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Le tre Pietà di Michelangelo si riuniscono a Firenze nel segno del Mediterraneo e del Papa

Le tre sculture offriranno l’opportunità di studiare l’evoluzione dell’arte del maestro del Rinascimento e la sua maturazione spirituale, in un percorso lungo oltre 50 anni, dal 1498 al 1553

La Pietà

In occasione della visita a Firenze di Papa Francesco prevista per il 27 febbraio, che vedrà riunirsi anche i Vescovi e i Sindaci del Mediterraneo, si aprirà al pubblico nel Museo dell’Opera del Duomo la mostra: “Le tre pietà di Michelangelo. Non vi si pensa quanto sangue costa.”

Per la prima volta nella storia saranno messe a confronto, vicina l’una all’altra, nella sala della Tribuna di Michelangelo del museo, l’originale della Pietà Bandini, di cui è da poco terminato il restauro, e i calchi della Pietà Vaticana e della Pietà Rondanini provenienti dai Musei Vaticani.

Le tre Pietà offriranno l’opportunità di studiare l’evoluzione dell’arte di Michelangelo e la sua maturazione spirituale, dalla prima giovinezza a quando, ormai vecchio, realizzò la Pietà Rondanini vero e proprio testamento artistico del maestro, in un percorso lungo oltre 50 anni dal 1498 al 1553 circa.

La Pietà Vaticana

Michelangelo realizzò la sua prima pietà in occasione del giubileo del 1500, quando il cardinale Jean Bilhères de Lagraulas commissionò al giovane Buonarroti “una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio”.

Con la Pietà Vaticana (1498-1499), l’artista impressionò il suo tempo per la bellezza del Cristo nudo sorretto amorevolmente dalla Vergine, una giovanissima ragazza.

La giovinezza della Vergine venne criticata, parendo poco consona alla Madonna. Ma Michelangelo si difese dalle critiche spiegando che la verginità e la purezza mantengono giovani e belle le donne.

Il capolavoro venne collocato nella cappella di Santa Petronilla poco prima del 1500, anno del giubileo. Successivamente la Pietà fu spostata in San Pietro, e nel XVIII secolo fu esposta a destra della navata dove ancora oggi la si può ammirare. 

Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini

La seconda Pietà scolpita da Michelangelo ha una storia molto complicata e sofferta, al punto che l’artista stesso cercò di distruggerla.

Il maestro cominciò a lavorare il blocco intorno al 1547. Tuttavia, Michelangelo non portò a termine il lavoro, e la statua, prima di essere venduta nel 1561 a Francesco Bandini, fu conclusa in alcune parti da Tiberio Calcagni, principale assistente del Buonarroti.

Il blocco di marmo prelevato da Serravezza e usato per la realizzazione del gruppo, come ricorda anche Vasari, era pieno di impurità ed estremamente duro, tanto che al contatto con lo scalpello emetteva fasci di scintille.

Inoltre cercando di variare la posizione delle gambe di Cristo, lo scultore provocò la rottura di un arto. Successivamente, intorno al 1555, lo scultore ormai esasperato dalle difficoltà prese a martellate la statua rompendola in più punti. Infatti, ancora oggi si osservano segni di rottura sul gomito, sul petto, sulla spalla di Gesù e sulla mano di Maria.

Alla morte dell’artista nel 1564 si pensò di utilizzare il gruppo per la sepoltura di Michelangelo a Firenze in Santa Croce. L’opera invece rimase nella villa dei Bandini a Montecavallo e solo nel 1674 venne acquistata da Cosimo III de’ Medici che la destinò ai sotterranei di San Lorenzo. Nel 1722 la Pietà fiorentina fu trasferita in Santa Maria del Fiore. Dal 1981 si trova nel Museo dell’Opera del Duomo che l’ha recentemente restaurata.

Calco Pietà Rondanini

L’ultima Pietà detta Rondanini Michelangelo iniziò a realizzarla nel 1552 e ci lavorò fino all’ultimo giorno della sua vita. L’opera fu rinvenuta nello studio di Michelangelo dopo la sua morte.

Nella scultura  si alternano parti condotte a termine, riferibili alla prima stesura, e parti non finite, legate ai ripensamenti della seconda versione.

La Pietà Rondanini è considerata una preghiera in forma di opera d’arte.

Gesù e Maria formano quasi un unico blocco, Cristo esausto sembra scivolare verso la tomba e con il figlio anche la Madre. Un unico destino travolge madre e figlio in una metamorfosi mistica, la stessa già provata al momento dell’annunciazione.

L’inclinazione delle due figure suggerisce una riflessione sulla Resurrezione e l’Assunzione, i due corpi paiono distaccarsi dal suolo, e assieme raggiungere il Padre.

Acquista dai marchesi Rondanini nel 1744, la Pietà è arrivata a Milano dove si conserva nel Castello Sforzesco dal 1952.

 

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