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“Ho avuto il Covid, dopo cinque mesi sono ancora nella sua prigione”

Anna soffre di quella che viene definita sindrome Long Covid. Sono sempre di più le persone che a distanza di mesi dal primo tampone negativo continuano ad accusare sintomi simili alla fase acuta della malattia

- © Dragana Gordic

Non sa come spiegarlo agli amici di sempre che è stanca, è spossata, che anche se sono passati quasi cinque mesi dal quel primo tampone positivo lei ancora il suo corpo non riesce a gestirlo, non si fida di lui e lui le sta giocando brutti scherzi.

Anna (nome di fantasia) ha avuto il Covid nell’autunno scorso: non ha avuto bisogno di ospedalizzazione fortunatamente ma ha avuto sintomi piuttosto forti, febbre, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie, spossatezza. Mai però di sarebbe immaginata di stare ancora male a distanza di mesi.

Sempre più spesso si sente parlare della sindrome Post Covid, anche la Regione Toscana ha avviato un follow-up per monitorare il quadro clinico di pazienti Covid che manifestano sintomatologie connesse per lungo termine anche dopo la guarigione.

Anna è giovane, 35 anni, sanissima,  come il virus si sia annidato dentro il suo corpo non saprebbe dirlo, sa solo che sembra non volerne sapere di andarsene definitivamente: “Mi sento in trappola – racconta – a volte credo che non ne uscirò mai che non recuperó più la mia salute fisica” e adesso quella mentale fatica a reggere il peso della situazione.

“A ottobre – racconta – quando mi sono ammalata, non pensai subito al Covid, sembrava un raffreddore di stagione. Però i sintomi c’erano tutti: mal di gola, mal di testa, tosse, febbre. Decisi di fare il tampone, l’esito fu una doccia fredda anche perché io vivo con mia made settantenne, anche lei infatti è risultata positiva, fortunatamente ha avuto un decorso più leggero del mio”.

La quarantena, la pura, poi è arrivato il ventunesimo giorno dalla comparsa dei sintomi e Anna è potuta uscire di nuovo, ma non è stata una liberazione: “Da una parte c’era la contentezza di poter di nuovo uscire, la felicità anche solo di poter fare una passeggiata, dall’altra però vivevo nel terrore di poter essere ancora un veicolo di contagio per gli altri. Non mi sentivo ancora bene ma pensavo che fosse normale. I giorni però passavano, i giorni sono diventati mesi e quei tamponi ancora positivi hanno iniziato a destabilizzarmi sempre di più

Ad ogni tampone per Anna si apriva un po’ di più il baratro della depressione. Così alla fine ha deciso di rivolgersi ad una professionista che la sta aiutando a gestire le paure e i timori, e gli attacchi di panico.

I problemi fisici che però continuano a tenerla sveglia la notte non aiutano il suo percorso di ripresa psicologica: “A gennaio ho avuto una brutta ricaduta, ho di nuovo avuto gli stessi sintomi, più leggeri ma il malessere era lo stesso. Oggi va meglio, ho ripreso a lavorare, ma se mi stanco un po’ di più la sera ho forti emicranie e dolori al petto e questo forse è nulla in confronto a quello che questo virus ti recide a livello psicologico: vivo ossessionata dal terrore di poter finire in ospedale, di poter contagiare di nuovo mia madre ”.

Ho difficoltà a far capire alle persone che quelli che sento sono sintomi debilitanti, in tanti credono che siano psicosomatici. Ma ci sono. Sono più che reali

Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. Anna è una donna forte, non ama lamentarsi, atleta e docente di scienze motorie si è sempre presa cura del proprio corpo, oggi se ne sente prigioniera: “Ho difficoltà a far capire alle persone che quelli che sento sono sintomi debilitanti, in tanti credono che siano psicosomatici. Ma ci sono. Sono più che reali. Il problema è che ogni organismo risponde in maniera diversa a questo virus”.

Anna pensa che sia ancora troppo acuta l’emergenza perché si possa lavorare concretamente, a livello di ricerca, sulla sindrome Long Covid (così come è stata ribattezzata soprattutto dalla rete dove spontaneamente persone come Anna si sono riunite e hanno chiesto aiuto), però se lo augura che prima o poi arriveranno risposte anche per lei. Sicuramente la gestione delle sindromi long Covid, in costante aumento, è la prossima sfida che impegnerà il sistema sanitario nazionale perchè per quanto le sintomatologie diversifichino da persona a persona servirà una presa in carico nazionale, serviranno evidenze scientifiche per aiutare queste persone, che già hanno affrontato il Covid, a non restare improgionate nella sua trappola così a lungo.

Anna hai fiducia nel futuro? “Diciamo che non mi sarei mai aspettata di vivere con termometro e saturimetro sempre alla mano, se devo essere sincera credevo che ne saremmo usciti prima. Ci vuole pazienza”.

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