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L’economia della Toscana in crescita: nel 2022 aumentano occupazione e turismo ma l’inflazione vola

Secondo il rapporto annuale della Banca d’Italia lo scorso anno sono aumentati il prodotto regionale e i posti di lavoro, ma anche i prezzi sono cresciuti, a causa soprattutto della crisi energetica

Il 2022 è stato un anno positivo per l’economia della Toscana, che ha continuato a crescere dopo il recupero post pandemia segnato nel 2021, ha visto aumentare l’occupazione e il turismo, nonostante un’inflazione molto elevata abbia eroso il potere d’acquisto delle famiglie. È questa la sintesi del rapporto annuale dell’economia toscana stilato dalla Banca d’Italia e presentato oggi a Firenze, che mostra un sistema produttivo che resta competitivo, nonostante la congiuntura internazionale piuttosto complessa, e segna nel 2022 un +3,8% del prodotto regionale, in linea con la media italiana, pur con un rallentamento nella seconda parte dell’anno.

Imprese: bene turismo e costruzioni, rallenta l’industria

Per quanto riguarda le imprese, l’industria ha vissuto un calo della produzione e delle vendite, anche all’estero (-5,2%), mentre nelle costruzioni, dopo il recupero dei livelli pre-crisi, l’attività ha continuato a crescere, sia nel settore pubblico sia soprattutto in quello privato, nonostante la scarsita di materiali e il forte rialzo dei prezzi.
Molto bene il terziario, grazie al significativo incremento del turismo, specialmente nella componente straniera: le presenze dall’estero infatti sono aumentate del 91,9% nel corso del 2022 ed è cresciuta anche la spesa dei viaggiatori esteri.

Il sistema toscano si è dimostrato anche capace di puntare sull’innovazione: la Toscana infatti si colloca al quinto posto nella graduatoria delle regioni italiane per domande di brevetto, a cui hanno contribuito sia le imprese che i centri di ricerca, con una spiccata specializzazione regionale nel settore delle Scienze della vita (11,4% dei brevetti contro il 6,9% della media italiana).

Le note negative riguardano invece il tasso di natalità netta delle imprese regionali, che è diminuito dopo il picco del 2021, e in particolare l’imprenditoria giovanile, che risulta in calo. Tra il 2010 e il 2021 infatti si è registrata in Toscana una riduzione di  imprese giovanili, ovvero guidate da under 34, pari a tre volte quella italiana.

L’inflazione vola ma aumenta l’occupazione

Il 2022 è stato segnato anche da un’impennata dell’inflazione che si è attestata in Toscana al 12%, un valore lievemente superiore al dato nazionale. L’aumento dei prezzi ha interessato tutte le principali voci di spesa ed è stato sostenuto dai prodotti alimentari e, soprattutto, dalle spese per l’abitazione e le utenze, che includono i beni energetici, i cui prezzi erano più che raddoppiati rispetto aal 2021. Una dinamica che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie, specialmente quelle nelle fasce di reddito più basse. Fortunatamente nei primi mesi del 2023 l’inflazione ha iniziato a ridursi (8,3% a marzo), grazie al calo del costo dell’energia.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro invece nel 2022 l’occupazione regionale è aumentata del 4,6%, in modo diffuso tra i principali comparti: nel settore privato non agricolo l’incremento è riconducibile principalmente a contratti a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6%, soprattutto per la componente più giovane della popolazione.

Quindi malgrado l’inflazione il reddito delle famiglie toscane è rimasto sostanzialmente invariato in termini reali: il beneficio derivante dal miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro è stato infatti bilanciato
dall’erosione del potere d’acquisto dovuta all’aumento dei prezzi e complessivamente i consumi delle famiglie toscane sono comunque cresciuti.

Per il 2023 saranno fondamentali le risorse stanziate dal PNRR, che in Toscana sono ingenti. Al 22 maggio infatti risultavano assegnati a soggetti attuatori pubblici 5,1 miliardi di euro per interventi da realizzare in Toscana, pari al 4,6% del totale nazionale. Un quarto di queste risorse andrà a interventi per la transizione ecologica, un altro quarto a quelli per l’istruzione e la ricerca e un sesto all’inclusione e coesione sociale.

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