OPINIONE/

Comunicazione e informazione pubblica. E’ tempo di una svolta culturale sul digitale

L’emergenza Covid-19 e le sue fasi successive hanno avuto un profondo e forte impatto sulla comunicazione e sull’informazione pubblica orientata sui media, social e piattaforme digitali, facendola diventare protagonista della vita quotidiana dei cittadini. Cosa serve oggi? Trasformare il cambiamento in atto ‘strutturale’, la normalità del servizio pubblico

Comunicazione digitale

Perché serve una svolta digitale per la comunicazione e informazione pubblica? A che punto siamo? Durante l’emergenza e anche nelle fasi successive che stiamo vivendo l’impatto della comunicazione e informazione pubblica digitale è stato forte, centrale, mai così protagonista nella vita quotidiana dei cittadini. Siamo di fronte prima di tutto ad un grande passaggio culturale che la pandemia ha accelerato, ma non certo completato.

Quando parliamo di comunicazione e informazione pubblica facciamo ancora oggi riferimento ad una legge, la 150 del 2000, che solo per l’anno di approvazione e per gli evidenti motivi dovuti ai tanti cambiamenti di questi 20 anni, risulta oggi essere superata dagli eventi, dagli strumenti, dalla realtà del lavoro quotidiano di comunicatori, giornalisti, nuove professioni del digitale, oggi presenti nei nostri enti e aziende pubbliche. Per questo motivo negli anni, dopo aver finalmente abbattuto molti muri e resistenze, dopo aver capito l’utilità di strumenti come social e chat, dopo essere passati dalla quantità alla qualità della presenza pubblica sulle piattaforme digitali (passaggio ancora in corso), oggi ci interroghiamo su come combattere la disinformazione, investire sulle competenze, proporre modelli organizzativi efficienti ed efficaci, aggiornare tempi, modalità, strumenti di lavoro, gestire al meglio il dialogo e l’interazione con il cittadino, analizzare, gestire e comunicare i dati, coltivare una positiva comunità/community.

Per questa realtà serve una nuova legge, un quadro di riferimento diverso e aggiornato, una svolta digitale con il riconoscimento delle nuove competenze e una logica da redazione unica con l’integrazione delle professionalità e un obiettivo chiaro: la centralità del cittadino.

Abbiamo tante buone pratiche sparse in tutta Italia, spesso però nate grazie ad una particolare sensibilità e intraprendenza di bravissimi professionisti, è arrivato il momento i rendere questo cambiamento strutturale, la normalità, la nuova normalità del settore pubblico.

è arrivato il momento di rendere questo cambiamento strutturale, la normalità, la nuova normalità del settore pubblico

Quindi, a che punto siamo? Lo scorso 9 gennaio il Ministero per la Pubblica Amministrazione, su impulso del ministro Fabiana Dadone, ha istituito un gruppo di lavoro con tutte le principali organizzazioni della PA, del giornalismo, della comunicazione, dell’Università, delle nuove professioni del digitale, per la riforma della legge 150. Lo scorso 16 giugno il gruppo di lavoro ha consegnato al Ministro un documento in 10 punti principali che rappresenta l’ossatura di quello che sarà, con l’augurio di tempi rapidi e certi, il percorso legislativo di riforma.

Come ha scritto il coordinatore del Gruppo di Lavoro Sergio Talamo, nella relazione di accompagnamento al documento, l’obiettivo è rendere effettivo l’auspicio del presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento alle Camere: “Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani”. Per questo dobbiamo accelerare, avere tempi rapidi, non solo con una nuova legge che è un tassello fondamentale, ma con il passaggio culturale che si porta dietro tutto il resto. La svolta o è digitale o non è.

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