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Lars Rock il Festival di “provincia” che porta in Toscana star internazionali

Il Lars Rock di Chiusi è un caso unico non solo in Toscana ma in tutta Italia, un festival che dal 2012 porta nomi internazionali in un paese piccolissimo a ingresso gratuito

Lars Porsenna è un re etrusco che ha abitato la città di Chiusi in Toscana. E’ stato uno degli ultimi che ha combattuto contro l’esercito romano prima che l’Impero inglobasse tutto il mondo degli etruschi nei suoi confini imponendo la sua cultura e le sue regole a un popolo libero.

Secondo la leggenda assediò Roma, ma, pieno di ammirazione per gli atti di valore di Orazio Coclite, di Muzio Scevola e di Clelia, alla fine desistette dal conquistarla, ritornando a Chiusi.

Siamo certi che grandi dovevano essere i banchetti e le feste in onore delle molte vittorie di Lars, il quale, racconta un’altra leggenda costruì un ampio labirinto sotto la città toscana dove nascose le sue ricchezze, che però nessuno è mai riuscito a trovare.

A distanza di secoli e secoli a Chiusi i giovani continuano a festeggiare non per celebrare vittorie militari ma per la felicità di essere vivi dopo una pandemia grazie un festival di musica rock che prende il nome proprio dal mitico re etrusco.

Stiamo parlando del Lars Rock Festival che rappresenta una realtà unica non solo per la Toscana, ma per l’Italia in quanto grazie al lavoro indefesso di una manipolo di volontari ogni anno porta in un paesino piccolissimo nomi internazionali della scena rock-indipendente realizzando tre giorni di concerti da sempre a ingresso gratuito.

Il Lars Rock è nato nel 2012 e cresciuto grazie alla costituzione nel 2014 dell’associazione culturale “GEC – Gruppo Effetti Collaterali”, con lo scopo di coltivare e diffondere la passione per la cultura musicale ed artistica.

Tra le band salite sul palco del festival in questi anni ricordiamo: Wire, Gang of Four, The Pop Group, Public Service Broadcasting, Japandroids, Unknown Mortal Orchestra, Protomartyr, Cloud Nothings, METZ e Wolfmother.

Il direttore artistico del festival Marek Lukasik ci racconta com’è possibile che ogni anno nella piccola Chiusi si ripeta il “miracolo” del Lars Festival.

Algiers in concerto al Lars Rock Festival l’8 luglio

Ciao Marek! Il Lars è un’esperienza unica in Toscana, una realtà provinciale che raggiunge un livello di qualità internazionale, come fate?

Innanzi tutto grazie per i complimenti, noi non ci rendiamo neanche conto di quello che facciamo. Il festival viene realizzato grazie ala passione di 5-6 persone che hanno dato il via all’associazione Gruppo Effetti Collaterali e che nonostante il passare degli anni e tutte le difficoltà porta avanti in maniera volontaria tutte le attività e gli ingranaggi che portano a quello che è il festival. E’ un lavoro volontario che comincia a settembre e arriva fino a luglio. Chiusi è un paese minuscolo, risente molto della distanza dalle grandi città, è nel mezzo tra Firenze e Perugia.

Tu parli di lavoro volontario, ma ci sono anche dei costi vivi che io mi chiedo come facciate a sostenere. Ci sono band di livello internazionale che girano tutti i più grandi festival d’Europa che avranno dei cachet alti per una realtà come Chiusi

Tu vuoi che io ti sveli i trucchi del mestiere, ma in realtà non ci sono (ride) Non ti nascondo che la fortuna di essere in un piccolo paesino è che c’è un grosso aiuto sia dal punto di vista economico che dal punto di vista delle infrastrutture da parte delle istituzioni, questo va premesso. D’altro canto c’è la cittadinanza che cerca sempre di dare una mano alla manifestazione perchè è inutile nasconderlo è diventata una vetrina importante per il paese dal punto di vista turistico, nei giorni del festival il paese rinasce. Non ti nascondo che con il loro aiuto andiamo a coprire parzialmente i costi del festival, riuscire a mantenerlo gratuito è sempre una scommessa, speriamo che non piova (ride). Diciamo che ci autososteniamo con il bar e il ristorante, ma ogni anno scommettiamo, il rischio di impresa è alto.

