OPINIONE/

Lasciate in pace Dostoevskij, il nemico sappiamo chi è

A chi ha chiesto al sindaco di Firenze di far abbattere la statua inaugurata pochi mesi fa al parco delle Cascine. Domanda: ma perché? C’è un senso dietro a questa idea? Evidentemente no

statua Dostoevskij a Firenze

Reazioni. Vitali, giuste, morbide, dure, sensate o prive di alcun senso. La guerra uccide: donne, bambini, uomini. La guerra ci fa male. Dentro. La Russia invade l’Ucraina. Come fermare Putin? Perché lui è il nemico. Un dittatore senza scrupoli. Lucido, impazzito, chissà. Lo psichiatra al momento serve a poco. L’urgenza è salvare vite umane. La nostra guerra non è sul campo, perché della terza guerra mondiale non ne sentiamo proprio il bisogno.

Noi, noi Europa, stiamo provando a circondare il dittatore attraverso sanzioni che mettano in crisi la sua economia e, soprattutto, i suoi amici oligarchi. Ok. Guerra asimmetrica. Questa è. Le bombe da una parte, la finanza dall’altra. Aspettiamo. Vediamo. Ma cerchiamo di restare lucidi, perché ogni forzatura senza senso rischia il ridicolo. Ci riferiamo alla cultura. A chi ha chiesto al sindaco Nardella, per esempio, di far abbattere la statua di Dostoevskij inaugurata pochi mesi fa alle Cascine. Domanda: ma perché? C’è un senso dietro a questa idea? Evidentemente no.

Dobbiamo combattere un dittatore, non un grande scrittore e nemmeno un popolo

Non era una richiesta ufficiale, sia chiaro, più che altro uno scambio di opinioni durante un incontro successivo alla notizia dell’annullamento di un ciclo di lezioni sullo scrittore russo alla Bicocca di Milano.  Nardella però ne ha approfittato per chiarire le cose: dobbiamo combattere un dittatore non un grande scrittore e nemmeno un popolo. Giusto. Pensiamoci bene. E’ un po’ come se lo stesso sindaco decidesse di restituire il diploma al Conservatorio perché ottenuto dopo aver suonato davanti ai professori il primo concerto per violino di Cajkovskij. Avrebbe senso come messaggio contro la guerra? No, decisamente no.

Così come non avrebbe senso criminalizzare tutto il popolo russo per l’azione di un autarca trascinato oltre ogni limite dal proprio ego, oltre che da interessi più o meno sommersi. Ma vogliamo forse dimenticarci della cultura russa, dei grandi scrittori, poeti e musicisti? Un mondo tra l’altro legato all’Europa da uno scambio culturale che ha dato vita a grandi romanzi, oltre che, non dimentichiamolo, terremoti politici che hanno segnato il novecento. Non ha molto senso giudicare la Russia e il suo popolo, tanto meno la sua cultura. Perché poi per strafare, vizio dei tempi che porta spesso fuoristrada, succede che Reggio Emilia viene annullata la partecipazione a un grande evento di un fotografo russo che quasi in contemporanea viene arrestato nel suo paese per aver protestato contro la guerra. Certo, quello degli intellettuali è un mondo strano. Ci sono i pensatori liberi, che spesso pagano il prezzo di non voler essere utili alla causa del regime, e poi ci sono i fedeli al capo per vocazione, quelli che vanno avanti grazie all’amicizia col potente di turno.

Tirare giù una statua di Dostoevskij trasformerebbe una tragedia umana in farsa e ci porterebbe decisamente fuori rotta

E allora, visto che si è rifiutato di prendere le distanze dal suo amico Putin, ha un senso la rimozione di Vaery Gergiev, direttore d’orchestra di fama mondiale molto orgoglioso dell’amicizia personale con Putin e deciso a restare in silenzio su questa maledetta guerra messa in atto dal suo amico. Questo ha un senso, perché vuol dire mettere artisti e intellettuali vicini al dittatore davanti alle loro responsabilità. Così come è stato fatto con gli oligarchi, quelli che iniziano a innervosirsi per le pesanti sanzioni. E’ una strategia complessa, questa. L’unica praticabile, al momento. Ma senza perdere il senso della misura, perché è sempre bene ricordarsi che colpire la cultura di un paese in quanto tale è di per sé un’azione da dittatori.

Così come tirare giù una statua di Dostoevskij trasformerebbe una tragedia umana in farsa (e in un’ ottima idea per un romanzo), una commedia dell’assurdo che non solo è impossibile da immaginare in questi giorni di sangue e di bombe, ma ci porterebbe decisamente fuori rotta rispetto a un momento della nostra storia che esige il massimo di lucidità e di empatia per salvare un paese violato e insanguinato. E anche per non dimenticarci tutti quei russi che questa guerra la soffrono, rischiando il carcere o la vita. Perché anche questo avviene. Sì, lasciamo perdere le statue o sciocche generalizzazioni, il nemico sappiamo chi è.

I più popolari su intoscana