OPINIONE/

Internet Festival, post-lockdown: qual è la direzione?

Nell’edizione – la numero 10 – parteciperanno all’evento meno persone “fisiche” e molte di più “virtuali”. I lavori sono in corso

Mondi connessi

Provate a immaginare come sarebbe stato un lockdown trent’anni fa, nella primavera che precedette i Mondiali di calcio in Italia. C’erano sì i cellulari – detti “telefonini”, pesavano tre etti, le batterie si sostituivano senza che saltasse la linea – ma le poche migliaia di esemplari assegnati dalle grandi aziende ai propri dirigenti si potevano usare esclusivamente nelle grandi città: ovviamente, per chiamate in voce e basta. I personal computer erano ancora sconosciuti al grande pubblico e solo alcune organizzazioni come i giornali e le banche avevano servizi di posta telematica interna.

Dieci anni dopo, al passaggio del millennio, i cellulari continuavano a essere utilizzati soltanto per parlare o, al massimo, mandare sms. Internet stava diventando popolare, ma erano poche le connessioni fisse di buona qualità in ufficio o a casa. Scambiarsi file pesanti via mail era un problema, fare videochiamate restava un sogno. Un lockdown nel 2010 avrebbe forse accelerato i primi esperimenti di smart working ma non avrebbe trovato un ambiente tecnologico che consentisse a milioni di lavoratori e di studenti di partecipare a meeting e lezioni in conference call com’è accaduto nei mesi scorsi. Nel 2020, invece, la rete e le sue applicazioni si sono rivelate per i popoli di tutto il mondo le fedeli alleate nelle fasi più drammatiche della pandemia.

Nel 2020, invece, la rete e le sue applicazioni si sono rivelate per i popoli di tutto il mondo le fedeli alleate nelle fasi più drammatiche della pandemia

Dalla postazione privilegiata di Pisa, città fondante dell’informatica nazionale, Internet Festival ha seguito passo passo l’evoluzione del mondo digitale dal 2011 in poi. L’edizione 2020, prevista per la seconda settimana di ottobre, sarà dunque la decima e, come s’usa, l’intento degli organizzatori è stato fin dall’inizio farne un evento eccezionale. Al via della fase ideativa, lo scorso autunno, il primo obiettivo è stato definire un concept che valorizzasse il numero 10: gli informatici hanno messo sul tavolo delle proposte la successione perfetta di Fibonacci e il codice binario, i pragmatici il ruolo delle dita di due mani nella storia dell’umanità, i nostalgici il voto che premiava i migliori studenti prima dell’università, gli sportivi la cifra che accomuna i grandi geni del centrocampo (Messi, Totti, Zidane, Del Piero, Baggio, Maradona, Antognoni e Rivera), i credenti le tavole dei comandamenti. Poi è sopravvenuta la più lunga sospensione delle libertà del dopoguerra, con tutte le conseguenze personali e collettive che conosciamo. Anche quel dibattito s’è interrotto.

Tuttavia, quant’è accaduto da febbraio in poi ha avuto l’effetto di forzare il carattere di laboratorio di studio che Internet Festival s’è conquistato sul campo in dieci anni. A furia di ragionare su 1 e 0 ci si è resi conto, alla ripresa, di come tutta la società globale sia oggi nella condizione tipica alla base dell’informatica: il rapporto tra l’1 e lo 0, appunto, e i dualismi on/off, online/offline, spento/acceso, liberi/costretti, aperti/chiusi.

IF sarà dunque una manifestazione “in presenza”, e quindi simile a quelle precedenti, eppure, innovativamente, soprattutto “da remoto”. Parteciperanno meno persone “fisiche” e molte di più “virtuali”. È così che i contrasti prevarranno, perché è da questi che si sprigionano energia e creatività, qualità peculiari di Internet Festival-Forme di Futuro.

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