Però non è mai andata male, ha sempre funzionato tutto

Assolutamente sì, quelle rare volte che siamo riusciti ad andare sopra con i ricavi abbiamo sempre reinvestito tutto nel festival. Se ci siamo potuti permettere qualche nome più altisonante è perchè abbiamo fatto bene il nostro lavoro l’anno precedente.

Com’è nata l’idea del Lars Festival?

Io ancora non c’ero ma mi hanno raccontato che è nata davanti a una birra dalla volontà di tre appassionati di musica che sono: Giannetto Marchettini, Alessandro Sambucari e Andrea Micheletti. Tre persone che ogni fine settimana si facevano chilometri in macchina per vedere i concerti dei loro gruppi preferiti e che sono stati mossi del desiderio di portare queste band nel loro paese a Chiusi dove non passava mai nulla.

La nostra particolarità è infatti quella di cercare esclusivamente gruppi stranieri, lo facciamo perchè appunto vivendo in provincia ogni volta dobbiamo fare un’ora o due di macchina per vedere un concerto. A differenza di altri festival che fanno determinate scelte artistiche per fare cassa, noi scegliamo solo i gruppi che piacciono prima di tutto a noi.

La reazione degli abitanti di Chiusi qual è? Come hanno reagito nel corso di questi anni?

Io vengo dalla provincia di Terni, quindi guardando tutto con occhi da forestiero e facendo un passo indietro ti posso dire che è bellissimo quando inizi a montare il palco avere il vecchino che ti viene a chiedere se la sera si balla il liscio perchè si aspetta la balera e poi si trova i Metz che gli suonano sotto casa. Diciamo che c’è una doppia reazione i ragazzi di Chiusi e dei comuni limitrofi sono entusiasti e vengono al festival da volontari per viversi tutti e tre i giorni, loro fanno il lavoro “sporco” perchè per loro è un’esperienza. D’altro canto ci sono le persone che dicono: “ma io domani lavoro”. Sono situazioni con cui convivono tutte le persone che organizzano eventi in Italia. Gli screzi con il vicinato fanno parte del gioco.

Qual è stata per voi la soddisfazione più grande?

Sicuramente il momento in cui sono saliti i Wolfmother sul palco. Vedere il parco pubblico pieno all’inverosimile non ce lo saremmo mai aspettato. Affacciarci e vedere tutto quel pubblico venire all’evento che abbiamo creato noi nei ritagli di tempo è stato emozionante. Ma ogni sera c’è un’emozione diversa. Anche vedere i Protomartyr sul palco o i Wire è stato bellissimo. Ogni anno ci sono mille problemi e incazzature che dobbiamo affrontare ma poi arrivano quei tre giorni che ci ripagano di tutto e ci fanno scordare la fatica e il sudore. Noi lo facciamo per passione, ci porta avanti solo questo. Sappiamo che non diventeremo mai come il Firenze Rocks che vende la birra a 8 euro, ma ci va bene così, è un mondo che non ci interessa. Chiunque passa a Chiusi poi decide sempre di tornare perchè da noi si sta bene.

Il programma del Lars Rock Fest 2022

Dopo due anni di stop a causa della pandemia il Lars Rock Fest torna con lo slogan “Devils are coming home”.

Nel weekend dall’8 al 10 luglio la città toscana sarà al centro della scena indipendente internazionale ospitando nel parco dei Giardini Pubblici concerti e tante iniziative culturali parallele. 

A inaugurare il festival venerdì 8 luglio sarà il gruppo torinese post-rock Low Standards, High Fives seguiti dal cantautore inglese folk-blues Duke Garwood che lascerà poi il posto alla band americana post-rock Algiers. A chiudere il folk della chitarrista Hola La Poyana.

L’apertura di sabato 9 luglio sarà ad opera dello psych-rock degli A/lpaca, seguiti dagli inglesi Porridge Radio e dallo shoegaze dei co-headliner americani Nothing. Aftershow con voce e chitarra di Heron King.

La serata conclusiva di domenica 10 luglio prevede il concerto del gruppo indie rock Big Cream, il live psichedelico di The Winstons e quello dell’ultimo headliner a salire sul palco per una data unica italiana: la storica band tedesca alfiere del movimento kraut-rock faust, seguita dal dj set finale di Outsiders.

 

Informazioni sull’evento:

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