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La percezione dell’architettura, nel racconto del cinema internazionale

A Firenze una tre giorni, dal 20 al 22 febbraio, di proiezioni, incontri e eventi, che mettono in rilievo il ruolo dell’architettura nella vita quotidiana e nelle relazioni

La percezione dell’architettura

Si tiene a Firenze, tra Istituto Francese, cinema La Compagnia e Palazzina Reale, dal 20 al 22 febbraio, una tre giorni di film, dialoghi, incontri e itinerari guidati, per riflettere sul ruolo architettura nella vita quotidiana delle persone e nelle loro relazioni. L’iniziativa si chiama La percezione dell’Architettura: i luoghi dei racconti, ed è promossa dall’Accademia delle Arti del Disegno Firenze, Fondazione Architetti Firenze, in collaborazione con Institut Français Firenze, Fondazione Sistema Toscana e Accademia di Belle Arti di Firenze.

In programma una rassegna di film (20 – 22, cinema La Compagnia e Istituto francese), un intervento dal titolo “La fuga dell’Architetto” (venerdì 21 febbraio ore 18.30 all’Istituto francese), dialoghi su “La percezione dell’architettura e i luoghi dei racconti” (sabato 22 ore 19.30 al cinema La Compagnia) e un itinerario guidato di cinema e architettura che, partendo dalla Palazzina Reale di piazza Stazione, sede di Ordine e Fondazione Architetti Firenze, attraverserà la città per conoscere luoghi ed edifici protagonisti di numerosi film (venerdì 21 alle 15.00).

La rassegna sarà poi accompagnata alla Palazzina Reale e al cinema La Compagnia anche da “Separato magnetico” (nome ispirato a Bande à part di Godard), un video-collage didattico, che vuole suggerire una diversa chiave di lettura delle pellicole,  una sorta di “video-istruzioni per l’uso”, per “scoprire” l’architettura che sta dentro e intorno a ogni racconto. 

Per quanto riguarda i film in cartellone, giovedì 20 febbraio, a La Compagnia,  proiezione di Columbus, di Kogonada (ore 18.30, dopo l’inaugurazione della rassegna) e Io sono l’amore, di Luca Guadagnino (ore 21.30); venerdì 21 Play Time, di Jacques Tati (ore 20, Istituto Francese) e sabato 22 El hombre de al lado, di Mariano Cohn (17.30) e Parasite, di Bong Joon-ho, (21.30) ancora a La Compagnia.

“L’architettura, più di ogni altra arte, definisce, o meglio è, il nostro pianeta: per ricominciare a rendersene conto può essere utile uno strumento di racconto immediato, emozionale, come il cinema, che parlando in obliquo di architettura riattivi la consapevolezza e la percezione di quello che è già, da sempre, intorno a noi e nel nostro quotidiano – spiega Claudio Nardi, curatore della rassegna – La percezione è tutto, apre le porte alla consapevolezza, all’attenzione, alla cura dei luoghi, rende visibile l’invisibile, restituisce magnetismo all’architettura, protagonista diffuso del quotidiano”.

“La Fondazione Architetti Firenze porta avanti vari progetti per avvicinare i cittadini all’architettura e l’architettura ai cittadini, e in questo caso abbiamo scelto di farlo attraverso uno strumento facilmente comprensibile a tutti come le immagini – sottolineano Giorgio Cerrai e Silvia Moretti, membri del comitato organizzatore della rassegna – i luoghi in cui sono ambientate le storie sono il valore aggiunto dei film, e proprio grazie ai film gli spettatori possono scoprire ambienti ed edifici diversi, possono insomma comprendere e apprezzare la qualità e l’importanza dell’architettura”.

“La dolce vita non sarebbe stato il film che tutti conosciamo, senza le scene girate alla fontana di Trevi; i film di Woody Allen non avrebbero avuto stesso sapore, senza le architetture di Manhattan; La grande bellezza di Sorrentino non poteva trovare migliore location delle terrazze degli antichi palazzi romani, ritrovo di feste vip. Solo pochi esempi – afferma Stefania Ippoliti, responsabile Area Cinema Fst – per ribadire come il cinema sia da sempre legato alle architetture urbane, ai paesaggi antropici, come strade, case, palazzi, che non solo hanno fatto da cornice alle storie raccontate, ma ne sono diventate parte integrante”.

“In alcuni film, le vere star sono le case, le strade, le città – afferma Manon Hansemann, direttrice Institut français Firenze e Console onorario di Francia a Firenze (…) Playtime, che sarà presentato all’Istituto Francese di Firenze in occasione della prima rassegna Cinema e architettura, fa parte di questo tipo di film: la vera star è la città. Presentato per la prima volta al pubblico nel 1967, è stato girato in una gigantesca città-studio, che ha richiesto cinque mesi di costruzione e che rappresenta la caricatura a grandezza naturale dell’emergente quartiere de La Défense a Parigi, con le sue strade, parcheggi, edifici, farmacie e uffici. Come un vero architetto, Jacques Tati ci mostra successivamente i piani della città, delle strade, dei negozi, degli uffici, degli appartamenti. Tati svela la sua visione della nuova vita parigina, una vita urbana ordinata e standardizzata su cui inciampa il noto personaggio Monsieur Hulot. Le sue passeggiate lo portano attraverso una Parigi che si sta modernizzando e di cui si percepiscono solo i riflessi dei suoi monumenti emblematici. Girato con una pellicola da 70 mm, questa scelta è stata una sfida tecnica per l’epoca. Nel 2002, il restauro digitale effettuato dai laboratori Arane-Gulliver in Francia e dall’Imagine Ritrovata in Italia, ci ha permesso di riscoprire questo capolavoro e testimoniare della collaborazione tra Francia e Italia nel restauro del patrimonio cinematografico”.

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