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Stefano Tempesti dice addio alla pallanuoto: “È il momento di farsi da parte, ma è stata un’avventura bellissima”

Trentatré anni in Serie A, cinque Olimpiadi, due medaglie a cinque cerchi, un oro mondiale e decine di trofei con club e Nazionale. Il portiere di Prato annuncia il ritiro: “Non avrei potuto chiedere un finale migliore”

Certe carriere sembrano fatte per non finire mai. Come se il tempo potesse fermarsi ogni volta che si indossa la calottina numero uno. Come se bastasse uno sguardo in vasca per capire che lì, tra i pali, ci sarà sempre lui: Stefano Tempesti. E invece anche le leggende, prima o poi, sanno riconoscere il momento di salutare.

È giunto il momento di chiudere: dico grazie veramente a tutti“. Così, con la consueta sobrietà, il portiere di Prato ha annunciato il suo ritiro dalla pallanuoto. Al termine di questa stagione – e dopo l’ultima sfida andata in scena martedì 20 maggio tra Ortigia e Roma – ha appeso la calottina al chiodo. O meglio, a quella traversa che lo ha protetto per trent’anni.

Avrà 46 anni il prossimo 9 giugno, ma la sua carriera ne contiene molti di più. Perché Tempesti, con oltre 300 presenze in Nazionale e trofei a ripetizione, non è stato solo un atleta longevo. È stato – ed è – un’icona dello sport italiano. Un simbolo di dedizione, carisma, leadership. Uno di quei rari campioni che sono stati punto di riferimento per generazioni intere.

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Dalla Futura alla Florentia: tutto è cominciato in Toscana

Il suo viaggio comincia proprio da qui, da casa. Nato e cresciuto a Prato, ha mosso i primi passi nella Futura Nuoto per poi approdare – giovanissimo – alla Rari Nantes Florentia, con cui ha esordito in Serie A1 nel 1994 a soli 15 anni. A Firenze è rimasto fino al 2003, riportando il club ai vertici e conquistando anche una storica Coppa delle Coppe nel 2001. Proprio alla Florentia arrivò anche la prima convocazione olimpica, a Sydney 2000, quando di anni ne aveva appena 21. Da lì, l’inizio di un’epopea.

Recco, la Nazionale e l’oro di Shanghai

Nel 2003 si trasferisce alla Pro Recco, dove inizia a scrivere alcune delle pagine più gloriose del club ligure: 14 Scudetti, 13 Coppe Italia, 5 Champions League, 5 Supercoppe da protagonista assoluto. Con il Settebello, invece, debutta nel 1999 alla Coppa del Mondo di Sydney e nel 2011, a Shanghai, vive quello che lui stesso definisce “il momento più intenso della carriera”: l’oro mondiale, la svolta dopo anni difficili. Poi l’argento olimpico a Londra 2012, il bronzo a Rio 2016, altri due podi europei. In totale, cinque Olimpiadi consecutive. Una costanza da fuoriclasse assoluto.

L’ultima sfida: l’Ortigia

Nel 2019, ormai a fine carriera (o almeno così sembrava), Stefano decide di mettersi ancora in gioco e accetta la sfida dell’Ortigia. In sei stagioni a Siracusa, dà un contributo determinante alla crescita del club e lascia un’impronta profonda. Proprio con l’Ortigia ha disputato la sua ultima gara casalinga, lo scorso 17 maggio, in una serata emozionante in cui il pubblico lo ha celebrato con affetto sincero.

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Il saluto al maestro, la traversa e il futuro

Nel giorno dei saluti, Tempesti ha ricordato i tecnici che più hanno segnato la sua crescita: Umberto Panerai – “il mio maestro in acqua, colui che mi ha trasmesso una filosofia” – e Jacopo Bologna, che lo portò da Prato a Firenze quando era solo un ragazzino. Un viaggio che oggi si chiude nel modo più naturale: con una consapevolezza matura, con gratitudine e lucidità.

Sento di essere ancora un portiere che può dire la sua, che può fare la differenza – ha detto – però penso che ci voglia anche un po’ di intelligenza nel capire quando è il momento di farsi da parte. E quel momento è arrivato”.

Tempesti lascia la pallanuoto giocata, ma non è detto che lasci il suo mondo. Potrebbe restare nell’ambiente, magari da dirigente o tecnico. Di certo, chiude un’epoca. E lo fa come l’ha vissuta: con classe, dedizione, e rispetto per questo sport che gli ha dato tanto, e a cui ha dato tutto.

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