OPINIONE/

La lezione di Lucca Comics & Games

Non tutto il male viene per nuocere. L’edizione appena trascorsa di uno dei festival di settore più importanti al mondo ci ha insegnato che sì, è possibile ricominciare a vivere. Forse con meno presenze e più emozioni

I cosplay di Batman e Bane - © Gianluca Testa

“Andrà tutto bene”. C’era scritto sugli striscioni che abbiamo appeso ai nostri balconi. E a Lucca, un anno e mezzo dopo, è stato proprio così: è andato tutto bene nonostante tutto. Nonostante la pandemia, lo stato d’emergenza ancora in corso e il rispetto delle normative anti Covid. Tutto bene nonostante la variazione continua delle disposizioni da rispettare, a cui gli organizzatori di una delle manifestazioni di settore più importante al mondo hanno saputo adattarsi di volta in volta, senza disperare.

Il pubblico di Lucca Comics in fila – © Gianluca Testa

Sì, Lucca Comics & Games è tornata. Ci ha dimostrato che si può fare e che ricominciare a vivere significa anche ripartire dalla cultura e da dove c’eravamo lasciati l’ultima volta. Che poi l’ultima volta era stata appena un anno fa, con un’edizione esclusivamente in streaming (un canale a cui ci siamo dovuti abituare, nostro malgrado) che per l’occasione aveva perfino cambiato nome in “Lucca Changes”.

Cosplay a Lucca Comics – © Gianluca Testa

Stavolta si è tornati a far sul serio, seppur con qualche naturale rinuncia e obbligate limitazioni. I risultati? Sono quelli della premessa: tutto è andato bene. Non c’erano eventi a ingresso gratuito e neppure il grande padiglione dei giochi sugli spalti. Non s’è stata la parata pubblica dei cosplay e nemmeno il palco dei concerti con le band che suonano le sigle dei cartoni animati. Però sono tornati gli stand, gli autori e gli editori. E soprattutto è tornato il pubblico: 90 mila biglietti venuti nei quattro giorni, con un sold out pressoché istantaneo.

Da sempre le case editrici di fumetti e videogiochi segnano sulle loro agende le date di Lucca Comics per il lancio dei loro nuovi prodotti. E quindi con gli albi, i nuovi giochi, le anteprime dei film e delle serie tv, a Lucca sono tornati il colore e il calore che mancava da troppo tempo. In tutti, nessuno escluso, c’era una gran voglia ricercare la vita nella bellezza che solo certi festival sono capaci di esprimere proprio grazie alla presenza (fisica, è bene ricordarlo) di pubblico.

Roberto Saviano a Lucca Comics – © Gianluca Testa

Infine sappiamo che “non tutto il male viene per nuocere”. Ricordo il proverbio che i miei nonni erano soliti ripetere quando qualcosa andava storto. Lo facevano per restituirmi un po’ di fiducia perduta, ma questo l’ho capito solo più tardi. Del resto i proverbi nascono proprio allo scopo di consolare. Eppure stavolta credo che Lucca Comics & Games sia servita da lezione.

Cosa abbiamo imparato? Prima di tutto che organizzare un evento di tale portata è possibile. (E questo è già un elemento per nulla scontato). Poi che la necessaria riorganizzazione può rappresentare un’opportunità. O, per dirla meglio, un modello replicabile in futuro, a Lucca come altrove.

Non si tratta di un’idea solo mia, né tantomeno si tratta di un’idea originale. Ridimensionare spazi e accessi a causa della pandemia ha resto questo festival un evento (relativamente) più intimo, più vivibile e perfino più accessibile. Le code del primo giorno sono state il prezzo da pagare per un’organizzazione che testava un sistema mai fin qui utilizzato: gli hub, il controllo della temperatura e del green pass, i timbri, i braccialetti cromatici che scandivano i giorni e così via, fino agli accessi contingentati ai padiglioni per rispettare la proporzione dei presenti in base alle superfici.

Ecco, questo è stato il costo. Ma per quanto le minori presenze possano da un lato condizionare bilanci e investimenti culturali, dall’altra hanno contribuito a costruire lo spazio ideale.

Emanuele Vietina e Roberto Recchioni – © Gianluca Testa

Roberto Recchioni, curatore di Dylan Dog e di mille altri progetti, ha scritto che “la Lucca” in cui è stato (sì, per intendere i “Comics & Games” gli autori usano spesso questa figura retorica che identifica il festival nel nome della città) è stata la “migliore di sempre”. Secondo altri “non c’era poca gente, ma la gente giusta”. Mentre Leo Ortolani ha parlato di un festival che ricordava “i bei tempi”, con “tante code, ma anche tante soluzioni vincenti”. Una su tutte? I firmacopie su prenotazione all’ex Museo del fumetto, fuori dai padiglioni editori.

È proprio la presenza della “gente giusta” ad aver reso il festival di Lucca Comics quello che è stato, ovvero un successo. Replicabile, se possibile. Con buona pace dei conti. Ricordo ad esempio uno dei concerti più emozionanti in epoca Covid: l’omaggio di Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo a Nick Drake sulla Rocca di San Miniato, proprio all’ora del tramonto. Senza virus, distanziamento e capienza limitata il concerto non si sarebbe svolto lì, né tantomeno al calar del sole. Ma questo ce lo siamo già detti, non tutto il male viene per nuocere.

Caparezza a Lucca Comics – © Gianluca Testa

Emanuele Vietina, direttore della manifestazione, ha definito questo festival come “l’edizione più sentita, quella più necessaria”. Mentre per Francesca Fazzi, presidente di Lucca Crea (società partecipata che organizza i Comics e altri eventi), si tratta di una “sfida vinta” con “risultati rilevanti”. E il sindaco Alessandro Tambellini? Per lui Lucca Comics ha ritrovato “la sua bellezza originaria, fatta soprattutto di un fortissimo senso di comunità”. Poi, prima di pensare e guardare al futuro, ha aggiunto: “Abbiamo superato la prova più difficile”.

Dietro l’angolo c’è il 2022. Non sappiamo come sarà, ma siamo quasi certi che nulla sarà come prima. E allora non resta che far tesoro di tutto il buono di questi quattro giorni. Vivibili, intensi e fatti di reciproci incontri, di scoperte e di confessioni. Perché anche gli ospiti, in questa Lucca Comics & Games, non solo hanno saputo adattarsi alla nuova dimensione, ma hanno anche scoperto loro stessi.

Il pubblico di Roberto Saviano al Teatro del Giglio – © Gianluca Testa

Come se la relativa intimità del festival (per quanto 90 mila paganti possano essere “intimi”…) li avesse emotivamente ed empiricamente spinti verso il disvelamento di paure e passioni private. Penso alle fragilità emotive confessate da un Roberto Saviano inedito e per nulla televisivo, che ha condiviso frammenti di vita con un Teatro del Giglio alla piena capienza, alle passioni fumettistiche e creative di Caparezza, all’amore incondizionato per manga, anime e carte Pokemon di Mahmood.

Il ministro Fabiana Dadone – © Gianluca Testa

Insomma, nel futuro di Lucca c’è senz’altro un altro Comics & Games. Sotto sotto non lo immaginiamo molto diverso da quello appena trascorso. E poi, chissà, vista la rinnovata relazione con gli Uffizi e i vari riconoscimenti ministeriali, nel futuro potrebbe esserci anche un nuovo Museo del fumetto. Per una città che da oltre mezzo secolo ospita fumetti e fumettisti, questo sembrerebbe essere un obiettivo necessario.

Mahmood a Lucca Comics – © Gianluca Testa
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