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I “Ritratti rifiutati” del fotografo Massimo D’Amato in mostra a Palazzo del Pegaso

Nella mostra aperta a Firenze fino al 18 gennaio il fotografo affronta le tematiche della memoria storica, il lavoro, l’immigrazione e la cittadinanza

Massimo D’Amato

A palazzo del Pegaso a Firenze, nello Spazio espositivo C.A. Ciampi (via de’ Pucci 16), è stata inaugurata la mostra fotografica “Ritratti rifiutati” di Massimo D’Amato.

Massimo D’Amato è professionista dal 1981. In autonomia o collaborazione con amministrazioni territoriali, affronta le tematiche della memoria storica, il lavoro, l’immigrazione e la cittadinanza.

Alcuni progetti: le mostre fotografiche “AbbanDonarsi” (2015, Azienda Sanitaria di Firenze) “Lontano da Touba – Misticismo islamico tra Senegal e Italia” (2012, Università di Firenze); “Colori Diversi” (2009, Unicoop Firenze – Anffas Firenze), “Ko phiripè e vaktesa – Rom macedoni e kosovari a Firenze” (2008, Comune di Firenze), “Il Padule della Memoria – la strage di Fucecchio” (2004, Regione Toscana); i volumi storico/fotografici “La fabbrica di Boccadarno – Storia della Motofides a Marina di Pisa” (Felici Editore 2008), “Vite Narrate – Vicende e Passioni a Bagno a Ripoli nel 900” (Protagon 2007), “Un paese minerario e la sua cooperativa di consumo” (Polistampa 2007).

Nel 2012 ha partecipato alla 1° Biennale Internationale Casablanca con una serie di immagini realizzate in Marocco. Da alcuni anni è impegnato in progetti di arte partecipata e nell’organizzazione di mostre nel quartiere di Santa Croce a Firenze.

“Una mostra che invita a serie riflessioni per chi fa parte delle istituzioni – ha detto Marco Casucci vicepresidente del Consiglio regionale – e ci invita ad agire per attuare politiche ambientali sempre più sostenibili. D’Amato è un ottimo fotografo che ha colto nel segno lanciando un atto di accusa verso la nostra società. Queste opere ci fanno capire che dobbiamo cambiare il nostro approccio per continuare a vivere nel nostro mondo rispettando maggiormente l’ambiente. Il tema del rispetto ambientale e il tema dell’acqua diventano centrali, perché tutto a Firenze finisce in Arno, anche i nostri rifiuti. Un altro tema suggerito è quello di limitare gli sprechi e i rifiuti alimentari, in un mondo che, in alcuni paesi, è ancora dominato dal tema della fame e delle risorse alimentari insufficienti. Andando a scavare in profondità nell’opera di D’Amato nasce spontanea la riflessione che, chi opera nelle istituzioni, deve impegnarsi ancora di più per la tutela e il rispetto dell’ambiente.”

“Trasformare il segno più evidente della insostenibilità ambientale e dell’inciviltà della nostra società dei consumi – scrive nel catalogo il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo – in un oggetto capace di suscitare stupore ed emozione. Questo “miracolo” o meglio questo rovesciamento di senso è ciò che riesce ad operare lo sguardo di Massimo D’Amato, fermato nelle sue bellissime fotografie. La gestione dei rifiuti è una delle grandi questioni che riguarda il nostro presente. Massimo D’Amato, girando con la sua bicicletta per le strade di Firenze, trova qua e là segni di questa inciviltà. Rifiuti lasciati in mezzo alla strada o ad una piazza. Rifiuti abbandonati nei corsi d’acqua. Spesso rifiuti alimentari. Altre volte oggetti perduti e dispersi nel contesto urbano. Il suo sguardo potenziato dalla macchina fotografica trasforma questi oggetti, questi scarti, in segni artistici, capaci di stupire, capaci di trasmettere emozioni.”

“Il mio è un percorso un po’ ironico sulla situazione quotidiana a Firenzeha detto il fotografo Massimo D’Amato – trovando per strada vari rifiuti abbandonati, con la riflessione amara che tutto finisce in Arno e la situazione dell’inquinamento del fiume è veramente molto preoccupante. Tutto il mio percorso porta a riflettere sui pericoli del non rispetto dell’ambiente e sulle montagne di rifiuti che arrivano fino all’Oceano. Un itinerario di incontri con oggetti di forma e materiale dei più svariati: piccoli, grandi, leggeri o pesanti, di plastica, vetro, polistirolo e una serie di ritratti di rifiuti. ‘Ritratti Rifiutati’, così si è trasformato il progetto degli oggetti indistinti; chi appenderebbe alla parete del salotto una busta di plastica che galleggia? Tutti i “ritratti” sono fotografati dall’alto -senza prospettiva- e ogni rifiuto, isolato dal contesto, diventa esemplare unico; se lo guardi in orizzontale, sembra in equilibrio precario. Le immagini contengono i dati del tempo e del luogo: sono la prova di un delitto! Una denuncia per cambiare il nostro modo di agire e rispettare maggiormente l’ambiente in cui viviamo. “

La mostra sarà visitabile fino al 18 gennaio dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19; il sabato dalle 10 alle 13.

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