Nelle terre del Chianti Classico si rinnova per il terzo anno un progetto al Castello di Albola che mette al centro arte e vino. Si tratta di “Dialoghi Paralleli”: un percorso culturale che pone a confronto, all’interno della tenuta, le opere di due artisti: Blerta Xhomo e Massimo Barlettani. Un’esposizione in corso fino al 31 dicembre.
L’esposizione invita il pubblico a riflettere sul valore del confronto e della diversità. L’idea di fondo è quella di conversazioni parallele: percorsi che scorrono vicini, si osservano, si arricchiscono a vicenda, senza mai perdere la propria identità.
In questo contesto prendono forma le opere di Blerta Xhomo e Massimo Barlettani, artisti distanti per tecnica e linguaggio, ma accomunati dal desiderio di esplorare significati profondi. Le loro creazioni dialogano con gli spazi storici della tenuta, diventando non semplici oggetti esposti ma strumenti di scoperta, capaci di trasformare la visita in un’esperienza immersiva.
Ogni opera trova il proprio spazio, in un equilibrio che evita lo scontro e celebra la reciprocità. Così il percorso espositivo diventa un invito a guardare oltre l’opera stessa: a conoscere il luogo che la ospita e a lasciarsi coinvolgere da una narrazione visiva fatta di differenze che si incontrano, senza mai sovrapporsi.
“Petrarca avrebbe forse chiamato Albola “il tempio della quiete e della sensibilità”: un luogo dove la voce della terra e dell’amore risuona senza bisogno di parole. È qui che è nato dentro di me, come nei miei genitori e in mio nonno, tutti agronomi, quel sentimento profondo che lega l’uomo alla natura. La Toscana, per me, è più di una terra: è una vocazione, un sentimento interiore che si rinnova ogni volta nei racconti di mio nonno, ricordi nati dai suoi studi di orticoltura e viticoltura in Italia” sottolinea Blerta Xhomo.
“In questo contesto, l’uva non è soltanto un frutto: è poesia che matura nel silenzio, per poi diventare vino, capace di parlare il linguaggio intimo dei ricordi e dei desideri. Ogni volta che ritorno in Toscana, sento di entrare in un universo poetico, denso di fascino e bellezza. Le mie opere nascono da questo dialogo interiore e si presentano come strutture umane e naturali, cariche di luce ed emozione. Ombre silenziose ma evocative si intrecciano con la vitalità della vita stessa, trasformandosi in grido visivo e in tensione creativa. Attraverso la pittura, cerco di orientare i sensi verso uno spazio che coltiva speranza, desiderio e ottimismo: una luce che si fa energia, come quella del sole, del vino e della terra” sottolinea ancora l’artista.
“Quando sono arrivato al Castello di Albola ho sentito una vibrazione antica e potente, questo luogo risuona di una nobiltà ancora presente e, per fortuna, valorizzata con eleganza e rispetto. Sono perfettamente d’accordo che “il vino e il bacio sfiorano le stesse aree percettive” ma aggiungerei che la sensualità dei fiori tocca le stesse corde. Anche il mio lavoro si basa su una continua ricerca delle percezioni, la meraviglia delle forme e dei colori dei fiori di campo vengono percepite come macchie decorative del paesaggio, in pochi ne apprezzano l’intima essenza. Le mie opere cercano di svelare il mistero del ciclo della vita, della potenza e della fragilità, della caducità e della rinascita. In questa perfetta essenza del ciclo delle stagioni e del miracolo del vino” ricorda Massimo Barlettani.
Per il Castello di Albola che ogni anno ospita oltre 25mila visitatori l’occasione per ribadire il percorso culturale che la tenuta del Chianti Classico sta portando avanti.
“Castello di Albola è un luogo che appassiona per la sua bellezza unica, l’architettura caratteristica del borgo medievale e la cultura vitivinicola che custodisce da generazioni. Quest’esposizione è parte di un percorso più ampio di Castello di Albola nel mondo dell’arte: un cammino volto a dar sempre più Valore al territorio e alla sua eredità, alla sua identità e alle sue tradizioni. Noi che custodiamo questi luoghi per le generazioni future abbiamo il dovere di continuare a promuovere questi scambi così da interpretare insieme questo patrimonio senza eguali che abbiamo ereditato …e siamo invitati a farlo mentre degustiamo un buon bicchiere di vino: un simbolo di buona convivialità, apparentemente semplice e per alcuni banale, che è capace di raccontare tante storie diverse dalla sua ma tutte di egual Valore” conclude Alessandro Gallo, direttore ed enologo di Castello di Albola.