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Imprese e sarte a lavoro per fare 15mila mascherine dell’Amiata

Le aziende della pelletteria di Santa Fiora e degli altri comuni del territorio amiatino, da Arcidosso a Castel del Piano, hanno crrato una filiera produttiva per realizzare i dispositivi di protezione

Realizzare 15 mila mascherine chirurgiche da regalare ai cittadini amiatini per difendersi dal Coronavirus. È questo l’obiettivo del progetto “Mascherine dell’Amiata” lanciato dal sindaco di Santa Fiora alle imprese del territorio affinché realizzino questi importanti dispositivi di protezione individuale dalla pandemia di cui c’è molta necessità. A rispondere all’appello del sindaco sono state trentacinque sarte e otto aziende con cinquanta dipendenti che si sono messe al lavoro per produrre le mascherine.

Così le imprese di pelletteria di Santa Fiora e degli altri comuni grossetani dell’Amiata – Piancastagnaio, Arcidosso, Castel del Piano – insieme a un’azienda di tendaggi di Follonica hanno creato una vera e propria filiera produttiva in cui è impegnato tutto il comprensorio.

macchina cucire mascherine cucito

Il tessuto non tessuto idoneo alla realizzazione delle mascherine è stato acquistato dal Comune di Santa Fiora da una merceria locale, a cucire i dispositivi sono i cittadini volontari insieme alle aziende, mentre una cooperativa locale ha il compito di imbustare e distribuire.

La priorità viene data alle persone anziane, ai malati, alle associazioni di volontariato, alle gestanti, a chi lavora al pubblico e così via fino all’ultimo dei cittadini dell’Amiata.
“Tutto è iniziato da un’idea – racconta Federico Balocchi, sindaco di Santa Fiora – e dalla considerazione che non si possa stare fermi ad attendere che altri risolvano le cose per te, così abbiamo pensato di farcele da soli per difendere la nostra popolazione. Il Comune ha acquistato 490 metri di tessuto non tessuto e ha lanciato un appello a tutta la popolazione perché venissero cucite le mascherine protettive per tutti”. Per il primo cittadino è “un’esperienza molto bella, doveva essere un progetto ‘casalingo’ fatto con le sarte del paese, ma grazie alla disponibilità di molte imprese e dei loro dipendenti abbiamo creato una vera filiera industriale, una cosa che credo debba farci riflettere anche per il futuro”.

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