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Viaggio nella Firenze deserta che lotta contro il Coronavirus

La città è vuota, moltissimi i locali e i negozi chiusi per senso di responsabilità, perché solo lo spirito di comunità e il sacrifico di ciascuno di noi possono portare la città e tutta l’Italia fuori dal guado.

Ponte Vecchio chiuso per l’emergenza Coronavirus

È una Firenze inedita, surreale, quella che si presenta al secondo giorno di entrata in vigore delle nuove misure restrittive del Governo valide in tutta Italia per cercare di arginare la diffusione del Coronavirus. C’è un solo modo per fermarne l’avanzata: fermarci noi per primi. E il capoluogo toscano ha ubbidito.
Le strade del centro sono praticamente deserte, la maggior parte dei bar e dei ristoranti sono chiusi, perché anche se potrebbero restare aperti fino alle 18 in molti, come l’Antico Vinaio in via dei Neri, hanno deciso di tirare giù il bandone per senso di responsabilità.

Firenze deserta

Già perché secondo il decreto del presidente del Consiglio dei ministri ci si può spostare all’interno del proprio comune solo per motivi di lavoro, salute o necessità: difficile pensare che prendere un caffè o fare shopping rientri nelle casistiche, infatti anche molte boutique e negozi hanno scelto la chiusura e quelli rimasti aperti appaiono vuoti.

Persino le botteghe degli orefici di Ponte Vecchio, che si trovano qui sin dal 1593 quando il granduca Ferdinando I sfrattò dai fondi i macellai e gli altri commercianti per installarci i gioiellieri, sono serrate. Al centro del ponte qualche sparuto turista – sì perché un poco si sente ancora parlare inglese nel centro storico, persino in questi giorni di isolamento forzato – e la polizia, pronta a controllare che le persone rispettino la distanza di sicurezza di almeno un metro l’uno dall’altro.

Firenze deserta

Ma è la desolazione delle grandi piazze della città, da Santo Spirito a Piazza Pitti fino al Duomo, centri di aggregazione sociale, commerciale e religiosa da più di otto secoli, a darci la misura della gravità della situazione.
Mai così vuote forse dagli ultimi oscuri tempi dell’occupazione nazista, quando Firenze trovò la forza di ribellarsi e i partigiani partirono dall’Oltrarno per liberare strada per strada tutta la città.
Allora la gente si rinchiuse in casa per proteggersi dai cecchini appostati sui tetti, oggi il nemico è più subdolo e invisibile, perché chiunque può trasportarlo con sé e trasmetterlo a un altro senza neanche saperlo.

Firenze deserta

Due ragazzi in bicicletta e con la mascherina sfrecciano davanti agli Uffizi chiusi: scatto un’altra fotografia mentale di queste giornate che non dimenticheremo facilmente e penso che questa è la guerra dei nostri tempi, l’unica che la nostra generazione abbia mai visto dal vivo.

Ci viene chiesto un unico sacrificio: avere abbastanza senso civico per stare in casa e rinunciare a tutte le uscite per cui possiamo farlo finché la curva dei contagi inizierà a scendere. Non sarà una vittoria da poco e servirà davvero il contributo di ciascuno, ma uniti riusciremo a scampare a questa peste e quando tutto sarà finito invece di erigere un tabernacolo alla Madonna, come facevano nei secoli scorsi e ancora oggi vediamo oggi agli angoli delle strade, potremo ringraziare noi stessi come comunità. Solo così l’Italia e anche Firenze si potranno rialzare in piedi e tornare a brillare.

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