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Gaia Nanni: “Rivendico il diritto di mettere in scena tutte le donne dimenticate”

Lunedì 8 marzo 2021 alle ore 18 in occasione della Giornata Internazionale della donna l’attrice toscana sarà in diretta streaming con Ginevra Di Marco dal Teatro delle Arti di Lastra a Signa

Gaia Nanni

Lunedì 8 marzo 2021 alle ore 18 in occasione della Giornata Internazionale della donna l’attrice toscana sarà in diretta streaming con Ginevra Di Marco dal Teatro delle Arti di Lastra a Signa con lo spettacolo “L’amore non cantarlo è cantarlo di per sé”.

Ecco la nostra intervista

Ciao Gaia prima di tutto raccontami un po’ di te, quando hai capito che ti piaceva stare su un palcoscenico?

Prima di capirlo io, l’hanno capito le anime pazienti dei miei parenti. Fin da piccina obbligavo la mamma a sparecchiare in fretta e furia il tavolo per lasciarmi le assi nude, senza tovaglia, così da vessare tutti con lo spettacolo. A volte era la filastrocca dell’asilo, a volte una televendita improvvisata dove cercavo di vendere un oggetto di casa – il fustino in cartone del Dixan era il mio preferito – col vocione di Wanna Marchi, a volte ripiegavo sulle canzoni dei Righeira dove il loro Vamos a la Playa diventava, ca va sans dire, Vamos a la Gaia. La nonna era quella più convinta, continuava a ripetere tipo mantra “questa figliola deve fare qualcosa via, portiamola da qualche parte” alla fine non mi hanno portato da nessuna parte. Per fortuna hanno lasciato che facessi e sbagliassi la mia vita come meglio credevo e dopo la laurea ho comunicato a tutti che c’era un unico posto dove mi sentivo a casa: Il teatro.

Inizio subito con le domande “scomode” il corpo si sa per un’attrice è tutto, è uno strumento di lavoro. Le donne però vengono sempre per prima cosa giudicate in base al loro corpo. Una donna che sia scenziata, politica, astrofisica, cantante o casalinga sarà sempre troppo-qualcosa o poco-qualcos’altra. Tu da attrice come affronti la questione?

Il mondo del cinema italiano non se la cava benissimo in tema di stereotipi femminili. Solitamente la protagonista di una pellicola media italiana è molto magra oppure molto bella, ha una vita sentimentale sfigata – solo in apparenza – e beve the bollente guardando fuori dalla finestra con i calzettoni e le gambe nude anche a Gennaio. Spesso ha una amica intelligente che l’aiuta nei suoi disastri sentimentali: la vicina di 190 kg tanto simpatica. Tra la super figa e la sua vicina di casa esiste una forbice di donne “normali” che non vengono mai ricordate, interpretate o proposte.

In questa isola dimenticata ci siamo tutte noi: le quarantenni senza botulino, le taglie 44, le basse, le normo peso, le fuori tono, le donne che hanno partorito e che hanno salutato con tenerezza gli addominali bassi dopo il cesareo. Io ho il lusso di essere una attrice caratterista e di lavorare in teatro e rivendico il diritto di metterle in scena tutte queste donne dimenticate. Anche quei profili femminili più impensati e questo è un lusso che il teatro sembra ancora riservare ai suoi interpreti.Dimenticare noi stessi per interpretare qualcosa o qualcuno lontano da noi anni luce, eccola qua la vera magia. Fare l’attore altro non è che prendersi una pausa da noi stessi ed entrare nell’altro. L’Empatia fatta Palestra, insomma una meraviglia assoluta.

Nella tua bio ho letto che hai lavorato con Ferzan Ozpetek, Gianfranco Pedullà, Alessandro Riccio, Maurizio De Giovanni, Antonio Frazzi, Massimo Sgorbani, Leonardo Pieraccioni. Mi salta all’occhio che sono tutti uomini! Oppure ti è capitato di essere diretta anche da donne? Oppure non hai mai pensato di fare te la regista?

