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“Accènti Intoscana” accende i sogni dei giovani imprenditori agricoli

Dal Valdarno alla Val d’Orcia per incontrare Camilla e Flavia. Raccontiamo l’esperienza di un viaggio nell’imprenditoria agricola toscana, dove grazie a Giovanisì abbiamo toccato con mano sogni, famiglie, speranze, competenze e innovazioni

Abbandonata l’autostrada, in quei pochi chilometri che separano il casello dall’Azienda agricola “La Corbetina” si assiste – non senza sorpresa – a una progressiva sfumatura del paesaggio, che da urbano si trasforma in campagna. Il borgo di Mercatale Valdarno si trova nel Chianti, in un saliscendi tra colline di vigneti e ulivi. L’ultimo tratto di strada che ci separa dalla destinazione fissata si fa prima in salita, poi diventa sterrato. La via si stringe. In quel momento c’interroghiamo sull’efficienza dei navigatori satellitari. Ma, come spesso capita, la via è davvero quello giusta. Semmai è la suggestione del contesto ad alimentare la nostra incredulità.

All’inizio di tutto

Ad attenderci, nel giardino del suo agriturismo che si apre come un balcone naturale su tutta la valle, c’è Camilla Ferrario. Pensiamo che quella vista corrisponda al miglior punto panoramico di tutto il borgo, e i proprietari di casa ce lo confermano. Un saluto cordiale e via, eccoci già proiettati con lo sguardo di fronte a una cartolina toscana che nessuna fotografia riuscirà mai a sintetizzare. Perché quello che conta, in contesti così fatti, è vivere l’esperienza. E noi siamo talmente fortunati da poterne essere interpreti e, per certi versi, anche protagonisti.

Giovani agricoltori crescono

Camilla ha 36 anni e non è sola. Insieme a lei ci sono l’ultimo dei tre figli – che durante tutta la nostra permanenza dormirà pacifico e assorto in pensieri che solo lui sa – il marito e il padre. Un quadro familiare che racconta già molto delle loro vite. È da qui che comincia la narrazione della terza puntata di “Accènti Intoscana”, il format video realizzato da Fondazione sistema Toscana che racconta da vicino le storie possibili di Giovanisì. Il “pacchetto giovani” prevede infatti un bando specifico per giovani agricoltori. L’obiettivo è quello di sostenere l’avvio d’impresa. Di cosa si tratta, in concreto? Semplice: aiuti a fondo perduto per l’avviamento. Stiamo parlando di ben 30 mila euro, che posso diventare 40 mila se l’azienda agricola si trova in aree montane. In sette anni i beneficiari toscani (tutti sotto i quarant’anni) sono circa 1.200. Camilla è una di loro.

Nulla è come prima

“La mia vita è cambiata”. Lo dice Camilla e lo ripete Flavia, che incontreremo più tardi in Val d’Orcia. Le due ragazze non si conoscono, eppure sono entrambe consapevoli di quanto questa opportunità offerta da Regione Toscana attraverso Giovanisì – percorso nato proprio per promuovere e favorire l’autonomia dei giovani – abbia in qualche modo indirizzato e plasmato le loro scelte. Perché proseguire e ampliare l’attività di famiglia come ha fatto Camilla, dandole continuità e prospettiva, può essere prevedibile ma non scontato. Soprattutto in un momento sociale ed economico in cui molte certezze sono state minate dalla pandemia, con tutte le conseguenze che purtroppo ben conosciamo. Così come imprevedibile è il percorso – anch’esso dalla forte radice familiare – di Flavia Maggi, che di anni ne ha 32.

Bontà, bellezza, innovazione

L’azienda Poggio Bicchieri, che Flavia gestisce a Castiglione d’Orcia, è incastonata nella bellezza armonica di un paesaggio che non ha eguali, né in Toscana né altrove. Un tratto di strada bianca ci introduce alla via d’ingresso che, assecondando ogni retorica sull’iconografia toscana, è costeggiata da due file di cipressi. In Valdarno come in Val d’Orcia, tra animali e coltivazioni, abbiamo degustato i frutti della terra e del duro lavoro di chi, come Camilla e Flavia, ha scelto la strada dell’imprenditoria agricola. Olio, pane, vino, salumi. “Oggi il lavoro dell’imprenditore agricolo non è lo stesso del contadino di qualche anno fa” ci confessa Flavia. “Stavolta è necessario mettere in gioco innovazioni e nuove idee…”.

La declinazione delle competenze

Già, le idee. Ad ascoltare le storie di questi giovani imprenditori ci si accorge di come la loro non sia una scelta di ripiego. Tutt’altro. Non solo assistiamo alla fioritura di un’imprenditoria al femminile che si dimostra estremamente talentuosa e visionaria, ma tocchiamo con mano la capacità multidisciplinare di chi ha sensibilità e professionalità maturate altrove, su altri temi, ma che al tempo stesso ha avuto la capacità e l’abilità di declinare quelle attitudini in questa nuova vita. La storia di Camilla, che si forma come educatrice, inizia con la migrazione dei suoi genitori dal nord Italia alla Toscana e si compie nella trasposizione di questa sua sensibilità nella fattoria sociale che coinvolge anziani, bambini e disabili. E Flavia? Ha una laurea in in scienze della pubblica amministrazione, i suoi genitori hanno entrambi un impiego pubblico. Quella era la sua via. Eppure… “Eppure sono qua, nell’azienda che mi ha lasciato il nonno, che oggi, vedendomi, sarebbe la persona più felice del mondo. Diceva sempre: quando morirò, l’azienda finirà con me”. Eppure non è andata così. Ma Flavia non ha rinunciato alle sue competenze. Anzi, ha applicato la sua formazione all’attività agricola, occupando anche un ruolo all’interno di Coldiretti. “Abbiamo questa ambizione: aiutare i giovani a rendere i propri sogni realtà” ammette con soddisfazione Bernard Dika, che è consigliere all’innovazione e alle politiche giovanili del presidente della Regione Toscana. Ha colto proprio nel segno. Questi sogni, oggi, hanno trovato forma e sostanza nel mondo reale.

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