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Le specie aliene invadono il porto di Livorno e cambiano i fondali

La ricerca dell’Università di Pisa ne ha individuate 42, tra crostacei, molluschi e invertebrati. Stessa situazione a Olbia e Bastia. Presenze più diffuse nella zona turistica rispetto a quella commerciale

mare fondali pesci - © Anton Tolmachov

Si chiama “bioinvasione” e rischia di fatto di cambiare i fondali del porto di Livorno. In due anni di ricerca nelle aree marino-costiere dell’alto Tirreno, l’Università di Pisa ha trovato ben 42 specie aliene, con popolazioni anche numericamente consistenti, di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati. Stessa situazione anche nei porti di Bastia e Olbia, dove gli studi si sono estesi. I risultati a cui sono arrivati i ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano sono stati pubblicati sulla rivista Marine Pollution Bulletin. Un’altra novità emersa, che cambia un po’ le carte in tavola, è che i fondali  del porto turistico sono più soggetti a questo tipo di invasione rispetto a quelli dell porto commerciale, come sempre creduto.

“Le bioinvasioni rappresentano ad oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo”, ha  spiegato  Alberto Castelli, professore ordinario del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano. Questo perché  “le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall’uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale”.

Lo studio sugli “invasori”

Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l’insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. “Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l’identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria”, ha detto il dottor Jonathan Tempesti, dottorando del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.

Il gruppo di ricerca

Contrariamente a quanto atteso, è stato rilevato come l’area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale. “L’identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati – ha poi aggiunto –  sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione”.

 

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