Tutti uomini, mannaggia. E focalizzo questa cosa proprio grazie alla tua domanda, e quindi ne approfitterei per fare un appello: Ehi tu donna, portami con te! Mi piacerebbe tremendamente essere diretta da una donna ed in effetti il fatto che in 15 anni di carriera non mi sia mai capitato un pò ci racconta anche i numeri delle posizioni ricoperte dalle donne nel mondo dello spettacolo. In Italia le drammaturghe e le registe sono solo il 30% del totale e non troviamo ad oggi nessuna donna che tra i Teatri nazionali ricopra un ruolo direttivo. E no, non ho mai pensato di dirigermi da sola perché invecchiando, da figlia unica quale sono, penso che sia sempre meglio non essere soli né sulla scena né fuori dalla scena.

 

Gaia Nanni

Tu hai due figli maschi, viviamo in un modo in cui la violenza sulle donne nelle sue molte forme sembra sempre più diffusa e si parla dell’educazione come unico strumento per affrontare la questione. Te ti sei mai posta il problema?

Spesso mi hanno chiamato come testimonial in eventi di sensibilizzazione sul tema e spesso, di fronte a relatrici donne e audience composte da sole donne, me ne sono uscita con la frase antipatica del “ Donne se siamo qui a parlare di Donne tra sole Donne forse qualcosa abbiamo sbagliato” e spesso ci siamo salutate con l’invito a riportare, ognuna nelle proprie case, le riflessioni che avevamo affrontato. Riportare la cura, la riflessione, gli spunti di quella giornata importante ai nostri figli, ai nostri alunni, ai nostri compagni significava poter coinvolgere tutti in un percorso di sensibilizzazione e fioritura collettiva.

C’è una donna (o anche più di una) che per te è stata una guida nel lavoro o nella vita?

Sarò banale ma la donna che meno aveva e che più mi ha lasciato è mia mamma. Lei mi ha raccontato la vita, lo stare al mondo, meglio di chiunque altro. Oggi vorrei lo raccontasse ai miei figli questo strano mondo che ci ha accolti. Il nostro era fatto da ombrelli magici che prendevano il volo nella strada verso scuola con lei, accanto a me, che faceva finta di alzarsi verso il cielo tirata da un filo magico, le torte a tre piani per i miei compleanni tenute su da una struttura maya fatta con colla e rotoli di cartaigienica vuoti, il suo sguardo piccino e senza età da confonderci ancora su chi è adulta, tra noi, e chi fa finta di esserlo. È una piccola guerriera, chiama tutti Grillo, anche gli omoni di 1.90, quando in realtà è lei che arriva a malapena a 50 kg e soprattutto ride, balla, bestemmia, abbraccia ed è uno degli esseri più attaccati alla vita ch’io conosca. È la mia mamma. Quella del “se desideri farlo, se senti che tutto ride in te quando lo fai, allora devi farlo“. È uno di quei capolavori umani che hanno avuto una vita di merda ma che, se li guardi da vicino, sorridono e sembrano baciati da Dio.

L’8 marzo farai uno spettacolo online con Ginevra Di Marco, “L’amore non cantarlo è cantarlo di per sè”. Com’è nata l’idea, cosa farete?

Con Ginevra Di Marco ci siamo proprio trovate, e te lo dico con la faccia a bischero tipica degli innamorati. Le cose da fare insieme sono tante, iniziamo con la diretta programmata per l’8 marzo dal Teatro delle Arti di Lastra a Signa. Assieme a Francesco Magnelli e Andrea Salvadori canteremo e racconteremo le donne della nostra vita. Quelle che ci sono ancora, quelle che avremmo voluto conoscere, quelle che non ci sono più ma che continuano a farsi sentire forti e che forse, da lassù, continuano a fare un gran baccano e tentano di salvarci. Una chiacchierata intima, una sorellanza che va da Mercedes Sosa fino a Maya Angelou. Io, Ginevra e tutte le “nostre” donne Insieme. Perché “insieme” è il posto migliore che io conosca.

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