Cultura/

A Firenze la prima mostra italiana sulla danzatrice Isadora Duncan

Dal 13 aprile al 22 settembre due sedi villa Bardini e Museo Stefano Bardini con 170 opere tra dipinti, sculture e fotografie inedite

Si terrà a Firenze, a villa Bardini e al museo Stefano Bardini, la prima mostra italiana dedicata alla danzatrice americana Isadora Duncan e al suo rapporto con le arti figurative italiane. Circa 170 opere tra dipinti, sculture e documenti, fra i quali fotografie inedite, ripercorreranno il legame con l’Italia di Isadora Duncan, che rivoluzionò le teorie accademiche della danza, per avviare una moderna e innovativa visione del corpo femminile, e del suo movimento, nello spazio, prendendo le mosse dall’influenza che ebbe nel contesto internazionale.

L’esposizione, a cura di Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi, è in programma dal 13 aprile al 22 settembre. “Questa mostra – ha spiegato in una nota il presidente della Fondazione Bardini e Peyron, Jacopo Speranza – è davvero un gradito regalo che offriamo agli amanti delle arti e della danza. Uno sforzo scientifico e organizzativo non indifferente per le nostre due istituzioni, che si inserisce nel percorso di valorizzazione e, in molti casi, di conoscenza, del legame tra la nostra città e grandi figure del passato, nelle varie espressioni artistiche. Per l’occasione collaboriamo con piacere col museo Bardini per favorire un ‘incontro’ ancora più ampio e completo con una personalità così straordinaria”.

Isadora Duncan è considerata la fondatrice della danza moderna, visse sempre in anticipo sui tempi e al di fuori degli schemi correnti. Ebbe tre figli da uomini diversi, e ne sposò un quarto, più giovane di lei di diciotto anni, il poeta Sergej Esenin. La danza era la sua religione, una danza che fluisse liberamente da un movimento spontaneo, basato sul ritmo della natura, così come lo intendevano gli antichi Greci. L’immagine emblematica di questo movimento, che Isadora cercava di riprodurre nelle sue danze, era l’onda: l’andamento su cui si muovono il suono e la luce, una linea ininterrotta che simboleggia la ciclicità e l’energia della natura, che continuamente si rigenera.

Le sue idee, fortemente influenzate da una rielaborazione molto personale dei classici e delle opere di Nietzsche, e i suoi spettacoli ispirati all’Antichità e al Rinascimento, in cui si esibiva scalza, con i capelli sciolti e avvolta in veli fluttuanti, ebbero ben presto grande successo in tutta Europa. A Berlino, nel 1903, tenne una famosa conferenza sulla danza del futuro, ritenuta una sorta di manifesto della danza moderna. Nel 1904, dopo aver riempito i più importanti teatri di tutte le capitali d’Europa, partì per una tournée a San Pietroburgo, che ebbe grandi ripercussioni nel mondo del balletto russo; e infatti lo stesso Diaghilev, il mitico fondatore dei Ballets Russes, futuro committente di Stravinskij e di Picasso, dichiarò che era stata Isadora a indicargli la via da intraprendere.

Fondò varie scuole: due in Germania, una a Parigi, che fu costretta a chiudere quasi subito per lo scoppio della prima guerra mondiale, e una a Mosca. Isadora ha viaggiato in tutto il mondo divivdendosi trs l’Europa e l’America. La sera del 14 settembre 1927, le lunghe frange della sciarpa che portava al collo si impigliarono nei raggi della ruota di un’auto e la strangolarono in una stretta mortale, spezzandole l’osso del collo. La morte fu istantanea. La fine di Isadora, tragica e spettacolare come era stata la sua vita, suscitò grandissima impressione in tutto il mondo.

La mostra è promossa dalla Fondazione Cr Firenze e dalla fondazione parchi monumentali Bardini e Peyron, con il patrocinio del Comune di Firenze.

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