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Riabilitazione cardiologica in rosa: l’esperienza di Cecina studiata dal Canada

Il lavoro scientifico pubblicato sul Canadian journal of cardiology si è occupato per la prima volta di analizzare, le difficoltà e la disparità di genere nell’accesso ai servizi della riabilitazione cardiologica

I pazienti del reparto cardiologia di Cecina e della riabilitazione cardiologica dell’area sud sono state tra le protagoniste del lavoro scientifico pubblicato sul Canadian journal of cardiology che si è occupato per la prima volta di analizzare, le difficoltà e la disparità di genere nell’accesso ai servizi della riabilitazione cardiologica.

Lo rende noto la Asl Toscana nord ovest. “Attraverso il Consiglio internazionale per la prevenzione e la riabilitazione cardiovascolare – spiega Elio Venturini, direttore facente funzione del reparto di cardiologia di Cecina e della riabilitazione cardiologica area sud – abbiamo provveduto a reclutare pazienti cardiopatici idonei e pazienti che stavano appena iniziando la riabilitazione cardiologica per valutare sistematicamente le difficoltà trovate. È stata loro sottoposta la cardiac rehab barriers scale, lo strumento di misurazione più utilizzato e rigoroso, nato quasi 25 anni fa, per valutare le barriere di accesso al servizio tramite un questionario online. Così l’esperienza di oltre 70 di nostri pazienti è divenuta parte integrante di uno studio che ha raccolto i dati di oltre 2mila persone residenti in 16 Paesi sparsi in tutto il mondo che ha fatto emergere come, almeno in Europa, la distanza, la mancata conoscenza o altri problemi di salute siano le principali difficoltà riscontrate ad accedere ai servizi della riabilitazione cardiologica. La partecipazione allo studio conferma e riconosce l’alta qualità del lavoro svolto a Cecina nelle due unità operativa non solo da punta di vista assistenziale, ma anche da quello scientifico”.

La ricerca, guidata da Sherry Grace e Gabriela Melo Ghisi dell’Università di Toronto, è partita dal presupposto che i vantaggi della riabilitazione cardiologica siano evidenti considerando che chi la pratica ha il 20% in meno di probabilità di tornare in ospedale o addirittura di morire.

Nonostante questo, ad oggi, sono ancora molte le persone che non sfruttano questa opportunità e si tratta spesso di donne.

Per questo lo studio ha sottoposto un sondaggio online a una platea mai così ampia che spaziava dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Australia all’Egitto, e che ha rilevato situazioni diversificate, ma con alcuni tratti comuni.

“Ovunque – continua Venturini – le donne hanno minori probabilità di usufruire della riabilitazione cardiologica rispetto agli uomini e quindi di raccoglierne i benefici. Ciò è dovuto principalmente al fatto che le donne debbano affrontare maggiori ostacoli che vanno dalla distanza fino al costo del servizio che si legano, in alcuni Paesi, ad una minore autonomia nello spostamento e nelle risorse, ma anche difficoltà pratiche riscontrate in esercizi che comunque risultano impegnativi”.

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