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La nuova giunta regionale: più politica e meno tecnica

Nei nomi scelti dal presidente Giani, dopo lunghe mediazioni, prevalgono il consenso elettorale e la rappresentanza territoriale. Insieme al predominio della visione di governo sulle competenze strettamente tecniche

La nuova giunta regionale - © Simone Cresci

Un iter lungo, di forti mediazioni e trattative politiche, quasi un approccio e una immagine vecchio-stile. La nuova giunta regionale targata Eugenio Giani si è composta dopo un non facile lavoro di equilibri, pesi e contrappesi. Prima, nella seduta di insediamento del consiglio, l’annuncio di sette nomi su otto; poi nella seconda assemblea la conferma – a completare il mosaico – dell’inserimento nella lista degli assessori anche di Stefania Saccardi, già alla guida della sanità toscana nella precedente legislatura, ma senza che il nuovo governatore indicasse ruoli e deleghe. Un confronto con i partner politici che ha assorbito Giani fino all’ultimo minuto utile.

Solo nella prima riunione di giunta, non per caso convocata nella Villa medicea di Careggi, il quadro ha trovato una sua composizione, in cui hanno prevalso, in questo ordine preciso, i criteri del peso elettorale (voti e preferenze), la rappresentanza territoriale e solo per ultimo la competenza tecnica o, ancor meglio, l’ipotetica coerenza nella continuità dell’incarico istituzionale (il cambio di assessorato degli unici confermati Ciuoffo e Saccardi rispecchia questa scelta).

Una giunta dall’alto tasso politico che rafforza più il ruolo di equilibratore che di decisore di Giani. Uomini e donne che potrebbero garantire al nuovo governatore, rispetto al passato, un profilo più “presidenziale” e di visione, in linea con la sua infaticabile capacità di interpretare un impegno “diffuso”, capillare e stretto con le molteplici anime dei territori toscani

Ecco quindi una giunta più politica rispetto a quella precedente, che al di là di Enrico Rossi ha visto assessori più deboli sul piano della spendibilità del proprio nome su futuri scenari.

Figure  – oggi – più solide in virtù di un consenso elettorale indiscusso. Per il territorio grossetano, Leonardo Marras, già presidente di provincia, a cui sono toccate deleghe delicate e di grande impegno: economia, commercio, attività produttive, lavoro e quel turismo soffocato più che mai dagli effetti della pandemia. Per Prato, Stefano Ciuoffo, confermato ma spostato su un assessorato, quello alla semplificazione e all’informatica, più vicino al suo profilo professionale ingegneristico ma al contempo chiamato ad altre sfide di stringente attualità: sicurezza e immigrazione.

Poi Stefano Baccelli, per l’area lucchese, anch’egli a suo tempo presidente di provincia, ora a capo dell’assessorato alle infrastrutture, ai trasporti e al governo del territorio. Anche Siena è entrata in giunta con Simone Bezzini, da sempre uomo di partito e delle istituzioni, ora nuovo assessore alla sanità in quella poltrona occupata negli ultimi 5 anni e nei mesi durissimi della lotta al Covid proprio da Stefania Saccardi, passata alla vicepresidenza e all’assessorato all’agricoltura.
Uno “switch” – quello della sanità – controverso qualunque sia la sua lettura: scelta irrazionale rispetto all’esperienza istituzionale svolta fino a poche settimane fa, il pegno pagato da Giani agli equilibri di partito o il voler confermare e rinnovare il predominio della competenza e della visione politica sulla direzione tecnica?

Gli altri nomi, già dalle prime ore “blindati” e che non vanno letti solo come un banale assestamento rosa, rafforzano la linea di ragionamento. Da una parte la forza elettorale e l’alto profilo politico in ascesa di Monia Monni e Alessandra Nardini, rispettivamente assessori all’ambiente (e mille altre deleghe) e all’istruzione e, dall’altra, la capacità politica extra-elettorale di Giani nel voler valutare e scegliere per il “sociale” una personalità della sinistra come Serena Spinelli.  A chiudere il futuro sottosegretario Gianni Anselmi, che porta in dote un lungo cammino politico-istituzionale (basti pensare solo all’ultima legislatura) e un canale diretto con la costa toscana.

Una giunta, quindi, compatta dall’alto tasso politico che rafforza più il ruolo di mediatore/equilibratore che di decisore diretto di Eugenio Giani. Uomini e donne che potrebbero garantire al nuovo governatore, rispetto al passato, un profilo più “presidenziale” e di visione governativa, in linea con la sua infaticabile capacità di interpretare un impegno “diffuso”, capillare e stretto con le molteplici anime dei territori toscani. Al contempo, l’identità politica più definita e alta degli assessori offre grandi spazi di manovra – nel quotidiano e nel certosino lavoro burocratico e ordinario – alla macchina regionale, alla struttura amministrativa. Ai tecnici, in sostanza, croce e delizia della politica.

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