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Una partita di calcio straordinaria (in uno stadio vuoto)

Il cambio scaramantico di panchine, le scelte linguistiche dello speaker, la tripletta che diventa poker e un un risultato surreale (4-5). Nel giorno della morte di Maradona abbiamo assistito (dal vivo) a Lucchese-Albinoleffe per raccontarvi una partita giocata senza pubblico

Lucchese-Albinoleffe 4-5 (Stadio Porta Elisa, 25 novembre 2020) - © Gianluca Testa

Non capita spesso di assistere a una gara in cui si segnano nove gol. Per una partita di calcio significa una rete ogni dieci minuti. Poi, si sa, lo sport è interpretato dagli atleti. Destino, prestazione fisica, casualità, tecnica, malasorte, concentrazione. Tutto si somma, s’intreccia e si fonde restituendo uno spartito nuovo ogni volta. Non c’è mai una narrazione sportiva uguale a un’altra.

Niente è come esserci

E noi che pensavano di far ritorno allo stadio solo per raccontare le emozioni di una partita di calcio senza pubblico. Un’assenza di spettacolo a cui ormai siamo tristemente abituati. Cerchiamo di supplire con le dirette video, consapevoli che si tratta solo di un surrogato. Assistiamo dalla poltrona di casa a spettacoli che a tratti riescono ugualmente a emozionare nonostante gli spalti vuoti e le pessime grafiche che dovrebbero restituire un po’ di colore al cemento dei gradoni. Ma sappiamo bene che niente è come esserci. Vale per lo sport come per la cultura.

Lucchese-Albinoleffe 4-5 (Stadio Porta Elisa, 25 novembre 2020) – © Gianluca Testa

Dove il calcio è solo uno sport

Ebbene sì, siamo tornati allo stadio. Ma non l’abbiamo fatto scegliendo un campo abituato alle vetrine. Siamo scesi di categoria, fino alla serie C. Sono campionati professionistici anche questi, ma con profonde differenze che creano abissi coi colleghi dei piani più alti. Qua gli stipendi dei giocatori, quando va bene, sono essenziali per pagare il mutuo o le rate della macchina, che non è mai una fuoriserie ma una normalissima utilitaria. Qua, senza incassi, le società faticano a far fronte alle spese ordinarie, che poi sono sempre più straordinarie. Tra misure di sicurezza e tamponi, a fine stagione se ne sarà andato una bella fetta di budget che il botteghino – né tantomeno il merchandising – ripagherà mai.

La pistola sulla fronte

Abbiamo assistito alla sfida tra Lucchese e Albinoleffe, gara di recupero del girone A. Era stata rimandata proprio per la quantità di giocatori toscani positivi al coronavirus. La cornice è quella dello stadio Porta Elisa. Da una parte c’è una nobile decaduta, reduce da ripetuti fallimenti. Dall’altra ci sono i bergamaschi, la cui storia è assai più recente. Che sia una giornata anomala lo si capisce dai parcheggi liberi tutt’attorno allo stadio. A ridosso della tribuna un paio di steward controllano la temperatura ai giornalisti accreditati e presenti in lista. Ci chiedono il nome e puntano il termometro a pistola sulla fronte, ma non funziona. Riprovano, ma ancora nulla. A quel punto lo steward rivolge il termometro frontale su se stesso: 36,6°. “Forse lei ha la fronte troppo fredda”, ci dice. E allora cominciamo a strofinarci la mano sopra per riscaldarla. Ok, stavolta c’è il responso: niente febbre. Possiamo entrare.

Lucchese-Albinoleffe 4-5 (Porta Elisa, 25 novembre 2020). L’ingresso della tribuna

L’annunciatore

In tribuna stampa non ci sono strette di mano tra colleghi, tutti indossano le mascherine – che si abbassano con pudore per concedersi di quando in quando una sigaretta – e la distanze sono più o meno rispettate. Attorno c’è il vuoto. Nessuno striscione e spalti deserti. Ovunque. Il silenzio è irreale anche in campo, dove si stanno consumando gli ultimi momenti del riscaldamento. A spezzare il silenzio è la voce di Enrico Turelli, storico speaker del Porta Elisa. Da più di un quarto di secolo è lui la voce della Lucchese. E ci sorprende scoprire che regole e protocolli non conoscono il lockdown. Turelli, come in un paradosso, ricorda “a tutti i tifosi presenti” allo stadio – ovvero a una manciata di giornalisti, ai fotografi, ai giocatori e allo staff delle due squadre – di non lanciare oggetti in campo e di non rendersi partecipi di cori offensivi. Alla lettura delle formazioni nessuno che dica olé, nessun applauso, nessun fischio. L’emozione, alla fine, è solo nella voce di Turelli, che poco più tardi ci stupirà ancora.

