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Le installazioni (im)materiali di Jakkai Siributr a Firenze: l’arte tessile che da voce alle minoranze

Attraverso installazioni monumentali, arazzi e abiti ricamati, l’artista esplora la memoria collettiva e le dinamiche sociali contemporanee, ponendo al centro il tessuto come linguaggio universale di cura, identità e relazione

Un dialogo tra Oriente e Occidente, arte e memoria, comunità e creatività femminile: è “Cultura (im)materiale”, la prima personale in Italia del celebre artista thailandese Jakkai Siributr, in programma fino al 18 gennaio 2026 tra MAD Murate Art District e il Museo di Antropologia e Etnologia dell’Università di Firenze.

Prodotta da MAD e Fondazione MUS.E, in collaborazione con l’Università di Firenze, la mostra è sostenuta da Regione Toscana nell’ambito del bando ToscanaIncontemporanea Giovani Sì e dal contributo di Fondazione CR Firenze.

A cura di Valentina Gensini e Veronica Caciolli, l’esposizione propone una retrospettiva su trent’anni di carriera di Siributr e, al tempo stesso, un progetto site-specific che intreccia le tradizioni tessili della Thailandia con le storie e le pratiche artigianali di donne del territorio toscano.

Attraverso installazioni monumentali, arazzi e abiti ricamati, l’artista esplora la memoria collettiva e le dinamiche sociali contemporanee, ponendo al centro il tessuto come linguaggio universale di cura, identità e relazione.

Considerato uno dei massimi esponenti dell’arte tessile internazionale, Jakkai Siributr (Bangkok, 1969) combina lavoro individuale e partecipativo, spesso coinvolgendo comunità vulnerabili in progetti di ricamo collettivo.

Tra le opere in mostra spicca There’s no Place (2019-in corso), installazione nata dalla collaborazione con giovani rifugiati Shan del Myanmar.

La pratica del cucito, per l’artista, è insieme gesto meditativo e atto politico: un modo per dare voce a storie taciute e condividere esperienze di resilienza.

Jakkai Siributr, MAD Murate Art District

Due nuove installazioni nate in dialogo con le comunità fiorentine

Per Firenze, Siributr ha lavorato con due comunità femminili locali: le donne con trascorsi migratori dei centri Nosotras e Casa delle Donne, e le ricamatrici di Tavarnelle, depositarie della tradizione del “Punto Tavarnelle”.

Da questi incontri sono nati due nuovi lavori esposti al MAD.

Al Museo di Antropologia e Etnologia, invece, l’artista dialoga con la figura di Galileo Chini, omaggiandolo con un abito site-specific ispirato alla sua collezione siamese e presentando parte dell’opera Transient Shelter (2014).

L’esposizione – che segna il terzo anno di collaborazione tra MAD e il Sistema Museale di Ateneo – celebra la forza del fare collettivo e la trasmissione intergenerazionale dei saperi, restituendo all’arte tessile un valore simbolico, etico e relazionale.

“Sono molto felice per questa mia prima mostra in Italia, in particolare a Firenze, poiché venivo spesso qui a visitare i musei quando studiavo a Siena negli anni ’90, sognando a occhi aperti che un giorno avrei esposto le mie opere in questa città – ha dichiarato l’artista, Jakkai Siributr – Provo una profonda gratitudine verso MAD e il Museo di Antropologia, e verso le curatrici Valentina Gensini e Veronica Caciolli per aver trasformato questo sogno in realtà e per l’opportunità di collaborare con diverse comunità di donne. È stata un’esperienza meravigliosa. Spero che il mio lavoro dialoghi con il pubblico italiano, perché, in fondo, condividiamo tutti le stesse difficoltà, ma anche le stesse speranze e gli stessi sogni”.

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