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Moby Prince, 30 anni senza verità: il Consiglio Regionale chiede la commissione d’inchiesta parlamentare

Una targa per ricordare le 140 vittime. Il presidente Mazzeo: “Le istituzioni hanno il dovere di chiedere giustizia”. La lettera dei familiari: “Il tempo passa, la memoria resta e con essa la forza di combattere una battaglia difficile”

Moby Prince

L’hanno chiamata anche l’Ustica del mare, per quel groviglio di misteri e di ipotesi che il tempo e le svariate inchieste non sciolgono. Il fatto è scolpito nella memoria di tutti: 30 anni fa, il 10 aprile 1991, alle 22.25, il traghetto Moby Prince della Navarma entrò in collisione con l’Agip Abruzzo, petroliera della Snam, a 2,7 miglia dalla costa livornese. Un inferno di acqua e fuoco in cui  morirono 140 persone, tra passeggeri ed equipaggio.

È stata la più grande tragedia della marineria italiana, finora senza colpevoli e con tanti misteri. I familiari delle vittime continuano a chiedere giustizia  e verità, come ricordato anche dal presidente della Repubblica Sergio  Mattarella. E lo fanno anche oggi, in un’accorata lettera che hanno inviato al Consiglio Regionale.

L’Armadio della Memoria, custode degli eventi più tragici della Toscana, e una targa in ricordo delle vittime

Per non dimenticare, il Consiglio regionale della Toscana ha voluto creare nella scorsa legislatura un Armadio della Memoria nella Biblioteca Pietro Leopoldo di Firenze, dove verranno raccolti tutti i documenti di quella tragedia. Questo luogo sarà anche custode della memoria documentale di altri due terribili eventi che hanno segnato la nostra storia: la strage di Viareggio e quella della Concordia.

Oggi, proprio in queste stanze, il presidente dell’Assemblea Toscana, Antonio Mazzeo, ha svelato una targa commemorativa in ricordo delle vittime del traghetto Moby Prince e posto una rosa rossa.

“Con questo gesto vogliamo ribadire che la richiesta di verità e giustizia che Livorno e la Toscana invocano da trent’anni non possono e non deve restare inascoltata. Quella verità e quella giustizia vanno trovate”, ha detto il presidente  Mazzeo nel corso della cerimonia a cui hanno partecipato anche i vicepresidenti Marco Casucci (Lega) e Stefano Scaramelli (Italia Viva), i segretari dell’Ufficio di presidenza Federica Fratoni (Pd) e Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), i consiglieri Francesco Gazzetti e Gianni Anselmi del Pd e Maurizio Sguanci di Italia Viva e il Portavoce dell’opposizione, Marco Landi (Lega).

“Ho visto negli occhi dei familiari delle vittime la grande richiesta di verità e giustizia su una vicenda che non è mai stata chiarita – ha detto ancora Mazzeo – Le istituzioni raccolgono e fanno loro questa richiesta, perché hanno il dovere di chiedere sia fatta piena luce. Mi auguro che prenda presto vita la nuova commissione d’inchiesta parlamentare e che si possa finalmente alzare il velo del mistero sul tragico incidente di trent’anni fa”.

La lettera dei familiari delle vittime

Nel corso della seduta del Consiglio regionale di oggi, il presidente Mazzeo ha dato lettura del messaggio scritto da Luchino Chessa, presidente Associazione 10 aprile – Familiari vittime Moby Prince, e da Nicola Rosetti, vicepresidente Associazione 140 Familiari vittime Moby Prince, con il quale rinnovano la richiesta di verità e giustizia e ringraziano il Consiglio regionale per il sostegno alla loro battaglia.

Un saluto è stato rivolto anche al presidente dell’Associazione 140, Loris Rispoli, che non è potuto essere presente per motivi di salute. “Ci auguriamo di rivederlo presto in Consiglio regionale”, ha detto Mazzeo a nome dell’Aula.

Ecco il testo integrale della lettera:

Il tempo passa, la memoria resta.

Sono passati 30 anni, un tempo infinito. La morte atroce dei nostri cari affligge ancora i nostri cuori, ma quello che fa più male è sapere che nulla è stato fatto per salvarli da quel tragico destino.

Documentare 30 anni di una strage come quella del Moby Prince, prima di tutto è un dovere morale. Un paese che perde la memoria storica non è un paese democratico. Documentare per non dimenticare serve a tutti i cittadini italiani che devono conoscere, perché la conoscenza è l’unico modo per sconfiggere chi negli anni ha costruito e ancora sta costruendo false verità, ostacolando il corso della giustizia.

Il tempo passa, la memoria resta e con essa la forza di combattere una battaglia difficile.

A differenza di come è avvenuto nel passato sappiamo di non essere più soli e la realizzazione dell’Armadio della Memoria ne è un evidente esempio.

Un grazie di cuore a tutti coloro che si stanno impegnando in questo progetto, a partire dalla Istituzioni regionali, oggi rappresentate dal Presidente del Consiglio della regione Toscana, Antonio Mazzeo.

Sentire la vicinanza delle Istituzioni per noi familiari delle vittime del Moby Prince, ma anche per i familiari delle vittime della strage di Viareggio e del disastro della Concordia, è sicuramente un conforto e ci da ancora più forza nel percorso della verità e della giustizia.

 

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