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Andrea Cubeddu il musicista viandante: in viaggio per portare la sua musica in tutta Italia

L’incredibile avventura di un giovane cantautore che è partito dalla Sardegna. Un lungo cammino per suonare e far ascoltare la propria voce ovunque riescano a condurlo gambe e voglia di esibirsi

Andrea Cubeddu

Andrea Cubeddu, classe 1993, è un giovane musicista sardo che non ha aspettato che qualcuno scoprisse la sua musica per andare in concerto.

Non gli interessava vendere milioni di dischi o diventare famoso, voleva solo suonare il più possibile.

Così a un certo punto ha preso una decisione che gli ha cambiato per sempre la vita: viaggiare per portare la sua musica in tutta Italia.

Ha preso il via un’avventura fatta di chilometri da macinare in autostrada, tantissime facce nuove e sorrisi ogni sera, ma anche rischi e solitudine superati grande a una passione per la musica che lo consuma dall’interno.

Da giugno ad agosto Andrea Cubeddu sarà in concerto in giro per la Toscana, ecco come ci racconta la sua incredibile esperienza. 

Ciao Andrea, ti ricordi quando hai iniziato a suonare?

Ho cominciato a 12-13 anni, alle Medie. Nel paesino in cui vivevo in provincia di Nuoro erano poche le attività ludiche che si potevano fare, c’era il calcio. La verità però è che all’epoca c’era una ragazza che mi piaceva che suonava la batteria, così pensai: se imparo a suonare la chitarra, potremo suonare insieme. Lei mollò la batteria dopo qualche mese, io invece continuai a suonare perchè mi divertivo tanto. Il mio maestro aveva un metodo molto giusto con i giovani. La musica deve essere divertimento, se cominci a fare solfeggio, tutte quelle cose certamente importanti nella teoria, ma che smorzano l’interesse iniziale smetti di amare la musica. Invece lui ci ha insegnato le basi per l’improvvisazione, le pentatoniche, le cose più comuni e semplici. Imparare la musica è un po’ come imparare a parlare, all’inizio sai poche parole che ti servono per dire che hai fame, che hai sonno, a un certo punto senti che vuoi di più allora cerchi di sapere di più. Io ho iniziato a studiare più seriamente perchè sentivo che ero limitato e così è cominciato tutto.

Siamo stati abituati a pensare che la felicità è qualcosa che conquisti, uno status sociale, ma in verità è un percorso costante di alti e bassi verso la comprensione di sè stessi

Sei sempre stato un cantautore oppure hai iniziato come tutti in una band?

Da ragazzino avevo una band, ci chiamavamo gli Incas ed eravamo super arrabbiati, facevamo cover di canzoni del rock famose come i Guns’N Roses, gli AC/DC. Ho iniziato a scrivere dei testi, ma mi resi conto che erano troppo pesanti per il contesto. Poi sono andato a Milano a studiare musica all’Accademia e lì ho iniziato a fare il cantautore, a suonare per strada. Mi sono reso conto che potevo cantare da solo.

A un certo punto hai deciso di lasciare la tua isola (la Sardegna) e, come Ulisse, hai deciso di intraprendere un viaggio. Il distacco deve essere stata una decisione importante nella tua vita

Sì, lo è, ma è un iter comune. I sardi sanno che devono emigrare per studiare e abbiamo tante testimonianze di ragazzi e ragazze che hanno già fatto quel salto, quel passaggio e che ci raccontano una vita diversa in positivo e anche in negativo, ma il diverso ti affascina sempre. Io che già avevo mia mamma piemontese e avevo passato dei periodi della mia vita a Torino sapevo che avevo già gli strumenti per vivere in una grande città e volevo lasciare la Sardegna perchè mi mancavano delle cose, volevo fare qualcosa di utile per la mia vita.

La Sardegna però è ancora molto presente nella tua musica, si può dire che le tue radici sono importantissime

Sì, è un tema molto comune, non lo nascondo, abbiamo tutti bisogno di radici. Come gli americani che vengono in Toscana perchè i bisnonni erano toscani, in cerca di quella autenticità che sentono di aver perso in mezzo alla globalizzazione. Quello che cerchiamo tutti è una tradizione, una cultura, una base, un abbraccio avvolgente di cui senti la necessità, poi conciliarlo col presente non sempre è facile. Nella mia musica riemerge perchè io racconto quelle cose che più sento profonde. Dopo che sono partito dalla Sardegna mi sono potuto nutrire di tutto quello che non avevo a casa, così ho potuto ridare valore alle cose che avevo lasciato indietro. Ogni volta che torno so cosa cercare, le persone con cui stare e la musica da ascoltare, posso godere ancora di più di quello che ho lasciato.

