L’87esima edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino si apre con la Salome, capolavoro di Richard Strauss reinterpretato dalla regia barocca e coloratissima di Emma Dante, a distanza di 15 anni dalla sua ultima messa in scena.
L’Opera vede tre debutti: sul podio alla guida dell’Orchestra il maestro Alexander Soddy, la regista Emma Dante e la soprano Lidia Fridman che sostituisce la già annunciata Allison Oakes.
Alexander Soddy ha sottolineato la sua gioia nel debuttare al Maggio: “Sono incredibilmente onorato e felice nel debuttare qui al Maggio Musicale; un posto che amo per la sua storia, in particolar modo gli ultimi trent’anni con il lavoro incredibile di Zubin Mehta come direttore principale: questo lo si può percepire attraverso la qualità e l’esperienza dei musicisti. È il mio debutto qui a Firenze e poterlo fare dirigendo un’opera che sento particolarmente vicina a me rende tutto questo ancora più speciale: ci sono legato infatti da quasi vent’anni, cominciando a interpretarla come pianista accompagnatore all’inizio della mia carriera. Il cast è favoloso, l’intesa con Lidia Fridman è stata immediata, con una grande esperienza e conoscenza di questo tipo di musica; e in più, come detto, ho la grande opportunità di lavorare con quest’Orchestra: non suonano questo genere di musica molto spesso ma hanno una conoscenza del suono straordinaria, l’ho sentito immediatamente e questo è realmente stimolante. Sono entusiasta di accompagnarli in questo percorso e poterlo fare con un’opera che non viene eseguita molto spesso”.
Emma Dante: quando sono arrivata al Maggio mi è quasi sembrato di mettere piede sopra una vera e propria nave spaziale
Parlando di questa produzione Emma Dante ne ha evidenziato i tratti onirici, la regista ha immaginato la vicenda come un vero e proprio viaggio attraverso un sogno – anzi, un incubo – capace di portare il pubblico su un’altra dimensione: “Quando sono arrivata al Maggio mi è quasi sembrato di mettere piede sopra una vera e propria ‘nave spaziale’ e già questo è stato molto significativo, sia nel lavoro svolto con gli artisti sia per lo spettacolo visivo che è nato in queste settimane. Salome è senz’altro un’opera particolare, con tratti e aspetti che quasi potremmo definire “assurdi”, un’opera complessa che io ho interpretato come l’attraversamento di un vero e proprio incubo: è come se tutti, nel breve tempo della durata dell’opera, entrassimo nella testa e nella visione del profeta Jochanaan e di Salome stessa. L’idea portante di questa produzione è dunque il viaggio attraverso il sogno e l’incubo dentro la mente di quest’uomo, Jochanaan appunto. La musica stessa è altrettanto particolare, oltre che splendida, e sembra anch’essa scritta per portare il pubblico in un’altra dimensione, una dimensione dove si riescono a delineare i caratteri sentimentali ma al contempo crudeli di questo capolavoro straussiano”.

Salome: un successo enorme fin dal 1905
La Salome di Richard Strauss debuttò nel dicembre 1905 alla Semperoper di Dresda e fu accolta da un successo clamoroso che garantì al suo autore fama e onori.
La fonte letteraria era l’omonimo dramma Salomè di Oscar Wilde che il compositore scelse di mettere in musica nella traduzione tedesca di Hedwig Bachmann.
Il cast vocale schiera le voci di Nikolai Schukoff che veste i panni di Herodes; di Anna Maria Chiuri che è Herodias e di Brian Mulligan che interpreta Jochanaan. Eric Fennell è Narraboth; Marvic Monreal è Ein Page der Herodias; i Cinque ebrei sono Arnold Bezuyen, Mathias Frey, Patrick Vogel, Martin Piskorski e Karl Huml.
Le scene di questo nuovo allestimento sono curate da Carmine Maringola, i costumi sono di Vanessa Sannino, le luci di Luigi Biondi e la scenografia di Silvia Giuffrè.
La “prima” si terrà domenica 13 aprile alle ore 18, nella Sala Grande del Teatro, altre tre sono le recite previste in cartellone: il 16 e il 23 aprile alle ore 20 e il 27 aprile alle ore 15:30.

La Salome di Strauss: viaggio nel disordine della psiche
La vicenda si svolge alla corte di re Erode in Tiberiade dove è tenuto prigioniero in una cisterna Giovanni Battista (Jochanaan). La voce del profeta attrae Salome, la bella figliastra del re desiderata da molti a corte, in primis dal patrigno, che nutre per lei una passione morbosa.
La principessa, sentendosi irrimediabilmente attratta da Jochanaan, tenta invano di sedurlo e dopo l’ennesimo rifiuto decide di chiederne la testa in pegno a Erode, che accetta solo dopo l’esibizione di Salome in una sensualissima danza dei sette veli.
Il desiderio della fanciulla viene così esaudito ma l’orrore raggiunge il culmine nel momento in cui Salome in un impulso necrofilo bacia la bocca del profeta decapitato, gesto per il quale sarà giustiziata.
Il dramma di Wilde aveva attratto Strauss non solo per l’audacia del tema trattato, ma soprattutto per la presenza di personaggi così tormentati e nevrotici che gli avrebbe consentito di realizzare una musica estrema, capace di seguire i violenti turbamenti della mente di Salome e i torbidi pensieri di Erode e dei suoi cortigiani.
Il disordine della psiche trova perfetto pendant in una partitura musicale dove la mastodontica orchestra è coinvolta in un vortice tumultuoso di dissonanze e dove prevale una vocalità agitata, isterica e lontana da ogni slancio lirico.
