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“Da Firenze alla Toscana, Corri la vita è cresciuta così”

La Marchesa Bona Frescobaldi parla di questa edizione della manifestazione che si allarga alla regione. “Ma il nostro obiettivo è quello di festeggiare il ventennale tornando a colorare le strade della nostra città”

© Unicoop Firenze

Su una panchina del giardino di Palazzo Corsini, appena terminata l’inaugurazione ufficiale di Artigianato e Palazzo, la Marchesa Bona Frescobaldi accetta di fare due chiacchiere sulla creatura a cui tiene di più, quell’idea colorata dello stare insieme per la salute di chi sta attraversando un momento difficile. Corri la vita è arrivata alla diciannovesima edizione.

Il Covid ha azzerato la corsa per le vie della città, ma quindicimila magliette, quest’anno rosso fuoco, sono già state date via. Il 26 settembre, indossandola, si potrà accedere a cento mete culturali sparse sul territorio toscano.

“Ma io non vedo l’ora di rivedere le piazze e le strade piene di donne, uomini, ragazzi e bambini che corrono o passeggiano con gli occhi puntati sulle meraviglie della nostra città”, replica con garbo e decisione la Marchesa Frescobaldi.

Anche perché poche iniziative come Corri la vita sono entrate nel tessuto vitale ed emozionale di Firenze.

“Siamo come i fuochi di San Giovanni, dico sempre scherzando. Però, in fondo, è un po’ così”.

Che poi tutto nacque dalla necessità di trovare un furgone o qualcosa di simile.

“Sì, un giorno il professor Rosselli del Turco mi chiese se gli davo una mano a trovare i soldi per comprare un mezzo per poter girare le periferie e permettere alle donne di fare la mammografia gratuita. Firenze fu la prima città a seguire questa strada. Grazie a uno spettacolo al teatro Verdi finanziammo un camper…”.

E poi?

“Poi arrivarono altre richieste e non mi andava di organizzare cene o balli come si fa di solito nelle occasioni dedicate alla beneficienza. Non mi sembrava il caso di ballare o mangiare mentre delle donne stavano soffrendo. Così è nata Corri la vita. L’idea che coinvolge tutti, non solo una élite”.

E che permette a chiunque di partecipare con un’offerta accessibile.

“Che con il tempo non è mai cambiata. Con dieci euro puoi prendere la maglietta e quindi contribuire alla causa”.

Ci sono stati momenti che l’hanno particolarmente emozionata durante questi anni?

“Sono tanti, naturalmente. Ma vedere piazza Duomo strapiena di gente con la nostra maglietta addosso mi colpì davvero. E quella volta non funzionava nemmeno lo starter, così io e il sindaco Nardella fummo costretti a fare un urlaccio per far partire la corsa”.

Poi ci sono i testimonial…

“Beh, tanto per cominciare abbiamo avuto negli anni ben 550 testimonial. Anche persone che pensavo irragiungibili hanno accettato questa sfida. Ho tanti bei ricordi. Se devo citarne uno allora scelgo Enrico Mentana. Mi disse: io vengo con molto piacere ma la maglietta sul palco non so se me la metto. Invece poi se l’è infilata e non se l’è più tolta. Forse è un po’ timido, anche se non sembra”.

Certo che passare dalla Firenze colorata da Corri la vita al silenzio angosciante del lockdown non sarà stato facile neanche per lei. Cosa ha pensato nei giorni più difficili?

“Ammetto di aver avuto paura. Fermare Corri la vita era giusto e naturale, ma fermarla troppo a lungo avrebbe rischiato di compromettere la nostra missione, che non è cosa da poco: nei nostri primi diciotto anni abbiamo raccolto sei milioni e seicentomila euro, mettendo insieme quasi 392 mila partecipanti. Ma il numero che più ci rende orgogliose è 500 mila, ovvero il numero delle donne colpite da tumore al seno a cui, grazie ai fondi raccolti, è stata potuta garantire un’assistenza di qualità”.

Che poi, da quando viviamo questa pandemia, ci siamo dimenticati che esistono altre malattie, altri pazienti, altre cure che vanno sostenute.

Il covid va combattuto e vinto, ma chi soffre di altre patologie non può essere dimenticato o messo da una parte

“E’ così, ed è qualcosa che va sempre sottolineato.Il covid va combattuto e vinto, ma chi soffre di altre patologie non può essere dimenticato o messo da una parte. Cosa che invece, purtroppo, a volte accade”.

Marchesa Frescobaldi, 19 anni sono tanti. Come tante saranno le persone da ringraziare.

“Tutte le volontarie e i volontari. E poi Elisabetta Bernardini e Neri Torrigiani, che hanno sempre lavorato duro fin dal primo giorno. Un grazie anche all’associazione ”Città nascosta”, grazie alla quale abbiamo individuato le mete culturali e organizzato questa edizione”.

La prossima sarà la numero venti. Un numero importante. Ci state già pensando?

“Certo, e con un obiettivo ben preciso: tornare in piazza tutti insieme, colorati, sorridenti e con gli occhi puntati sulla bellezza di Firenze, la nostra città, la città dove è nata Corri la Vita”.

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