Spalti vuoti per Lucchese-Albinoleffe

Poker? No, quaterna

Perché se è raro assistere a una gara che finirà 4-5, ancor più raro – soprattutto in questa categoria – è veder segnare quattro gol dallo stesso giocatore. Il parziale di 0-5 è quasi tutta opera di Jacopo Manconi. E Turelli, forte del suo megafono, evidenzia la “quaterna”. Non il poker, ma la “quaterna”. Quello di rinunciare agli anglicismi è un gesto d’altri tempi, apprezzabile e inedito. Per questo anche noi, di qui in avanti, Turelli non lo chiameremo più speaker bensì “annunciatore”. È sempre lui a ricordarci che le squadre entreranno in campo con ingressi differenziati: la Lucchese spunta infatti dal tunnel del Porta Elisa, mentre l’Albinoleffe esce da una porta laterale della tribuna prima di attraversare il cancello che delimita il campo e che resterà spesso aperto, come non accade neppure in certe partitelle estive tra titolari e riserve.

Scelte scaramantiche

Del resto verrebbe da pensare che non c’è alcun rischio, che nessuno entrerà mai in campo, che non essendoci cori non ci saranno screzi. Eppure anche in uno stadio vuoto tutto è possibile. E così assistiamo al battibecco tra una persona autorizzata e accreditata (sicuramente non un giornalista) e i giocatori avversari che, insieme allo staff, per non affollare la panchina si trovavano proprio in tribuna, a un passo dal campo. “Stai zitto, falla finita! Se eri bòno eri in campo a giocà!” urla il tizio al portiere di riserva. A proposito di panchine: per la prima volta ci accorgiamo che la Lucchese ha invertito la posizione. Sulla storica panchina rossonera, quella che ha ospitato per lunghi anni l’omone Corrado Orrico e il fumo dei suoi sigari, sono seduti i bergamaschi. Essendo la Lucchese ultima in classica con soli tre punti, forse il neo mister Giovanni Lopez ha scelto l’altra per pura scaramanzia. Vallo a sapere.

La tribuna stampa del Porta Elisa

Porte girevoli

Chissà se in questa giornata anomala non ci sia stata anche la mano de Dios a mandare in tilt il Porta Elisa

Sicuramente non è stato il destino a influire sui gol rossoneri di Bianchi e Nannelli, spinti da un’improvviso scatto d’orgoglio. Forse si sono ricordati di giocare per le pantere. Sul 2-5, a un quarto d’ora dalla fine, si accendono anche i fari dello stadio. E la luce si vede anche in campo. La Lucchese non è morta, non ancora. Raggiunge il 4-5 e se non fosse stato per i tre risicati minuti di recupero avrebbe potuto sperare anche in un incredibile pari che però non arriverà mai. Non occorre scomodare la storia per scoprire che questo risultato finale è talmente folle da non avere precedenti. Un risultato che, se ci fosse stato un pubblico, dubitiamo sarebbe stato lo stesso. Perché quando la squadra appare sconclusionata e inerme, i fischi o gli incitamenti dei tifosi – per quanto sparuti – possono sempre cambiare i destini in campo.

Allo Stadio Porta Elisa si accendono i riflettori

La mano de Dios

Alla fine sull’unico cartellone pubblicitario elettronico presente a bordo campo si legge la scritta “scavi e demolizioni”. Le squadre rientrano negli spogliatoi, ognun per sé, compiendo il percorso inverso dell’andata. E quella pubblicità sembra un messaggio subliminale.

Appena fuori dallo stadio scopriamo che è morto Diego Armando Maradona, il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi. Chissà che in questo anomalo 25 novembre 2020 non ci sia stata anche la mano de Dios a mandare in tilt il Porta Elisa.

L’accredito stampa
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