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Clima e inquinamento danneggiano il miele:-50% nel 2019 e il 2020 non sarà buono

A Grosseto il congresso nazionale con apicoltori da tutta Italia per fare il punto su un settore in crisi

Settore del miele in crisi:-50% in 2019 e il 2020 non sarà buono

Ha preso il via a Grosseto il trentaseiesimo Congresso nazionale dell’apicoltura professionale, promosso da Aapi-Associazione Apicoltori Professionisti Italiani, Unaapi-Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani e Arpat – Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani. Apicoltori italiani e stranieri si confronteranno con il mondo delle istituzioni, dell’università e della ricerca sui principali temi di interesse del settore, a partire dagli effetti del cambiamento climatico e dai danni dell’inquinamento ambientale dovuto a pratiche agricole scorrette, fino alle patologie e agli aggressori dell’alveare, nel contesto nazionale di una produzione crollata del 50% nel 2019, secondo un report straordinario dell’Osservatorio nazionale miele, con previsioni che per il 2020 non sono buone.

In Italia si contano 60.000 apicoltori e 1.500.000 alveari censiti, di cui il 50% stanziali, per un valore della produzione di 150 milioni di euro. Il 66% degli apicoltori è costituito da produttori in autoconsumo e detengono circa il 24% degli alveari, mentre i restanti producono a fini economici: 1.800 aziende hanno 150 o più alveari, e detengono il 50% del totale delle colonie censite. Le api forniscono inoltre l’impollinazione alla flora spontanea ed alle colture, con un valore stimato di 2 miliardi di euro.

“La Toscana vuol confermare la sua vocazione all’apicoltura cercando di essere sempre più vicina alle esigenze dei produttori, specie in un periodo delicato come quello attuale nel quale i cambiamenti climatici arrecano gravi danni alle produzioni”. Ha dichiarato Marco Remaschi, assessore regionale all’agricoltura.

In Toscana gli apicoltori censiti sono 5.800, con 100.000 alveari presenti in anagrafe, equamente ripartiti tra stanziali e nomadi; il 65% sono produttori in autoconsumo e detengono il 15% degli alveari, mentre il restante 35% gestisce a fini produttivi l’85% del totale delle colonie. Nel 2019 la produzione di miele in regione è risultata fortemente ridotta, e praticamente azzerata per quanto riguarda le produzioni primaverili.

“Abbiamo avuto anche noi questioni legate ai cambiamenti climatici – ha spiegato Remaschi – che nel 2019 hanno creato molti problemi alla produzione, tant’è che ci siamo dotati di un provvedimento di legge specifico per intervenire con microcredito a tasso zero per tutti gli agricoltori che hanno avuto perdite di produzione, proprio per sostenere questo tipo di attività che rappresenta per noi un elemento importante, per l’aspetto della biodiversità, e per l’aspetto della salvaguardia di alcuni territori nei quali il lavoro delle api è fondamentale”.

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