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Marco Parente: “il paradosso dell’amore è che è un processo molto faticoso”

Il cantautore toscano ha da poco pubblicato il suo ultimo disco “LIFE” un inno alla vita e all’amore, uscito per l’etichetta Blackcandy Produzioni

Marco Parente

A distanza di sette anni dalla pubblicazione di “Suite Love”, il cantautore Marco Parente torna con un nuovo album: “LIFE”, dedicato a quelle persone “che vivono e vanno avanti tutti i giorni, nonostante il sentore di assurdo e irrisolto che ronza nelle loro orecchie, quelle che si sono abituate a tutto pur di esperire ogni cosa, dal dolore al piacere, dalle montagne russe dei sentimenti alla ruota del destino quotidiano.”

Marco Parente ha cominciato la sua carriera come batterista, suonando tra gli altri con Andrea Chimenti e i C.S.I. Nel 1996 ha avviato il suo percorso da solista, sviluppatosi in un coraggioso viaggio lungo dischi che hanno segnato la storia dell’anti-cantautorato italiano: dall’esordio Eppur non basta  con la partecipazione di ospiti del calibro di Carmen Consoli, agli innovativi Testa, dì cuore contenente un duetto con Cristina Donà e Trasparente prodotto da Manuel Agnelli degli Afterhours e impreziosito da un pezzo, Farfalla pensante, interpretato anche da Patty Pravo.

Dagli speculari Neve ridens alla La riproduzione dei fiori e non meno importante ‘Suite Love’, fino ad arrivare all’esperimento di ‘Disco Pubblico’, un disco eseguito solo ‘dal vivo’, che veniva pubblicato online tramite i video fatti dal pubblico e che scardinava così le modalità di pubblicazione e fruizione. Artista poliedrico, generoso e senza limiti Marco ha collaborato in moltissimi progetti paralleli come il disco dei Betti Barsantini con Alessandro Fiori fino a ‘Lettere al mondo’ con l’amico Paolo Benvegnù.

Ecco la nostra intervista

Ciao Marco dopo tanti anni dopo ‘Sweet Love’ adesso esce LIFE, è un disco veramente molto felice, pieno di luce, amore e gioia, forse perchè è stato scritto molto prima del Covid?

Di sicuro non è stato influenzato dal Covid. LIFE è un disco che parte da molto lontano e nasce dall’esperimento di “Disco Pubblico”. C’è stato un passaggio dal non voler pubblicare un disco a voler fare proprio un disco di 35-40 minuti con 10 canzoni che rappresentano un’unica cosa, senza scomodare il “concept”. La parola LIFE di per sé è già un concept, ognuno ci può vedere dentro quello che vuole. Volevo quindi fare un disco fine a se stesso. C’è voluto molto tempo, in un periodo in cui ce n’è sempre di meno, dobbiamo andare sempre più veloci, dobbiamo stare a dei tempi che non sono mai quelli giusti. Mi sono preso tanto tempo che non mi potevo permettere, però alla fine ce l’ho fatta. Il disco era pronto ad uscire nel settembre del 2019, poi per varie vicissitudini discografiche l’uscita è saltata all’ultimo momento. Poi ho incontrato la Blackcandy Produzioni che ha sposato il disco e il progetto. Diciamo che in questi anni sono diventato la pazienza in persona.

Mi sembra che il tema di tutto il disco sia l’amore, tutti i testi parlano di questo. Il disco si apre con la frase “Tu sei, tu hai solo se dai”, mi sembra proprio la definizione migliore che si possa dare dell’amore

E’ un tentativo di sposare un’idea dell”amore che non sia quella classica delle love story, è un elemento anche estremamente faticoso. Nel dare e avere e nella realizzazione di sé rispetto a chi hai di fronte l’amore è un creare e dimostrare tutti i giorni qualcosa che è contraddittorio, a volte anche cattivo. Non c’è un’idea romantica dell’amore. La parola che poi alla fine va a cucire tutto il disco è LIFE la vita dell’essere umano che si organizza nella società, è la vita quotidiana quella della rivista americana, una vita che non è sotto i riflettori. Io da artista posso solo osservarla ed è quello che ho fatto. Nel mio quartiere ho avuto tempo e modo di osservare, mi aggiravo quasi come se fossi invisibile e spiavo la vita intorno a me.

Una frase che mi ha colpita molto è “Dopo gli alieni siamo noi la specie più irrisolta”, perchè l’essere umano rispetto agli altri animali è così complicato secondo te?

Perchè non so se per fortuna o purtroppo ci è stato dato il ragionamento, il pensiero che ha incasinato tutto. Siamo irrisolti perchè non accettiamo la nostra condizione. Ci organizziamo male e si accumulano gli equivoci così subentra la frustrazione e l’intolleranza, l’odio e tutto ciò di cui siamo capaci. Sembra che ne siamo quasi attirati. Mentre l’amore è un processo molto più faticoso, sembra un paradosso. L’amore dovrebbe essere qualcosa di istintivo, la nostra parte migliore e più naturale, ma secondo me non lo è mai stato. Il cuore secondo la letteratura ha il privilegio di essere la sede dei buoni sentimenti invece non è così, è la testa dove si arrovellano tutti i pensieri e i tormenti shakespeariani.

“To be or not to be modern Shakespeare tragedy” canti nel disco, un po’ come Amleto che impazziva per non accettare la realtà…

Shakespeare aveva già capito tutto in questo senso. Noi artisti spesso pensiamo di avere delle intuizioni filosofiche o risolutive, di avere delle risposte ma alla fine forse siamo i più disagiati. Come diceva David Bowie: l’artista è una disfunzione. Non mi piace quando veniamo messi in cattedra, perchè noi non abbiamo il lusso dell’amore vero. Pasolini diceva che fino alle 8 di sera scriveva, poi chiudeva la macchina da scrivere e usciva per andare a sperimentare la contraddizione rispetto a tutto quello che lui aveva scritto o immaginato. Quello che trovava fuori erano persone che amavano tutti i giorni senza scrivere poesie. In questo senso il “lusso” dell’amore spetta al popolo.

Marco Parente, LIFE
Marco Parente, LIFE
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