OPINIONE/

Immaginare il 2022. Quattro interviste per capire da che parte stiamo andando, oltre la pandemia

Abbiamo incontrato un economista, un filosofo, una cantante e una giovane atleta. Tante domande, molte risposte e un concetto: Noi e gli altri siamo connessi in maniera profonda

Un colpo d’occhio dietro le spalle e poi lo sguardo puntato sull’adesso e sul poi. Eccoci qui, appena usciti dal 2021, con un piede nel 2022 e una moltitudine di domande che scorrazzano nella testa.

Noi tutti, nel senso di umanità, che abbiamo attraversato il buio, assaggiato la penombra, e poi seduti in coda per il vaccino, illusi da un’estate che sembrava il vero ritorno alla vita e adesso ancora qui a bagnarci di piccole paure e nuove speranze. Assetati di risposte, sempre e comunque.

La pandemia, l’economia, la vita dei ragazzi, le scelte di chi fa musica e smania per ritrovare un palco, emozionarsi ed emozionare. Per questo  abbiamo incontrato persone di cultura, di arte, di sport e di vita. Un economista, un filosofo, una giovane atleta e una cantante. Chiedere. Ascoltare. E provare a imparare piccole lezioni che potrebbero servire a spiegare da che parte stiamo andando e come ci dovremmo andare.

Così, parola dopo parola, storia dopo storia, quello che tiene insieme racconti e pensieri è una sensazione forte riassumibile in un concetto semplice e neanche tanto nuovo: Noi e gli altri siamo connessi in maniera profonda.

Noi e gli altri siamo chiamati a saltar fuori dalla comfort zone di un egoismo a cui ci siamo assuefatti per andare oltre e scoprire che la nostra vita dipende anche dal benessere altrui.

Retorica? Macchè. Un esempio: non potremmo mai illuderci di uscir dal nostro buio senza tenere conto degli altri. Ovvero: dare i vaccini anche a chi non può permetterseli, pensiamo ai paesi del terzo mondo, sarà fondamentale per curare anche i nostri dolori.

L’economia ci spiega che senza transizione sociale diventa complicata qualsiasi transizione ecologica, alimentare, sanitaria. La filosofia, da Tucidide a Camus, racconta la peste come snodo del pensiero umano. Un aut aut: o evolversi oppure addio. E poi la musica e quella necessità di sforzarsi a creare per non abbandonarsi all’apatia. E la forza dei ragazzi, costretti per lungo tempo alla solitudine e per questo facili prede di una subdola sensazione di infelicità. Serve uno scatto, una ricorsa, serve il  saper mettere insieme sogni e senso pratico.

La strada comincia qui.

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