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Terremoto Turchia, in Toscana è possibile un evento così forte? La riflessione dell’esperto

Dalla forte scossa all’allerta tsunami, Carlo Meletti dell’INGV di Pisa fa il punto su quello che è successo tra Siria e Turchia e su come siano necessarie politiche attive per la riduzione della vulnerabilità

Mappa della sismicità delle ultime 48 ore nell’area interessata dal terremoto di questa notte - © CSEM

Magnitudo 7.9! Che risveglio ieri notte. Dalle 2 di notte il telefono ha cominciato a vibrare a causa di centinaia di notifiche, dei colleghi che chiamano per chiedere cooperazione per raccontare quello che è successo al confine tra Turchia e Siria. Una giornata molto lunga per qualunque sismologo che deve prima comprendere e poi provare a raccontare al largo pubblico, prima quello dei canali social di INGVterremoti e poi rispondere ai giornalisti.

Cosa vuol dire magnitudo 7.9. Dal punto di vista fisico significa che è stata rilasciata una quantità di energia 125 volte quella del terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016 (M6.5) o 700 volte quella del terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016 (M6.0). Solo con questi numeri e ancora prima di accendere la televisione è chiaro che sarà una tragedia.

E poi l’allerta tsunami, partita subito dopo il terremoto ed estesa a tutto il Mediterraneo per essere ritirata in Italia alle 7 di mattina. Sui social molti hanno scritto che era eccessivo, che nel Mar Tirreno le eventuali onde di maremoto non potevano arrivare perché Sicilia e Calabria fanno da schermo. Peccato che non sia vero. Il maremoto ha la caratteristica di propagarsi a grandissima distanza; il Mediterraneo è un mare praticamente chiuso e le onde di maremoto possono raggiungere qualunque tratto di costa al suo interno, quindi anche la costa della Toscana. Fortunatamente l’allerta è rientrata, si sono verificate solo onde di 15 cm in Turchia, ma dobbiamo solo ringraziare le caratteristiche del terremoto (avvenuto su una faglia trascorrente, vale a dire con scorrimento orizzontale dei due lembi della faglia) se non si è avuto uno tsunami distruttivo.

In Toscana è possibile un evento così forte? Fortunatamente no, per due motivi. Intanto guardando ai cataloghi storici di terremoti scopriamo che terremoti così forti sono rarissimi in Europa. Il terremoto più disastroso avvenuto in Europa è quello di Lisbona del 1° novembre 1755, la cui magnitudo è stimata in 8.5: un terremoto avvenuto nell’Oceano Atlantico, fu avvertito in gran parte d’Europa e distrusse Lisbona e gran parte del Portogallo. Il secondo motivo è che sempre i cataloghi storici ci dicono che il più forte terremoto in Italia è stato quello del 1693 in Sicilia (magnitudo stimata 7.3), seguito da quello di Messina e Reggio Calabria del 1908 (magnitudo 7.1); in Toscana il massimo storico è il terremoto di Garfagnana e Lunigiana del 7 settembre 1920 di magnitudo 6.5, come quello di Norcia del 2016. Sia chiaro: qualora, speriamo mai, si dovesse ripetere un terremoto come il 1920 assisteremo, non solo in Toscana, a distruzioni e a vittime. Per questo motivo è importante impegnarsi attivamente affinché si facciano politiche attive di riduzione della vulnerabilità degli edifici.

Lo stesso discorso può essere fatto per gli tsunami: in Toscana si sono verificati 3 episodi di onde di maremoto, di cui il più importante il 27 gennaio 1742, tutti fortunatamente di piccola entità ma ci sono stati e possono avvenire nuovamente. Ci si può difendere, sapendo cosa fare e come comportarsi quando dovesse ripetersi un’allerta come quella di ieri, tipo allontanandosi dalla costa o salendo verso i piani alti di un edificio. Il 5 novembre di ogni è la giornata mondiale della consapevolezza degli tsunami (world tsunami awareness day) e vengono organizzate iniziative in molte località per raggiungere il maggior numero di cittadini; nel 2022 è stata organizzata una enorme esercitazione nello Stretto di Messina, ma probabilmente pochi avranno avuto questa notizia. Purtroppo ci si interessa all’argomento subito dopo un forte terremoto per scordarsene in pochi giorni.

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