Martedì 21 ottobre a Firenze il convegno “AgroToscana: identità, territori, mercati” ha inaugurato la 7a edizione di Buyfood, la vetrina internazionale dei prodotti agroalimentari made in Tuscany promossa da Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana.
Nell’occasione sono stati presentati i dati del report Ismea su trend ed expo del food toscano realizzato ad hoc per BuyFood.
Dal report emerge una quota export DOP e IGP che vale 94 milioni di euro, con una crescita del 18,4% solo nell’ultimo anno: un dato che, alla luce dei recenti sviluppi internazionali, conferma la centralità e la forza della “Dop Economy Toscana” come leva di competitività e identità territoriale, che insieme ad un patrimonio enogastronomico di eccellenza e una crescente attenzione alla sostenibilità e al biologico trainano il comparto agroalimentare del made in Tuscany.
La Toscana si conferma così una regione leader per numero di registrazioni IG con 90 tra DOP e IGP, di cui 32 prodotti alimentari e 58 vini. Limitatamente al comparto cibo, la regione fa registrare un valore della produzione pari a 192 milioni di euro (+7,4% su base annua).
Un dato curioso è il posizionamento della Toscana rispetto alle altre regioni per tipologia di prodotti: le migliori performance le fa registrare con i prodotti della panetteria e pasticceria, dove si colloca seconda dietro solo all’Emilia Romagna, e con le carni fresche, dietro solo alla Sardegna.
Sul podio, terza, anche tra gli oli d’oliva, dove precede la Liguria. Sono sei i prodotti che concentrano l’88% del valore complessivo: Cantuccini Toscani IGP, Prosciutto Toscano DOP, Pecorino Toscano DOP, Olio Toscano IGP, Finocchiona IGP e Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP.
Dalla ricerca ISMEA emerge come il valore dell’export agroalimentare toscano nel 2024 sia stato pari a 4 miliardi di euro, il 6,3% sul totale export regionale e negli ultimi 5 anni, il tasso annuo medio di crescita dell’export agroalimentare toscano è stato dell’11,2%, vino e olio EVO i prodotti di punta rispettivamente con 32% e 33%, che insieme fanno due terzi del valore esportato in tutto il mondo, in particolare Stati Uniti (27%), Germania (14%) e Francia (9,7%), ma anche i Paesi del Nord Europa e dell’Asia orientale che tendono a rafforzarsi.
Le imprese agroalimentari toscane
Nelle 41.961 imprese agroalimentari toscane – il 5,6% del totale nazionale – il 6,8% è guidato da under 35, mentre il 30,4% è a conduzione femminile, superando la media italiana. Gli occupati nel settore agricolo sono circa 45 mila, pari al 5,5% del totale nazionale, concentrati soprattutto nella produzione primaria, ma in crescita anche nelle attività di trasformazione e servizi collegati, come agriturismo, vendita diretta e turismo rurale.
Nel 2024 il valore complessivo della produzione agricola regionale ha raggiunto 3,6 miliardi di euro, con una crescita di circa il 4% rispetto all’anno precedente e segnando un incremento di quasi il 30% sul 2020. La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) ammonta a quasi 560 mila ettari, pari a circa un quinto del territorio regionale.
Con 237.000 ettari coltivati a biologico, pari al 36,4% della SAU regionale, la Toscana si conferma seconda regione italiana per incidenza dell’agricoltura biologica: nel 2024 sono stati riconosciuti 10 distretti biologici, quattro dei quali di nuova istituzione, a testimonianza della diffusione di modelli produttivi sostenibili e della sinergia tra agricoltura, ambiente e comunità locali.
Il quarto pilastro dello sviluppo agricolo toscano è la diffusione di agriturismi, che non solo consegna alla Toscana il primato come regione italiana con il maggior numero di strutture – circa 5.800 pari al 22% del totale nazionale – ma ne fa un modello di integrazione tra ospitalità e produzione agricola: il 47% delle aziende produce almeno un prodotto DOP o IGP, e un terzo adotta il metodo biologico.

Food, informazione, comunicazione e promozione turistica
A seguire, il direttore di Fondazione Sistema Toscana, Francesco Palumbo, ha posto l’accento sul legame tra food, informazione e comunicazione e promozione turistica e sugli strumenti in campo per un’attività di valorizzazione che si snoda su più piani e con diversi strumenti sia per i cittadini che per i molti turisti interessati a questo settore.
A partire da una finestra di eccezione come Visittuscany, il portale della Destinazione Toscana, con oltre 5 milioni di visitatori, per proseguire con i format innovativi della testata giornalistica intoscana.it, come i podcast di ‘Toscana Bella e Buona’ e le puntate di ‘Storie di Moderni Contadini’ ora anche “in cucina”.
Contenuti e video diffusi in rete e sulle tv locali, dedicati al mondo dell’enogastronomia e dei suoi protagonisti. Grazie poi ad un’interconnessione sempre più stretta con sito e social di intoscana, il flusso comunicativo e narrativo può contare anche sul rinnovato portale www.vetrina.toscana.it.
Palumbo ha anche illustrato il nuovo Destination Management System (DMS), cui si accede da make.visittuscany.com. Uno strumento che potenzia le funzionalità e le opportunità a disposizione delle imprese e punta a migliorare la gestione dell’offerta turistica anche in ambito agroalimentare, favorendo una maggiore integrazione tra operatori, territori e strumenti digitali.
Sempre sul fronte del turismo è intervenuto Mirko Lalli per The Data Appeal Company. Il suo report si è focalizzato principalmente sull’influenza dell’AI nel food e su come i turisti vedono la nostra regione in relazione al comparto food & beverage grazie all’interpretazione del sentiment registrato in rete.
Il valore di sentiment attuale è 86,5 su 100, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Oltre ai visitatori italiani (41% delle tracce digitali, sentiment 83), la Toscana è fortemente apprezzata da turisti dagli Stati Uniti (sentiment 87,9), Regno Unito (85,4), Polonia (86,4), Canada (88) e Australia (85,9).
Ciò che apprezzano di più è l’eccellenza nella ristorazione: piacciono qualità enogastronomica, cordialità e professionalità dello staff, mentre i costi sono valutati più severamente ma con un rapporto qualità prezzo complessivamente positivo. Risultano molto apprezzate le esperienze enogastronomiche autentiche e la qualità dei prodotti tipici, cresce il turismo emozionale e legato ad eventi, o come degustazioni e visite guidate in cantina. Da migliorare invece la trasparenza dei menu in relazione alla provenienza dei prodotti come anche la formazione del personale su ospitalità internazionale e storytelling.
