano sulla Terra e comunicano come militari aerospaziali. Cerchiamo attraverso immagini nostre e psichedeliche di raccontare cosa abbiamo attorno.

Parlando del nuovo disco avete scritto “Oasi parla di esseri umani che navigano in un mare distorto alla ricerca di un’oasi troppo spesso inafferrabile”, che cos’è per voi l’Oasi?

Per noi Indianizer penso sia la creatività, fare arte a prescindere che uno stampi un disco. La creatività è qualcosa che aiuta molto a trovare un rifugio, a sfogare qualcosa che rimarrebbe inespresso. Tra l’altro è difficile da fare, non è accessibile a tutti e questa è una cosa che dovrebbe cambiare per il benessere di tutti. Per noi è questo, poi ognuno ha il proprio tipo di oasi. 

Venite da Torino una delle città più “europee” d’Italia dove si è sempre respirata un’aria internazionale. Com’è la situazione adesso, a fronte della cancellazione del Todays festival, una cosa che ha fatto un po’ male a tutti noi amanti della musica?

Non è stato cancellato, ma è stato fatto un bando per farlo gestire a un’altra associazione, per cui non sappiamo ancora come sarà, forse non riuscirà a portare i nomi che si portavano prima, ma questo lo vedremo solo più avanti. In generale mi sembra che Torino abbia una doppia faccia, di sicuro ha un humus, un sottobosco sempre molto attivo a prescindere dalle istituzioni. A cominciare da Radio Blackout, o i centri sociali come El Paso o il Gabrio, ci sono un sacco di luoghi che organizzano autonomamente attività artistiche e non, o luoghi come Spazio 211, o L’imbarchino in cui le cose accadono a prescindere. Quello che notiamo è che come accade un po’ in tutta Italia la burocrazia sta impedendo che si aprano nuovi spazi e nuove realtà. 

C’è uno scollamento tra le istituzioni e chi fa cultura?

Ho proprio l’impressione che sia un problema culturale, intendo nel modo in cui si vede la cultura che può andare dal dancefloor fino alla musica classica. “Fare suono” sembra dia quasi fastidio a qualcuno. Questo è un discorso ampio, ma è un problema nazionale non solo di Torino, anzi forse Torino sta anche bene da questo punto di vista.

Indianizer, Oasi

 

Informazioni sull’evento:

  • Quando24 Aprile 2024
  • DoveThe Cave, via del Fosso Macinante, 3, Firenze (Firenze) Indicazioni
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