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Terapia degli affetti: così un uomo ha superato Covid e ictus

Gli appuntamenti virtuali con la famiglia, poi l’incontro con la moglie che aveva contratto il covid e poi si era negativizzata. Ora l’uomo è guarito ed ha potuto riabbracciare  tutti i propri cari. A Pistoia un team multidisciplinare ha inserito nel piano di cura e recupero del paziente anche la terapia affettiva

Covid - © NivCube

Da una parte la medicina, dall’altra gli affetti più cari, un’alleanza che ha permesso di salvare la vita ad un uomo di 51 anni, che – in fase di recupero da ictus – ha contratto anche il covid. Una situazione difficilissima, vinta anche grazie alla ‘terapia degli affetti’ che non fa altro che confermare l’importanza di una sanità sempre più ‘umanizzata’, soprattuto in tempi di pandemia.

La storia

Il paziente – dopo essere stato ricoverato a Careggi – è stato spostato all’Ospedale San Jacopo di Pistoia, qui è stato curato da un team multidisciplinare , come ha spiegato l’Asl Toscana Centro. L’uomo dopo l’ictus aveva recuperato quasi completamente l’ambito motorio, ma non riusciva a parlare né ad alimentarsi, non riusciva a comunicare ed era depresso.

“Abbiamo così deciso – ha raccontato Silvia Pierinelli, coordinatrice infermieristica dell’area Coviddi attivare un’assistenza infermieristica personalizzata con l’intervento della logopedista, la dottoressa Barbara Scardigli, dei fisioterapisti coordinati dal dottor Simone Bonacchi e della nostra psicologia clinica ospedaliera di cui è responsabile la dottoressa Cristiana Barni. Oltre a questo abbiamo iniziato ad utilizzare il cellulare attraverso il quale il paziente ha potuto comunicare con la moglie e i suoi figli: vederli e ascoltarli”.

L’incontro con la moglie

Dai contatti virtuali il paziente è poi riuscito a ristabilire con la famiglia anche quelli fisici. La moglie infatti dopo aver contratto anche lei il Covid ed essersi negativizzata ha avuto modo poter far visita al marito in reparto. Visite tra coniugi che sono state parte integrante del piano assistenziale.

“L’immediata interazione con la moglie Michela – spiega ancora la Aslil sollievo di non sentirsi solo, e le terapie unite al supporto della famiglia e al percorso riabilitativo hanno portato alla guarigione”.

Oggi l’uomo è tornato a casa, potendo riabbracciare definitivamente oltre alla moglie Michela anche i quattro figli. Una storia che testimonia quanto le relazioni familiari siano fondamentali durante il percorso assistenziale e come – in Toscana – si sia potuto attuare un piano di cura che abbia tenuto conto anche degli aspetti psicologici per il recupero della salute del paziente. La terapia degli affetti ha funzionato contro una pandemia che ha visto troppa gente morire in solitudine, affrontando e combattendo un  virus che distrugge anche dal punto di vista psicologico.

 

 

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