Quali sono stati i musicisti più importanti per te?

Ho ascoltato tantissima musica, oltre al rock che ascoltavo da ragazzo, da un certo punto in poi sono passato al blues, alle cose più tradizionali e viscerali. C’è un aspetto emotivo più intenso che si trova nel blues e in tanta altra musica. Adesso ascolto musiche etniche del Mediterraneo. Branduardi per me è pazzesco. O altri gruppi come gli spagnoli Maralà, che cantano canti popolari, cose molto belle, che hanno dentro un’ottica della musica molto diversa. Noi abbiamo ormai un impianto molto occidentale, americano di come si fa la musica, a compartimenti stagni. In Medioriente, per esempio, dove ci sono meno regole sulla scrittura, fanno una forma di musica diversa, sono frasi che assieme creano un dialogo, un discorso.

Sei un musicista viandante, viaggi spostandoti con il tuo camper per portare la tua musica in tutta Italia, cosa c’è di bello e di brutto in questo stile di vita?

Il bello è conoscere tante persone diverse e anche tante culture perchè l’Italia è una confederazione di stati, molto varia, che comunque sebbene passi il tempo riesce a mantenere delle tradizioni e a farne evolvere delle altre. È bello vedere l’Italia in tutte le sue parti, ed è bello cantare per persone che hanno una cultura e valori diversi dai tuoi. Io ho cercato di adattarmi ad una vita nuova, sono itinerante. Ho cercato di trovare un equilibrio, l’estate sono sempre in giro, fuori stagione invece cerco di stare fermo almeno un mese, per avere un po’ di stabilità. Ma dopo un po’ ci si abitua a questa vita, certo, vorrei che andasse sempre meglio. Vorrei che il mio progetto arrivasse sempre a più persone e magari fare meno concerti ma pagati meglio. Sarebbe bello un giorno essere uno di quei cantautori che hanno metà delle mie date, con un pubblico attento, perchè mi capita anche di suonare per chi non mi ascolta. È un po’ un terno al lotto, a volte scopro dei locali bellissimi, altre volte suono per poche persone ma finchè riesco a viverci voglio continuare su questa strada.

Paralci del tuo ultimo disco Eudaimonia

Quando ho lavorato al primo albumNostos’, ho scritto davvero tanti brani, quindi possiamo dire che ‘Eudaimonia’ è un po’ il continuo di Nostos. Il mio progetto va un po’ contro corrente rispetto a come si fa la musica adesso. Sono tra quei noiosi musicisti vecchio stampo che hanno un filone, una maniera di suonare. La mia è una ricerca costante, ci sono cose che mi colpiscono e ne tratto. Nel caso di Eudaimonia il senso sta nel titolo, io ho sempre scritto per me stesso, sono tutte canzoni autobiografiche anche quelle che parlano del mito. Il senso è mettere nero su bianco delle consapevolezze come delle fotografie. Fare cioè una foto nitida di un particolare momento che sto vivendo. Questo mi permette di poter fissare qualcosa che se poi dimentico posso riscoprire cantandola. Aristotele parlava dell’Eudaimonia e diceva che la felicità come obiettivo statico che consegui e ti appaga sempre non esiste. Nel momento in cui viviamo possiamo però cercare sempre nuove forme di felicità in equilibrio con le nostre esigenze personali. Gli ateniesi avevano sviluppato il concetto di “Daimon” che sarebbe la coscienza, un’entità che ti parla di te, come il grillo parlante di Pinocchio. Se tu la ascolti e capisci come veicolarla riesci a trovare sempre la felicità. Niente è fisso, si cambia continuamente, c’è sempre qualcosa di nuovo che ci fa soffrire o che ci rende felici. Bisogna cercare un equilibrio per trovare la felicità. Siamo stati abituati a pensare che la felicità è qualcosa che conquisti, uno status sociale, ma in verità è un percorso costante di alti e bassi verso la comprensione di sè stessi, questa è l’Eudaimonia.

Tutti i concerti di Andrea Cubeddu in Toscana

27 giugno @note_floreali_wine Cerreto Guidi FI
29 giugno @nomade_vininaturali Livorno
30 giugno @fitoristorantecocktailbar Castiglioncello LI
1 luglio @diverso.wineclub.artgallery Carrara MS
2 luglio (mattina) @gramscicaffe Carrara MS
2 luglio (sera) @circolostibbio PI
12 luglio @lilleroverobaratto Capannori LU
13 luglio @borgo4case Camaiore LU
31 luglio @labuadellorate Livorno
1 agosto @ficobistro_firenze con @spaziogiovanicure Firenze
4 agosto L’Asino Vola Murci GR

Andrea Cubeddu, Eudaimonia
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