Sono tornati al loro antico splendore i tre portoni d’ingresso della Cattedrale di Arezzo, oggetto di un accurato intervento di restauro appena concluso. Il progetto ha riportato alla piena funzionalità e bellezza gli storici manufatti lignei del primo Novecento.
I portoni fanno parte di un complesso architettonico neogotico con influenze liberty, e rappresentano uno dei più significativi esempi di ebanisteria sacra del territorio aretino. L’intervento è stato realizzato dall’azienda Antica Maniera di Marco Santi sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Siena, Arezzo e Grosseto e con la direzione di Michel Scipioni, responsabile dell’Ufficio beni culturali della diocesi.
Un restauro sostenuto da Graziella Braccialini e dalla Fondazione Graziella con la pulitura delle superfici, la revisione e sostituzione delle vecchie stuccature, l’applicazione di patine protettive e il controllo dei meccanismi in ferro. Nelle parti più danneggiate sono stati inseriti elementi in legno della stessa essenza per garantire coerenza materica e durabilità.
Il restauro ha restituito alla vista la raffinata struttura dei portoni in legno di castagno, decorati con formelle geometriche e, nel portone centrale, con i rilievi raffiguranti San Donato, patrono di Arezzo, e il beato Gregorio X. Dopo l’intervento sui tre portoni principali, i lavori proseguiranno sui due accessi laterali più piccoli e, successivamente, sui portoni del Vescovado, con conclusione prevista entro Natale 2025.
Un gesto simbolico per il Giubileo
Il vescovo Andrea Migliavacca ha sottolineato il valore simbolico del restauro, avvenuto nell’anno del Giubileo: “Il restauro dei portoni del Duomo è un segno bello che dice di una Chiesa che apre le sue porte per accogliere, ma anche per uscire. Questi portoni, tornati alla loro bellezza, ci ricordano il cammino e la vitalità della nostra comunità. Un grazie grande va a Graziella per aver reso possibile tutto questo. Il 5 dicembre dovremmo anche essere pronti per inaugurare il primo intervento di restauro per la facciate della Pieve di Santa Maria”.