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Florovivaismo: 2020 anno nero per la Versilia, boom nella cura del giardino

Il settore versiliese ha perso 15 milioni di euro di fatturato, mentre a livello nazionale il comparto ha tenuto grazie all’export e al ritorno degli italiani in giardino

Florovivaismo

Il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre per la floricoltura della Versilia che da sola vale 300 aziende e 9mila addetti tra diretti ed indiretti per un fatturato stimato pre-Covid di circa 50 milioni di euro. Le perdite nell’anno della pandemia sono state di oltre 15 milioni di euro, secondo il bilancio di Coldiretti Lucca e Affi, l’Associazione floricoltori e fioristi italiani.

Esportazioni e ritorno in giardino salvano il settore

“La situazione generale – spiega Andrea Elmi, presidente Coldiretti Lucca – è sicuramente migliorata. Le aziende si sono adattate alle nuove prospettive producendo di meno per contenere i costi” ma “i ristori arrivati non sono sufficienti, copriranno forse il 5% del totale delle perdite. Per tornare ai livelli pre-Covid ci vorranno due-tre anni di assoluta normalità”.

A spingere il settore sono le esportazioni, soprattutto per il settore dei fiori e piante in vaso, e il ritorno alla cura di giardini ed balconi per il reciso sul fronte nazionale. Con l’arrivo della primavera infatti quasi 1 italiano su 2 (45%) prende in mano zappa e vanga dedicando parte del proprio tempo libero alla cura di verdure e ortaggi, piante e fiori.

L’annullamento delle cerimonie fa crollare i fiori recisi

“Il fiore reciso è il comparto che più ha sofferto perdendo fino al 90% del fatturato. Piano piano è ripartito ma siamo ancora lontani da un livello di sostenibilità” spiega Cristiano Genovali, presidente Affi, che sottolinea anche che “l’annullamento delle cerimonie ha un effetto a valanga sulle produzioni primaverili. La Versilia in questo senso è quella che soffre di più essendo specializzata proprio nella produzione di fiori recisi. Se non ripartono le cerimonie il sistema Versilia rischia il crac. Il futuro del florovivaismo è legato alla velocità di vaccinazione. Senza eventi e senza cerimonie il settore non riuscirà a sopravvivere adun altro anno come l’ultimo”.

Coldiretti e Affi  infine chiedono più fondi per la filiera per favorire la “ricerca di nuove varietà da immettere sul mercato e soprattutto – conclude Genovali – alla comunicazione e promozione in modo da stimolare il mercato interno”. Chiediamo pari dignità rispetto ad altri settori agricoli. I fondi destinati devono essere calibrati in base al reale peso economico del settore in riferimento al Pil agricolo nazionale”.

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