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Dare un nome ai corpi: due film raccontano il lavoro di chi ridà dignità alle persone

In programmazione a Firenze due documentari, che raccontano il percorso di ricercatori, tecnici, medici e scienziati, per ridare dignità alle spoglie umane rimaste anonime

Film “Sconosciuti puri”

Nell’era di Internet, della comunicazione digitale, dei social, che portano alla condivisione di ogni aspetto delle persone, fino a forme di intrusione sempre più pressanti nella privacy di ognuno, sembra incredibile che ancora oggi si verifichi un fenomeno molto negativo, che nega la dignità dell’essere umano: quello dei corpi ritrovati, che restano senza un nome e quindi senza un’identità. Corpi di persone fantasma, che altri cercano invano senza darsi pace; vite che rimagono senza che qualcuno abbia potuto dedicare loro gli onori e la memoria dovuti.

A raccontarlo oggi è il cinema, con due documentari di recente produzione. Al festival internazionale che si tiene a Firenze dal 6 al 10 marzo, incentrato su archeologia, arte e ambiente, “Firenze Archeofilm”, venerdì 8 marzo è in programma il documentario Il corpo e il nome, di Daniele Cini. Il film descrive il lavoro capillare di tre giovani donne – una documentarista, un’archivista e una biologa forense – che operano proprio in ambito universitario a Firenze, nel loro lavoro svolto per ridare un nome ai dodici corpi ancora anonimi, ritrovati sul sito dell’eccidio delle Fosse Aredatine.

Una strage avvenuta a Roma il 24 marzo 1944, per mano dei  nazisti come rappresaglia per l’attentato partigiano di Via Rasella del 23 marzo dello stesso anno, nel quale persero la vita 335 persone. Tra i tanti corpi ritrovati, alcuni non avevano ancora un nome, a più di 60 anni di distanza dai fatti. Come documentato dal film, le ricercatrici  sono riuscite a risolvere parte di questo mistero e a restituire alle famiglie, sparse per il mondo, un’ identificazione di alcuni di questi corpi sconosciuti.

Film “Un corpo e un nome”

E arriva nelle sale in questi giorni (in programmazione anche al cinema La Compagnia di Firenze dal 15 marzo al 20 marzo), il documentario, finalista ai David di Donatello 2024 e nella cinquina finalista ai Nastri D’Argento, Sconosciuti puri, di Valentina Ciconga  e Mattia Colombo. Il film si incentra sul lavoro della dottoressa Cristina Catteneo, medico legale e docente all’Università Statale di Milano, e la sua squadra del LABANOF, che ha analizzato centinaia di cadaveri, per cercare e restituire loro il diritto all’identità e alla dignità.

“Il fenomeno” – come descitto da una nota stampa -” ha una portata eccezionale e generalmente molto poco conosciuta Sono centinaia i cadaveri senza nome che Cristina ha analizzato dall’inizio degli anni 2000, da quando è alla guida del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano, il LABANOF. Il bisogno etico di fare giustizia porta Cristina ad occuparsi proprio di coloro che, nella morte ancor più che nella vita, vengono dimenticati, gli Sconosciuti Puri. Si tratta di cadaveri o scheletri che vengono ritrovati senza documenti che ne attestino l’identità: persone spesso ai margini della società. Una giovane donna scappata di casa e uccisa. Un senzatetto morto di freddo. O le innumerevoli vittime dei naufragi nel Mediterraneo. Muoiono lontano da casa, quasi sempre in solitudine, invisibili, anonimi“.

Ed è proprio al dramma dei migranti che questi film avvicinano il pubblico: per ricordare le profonde ineguaglianze tra le persone; l’incredibile ingiustizia che porta chi ha vissuto in povertà o ai margini, oppure è stato vittima di persecuzioni razziali, ad avere un’ingiustizia ancora più grande, quella di non veder riconosciute e giustamente collocate le proprie spoglie. Una tematica sulla quale si è soffermato il giornalista toscano Gabriele Del Grande, con la pubblicazione di libri e di un blog dedicato, che per sei anni ha svolto una ricerca certosina per dare un nome ai tanti morti, anonimi, del mediterraneo, a coloro che hanno perso la vita in mare, nel viaggio verso l’Italia e l’Europa, in cerca di una vita migliore (http://fortresseurope.blogspot.com/). Un dramma che si ripete inoltre ogni qualvolta si verifichi nel mondo un conflitto bellico, che lascia sul campo vite martoriate, in molti casi senza identità.

Due film per riflettere sulle ombre di una società che viaggia veloce, che si dimentica degli ultimi, e per rendere onore a chi, fuori dai riflettori, svolge un lavoro duro e importante, che restituisce la dignità e l’identità ai corpi fantasma, che nessuno osa guardare.

 

 

 

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