Attualità/

Sugli spalti solo applausi: dal calcio giovanile toscano arriva l’esempio della partita applaudita

Parte dell’under 14 della provincia di Firenze l’esperienza della “partita applaudita” che mette a bando, sugli spalti, insulti e fischi. Scopo? Diffondere un modo diverso di vivere il calcio, soprattutto tra i più giovani. La prossima gara è in programma sabato a Montelupo

Partita applaudita - © Michal Jarmoluk da Pixabay

Sugli spalti una sola regola: consentiti sono applausi e sorrisi. Il calcio gentile si insegna ma soprattutto si impara fin da piccoli, e allora al bando insulti e fischi. Sulle tribune è ammessa soltanto un’esultanza positiva. È la “partita applaudita”, un’iniziativa dal forte valore educativo e sociale, pensata e rivolta al calcio giovanile e promossa dal Comitato Regionale Figc-Lnd, associazione Allenatori, Comitato Arbitri, Comune di Firenze, associazione Calcio Fair Play Toscana e Calciopiù.

Quattro le partite applaudite previste in questa fase sperimentale del progetto, otto le società coinvolte, tutte della provincia di Firenze. Le prossime sono in calendario sabato 2 marzo a Montelupo Fiorentino e il sabato successivo (il 9 marzo) a Calenzano, le prime due partite applaudite invece si sono già disputate.

Come sono andate? Bene, molto bene. “Per pubblico e genitori all’inizio è strano perché sono abituati diversamente mentre quando si tiene una partita applaudita devono esprimere applaudendo sia l’entusiasmo per un gol fatto che il disappunto per una decisione dell’arbitro ma devo dire che le società sono state molto collaborative e anche i tifosi, per lo più genitori dei giocatori, hanno aderito con slancio”, così Francesco Cesari, presidente dell’associazione Calcio Fair Play Toscana.

Come e quando nasce l’idea della partita applaudita

L’iniziativa rientra in un percorso portato avanti dall’associazione Calcio Fair Play Toscana fin dalla propria fondazione, durante il periodo del covid. La partita applaudita infatti è parte di un documento, Cari genitori, contenente una sorta di decalogo di buone pratiche e di pratiche da evitare destinato ai genitori dei tesserati. Un documento preceduto dal codice deontologico per la gestione dell’attività sportiva, destinato invece agli addetti ai lavori.

Tante iniziative, un solo obiettivo: “normalizzare” il calcio . Ce n’è bisogno? Probabilmente si.

Dell’associazione Calcio Fair Play Toscana fanno parte genitori, allenatori, appassionati che hanno deciso di dedicare tempo ed energie affinché il calcio giovanile faccia parlare si sé per meriti sportivi, non perché teatro di risse e azzuffate che spesso vedono protagonisti i genitori dei giocatori .

Impianti sportivi, luoghi di buona educazione

Il nostro impegno è volto a far diventare gli impianti sportivi luoghi di buona educazione”, spiega Cesari. Un impegno che con la partita applaudita prova a concretizzarsi con i ragazzi dall’under 14, nei campi sportivi della provincia di Firenze.

Si dice che il calcio sia, più di altri sport, lo specchio della società e chi sui campi da calcio di periferia ci è cresciuto lo sa bene: dopo la famiglia e la scuola sono sicuramente il luogo dove i ragazzi passano più tempo, un ambiente che incide profondamente sulla loro crescita e sulla loro personalità, a prescindere dal loro destino con gli scarpini.

È qui che imparano a fare squadra, a vincere e (soprattutto) a perdere. In campo imparano ad essere altruisti, a condividere gioie e dolori, a prendersi le proprie responsabilità. Come insegnavano Don Camillo e Peppone con un pallone al campino si superano anche eterne divisioni. Però tutto ciò deve essere tutelato, per farlo bisogna guardarsi nelle palle degli occhi e, come sostiene Cesari, “avere il coraggio di dirsele certe cose”.

Dirsi, ad esempio, che un babbo che urla in tribuna non aiuta il figlio in campo e non giova all’armonia della partita. “E’ ovvio che l’obiettivo in campo è vincere, ma l’esagitazione sugli spalti spesso sconfina in atteggiamenti ed episodi che con lo sport non c’entrano nulla”.

Dai campi di periferia un esempio per le serie maggiori

Ovviamente l’iniziativa della partita applaudita è “un’estremizzazione”: nessuno, neppure gli organizzatori, pretendono che i tifosi dimentichino di essere tifosi, ma provare a placare gli ardori a vantaggio del gioco, del rispetto reciproco e del fair play potrebbe lasciare un segno positivo ed essere d’esempio per i più giovani.

Per Cesari potrebbe anche essere un antidoto sufficiente agli esempi non illustri che arrivano talvolta (purtroppo sempre più spesso) dal calcio professionistico: “Se intanto i campi di periferia tornassero ad essere luoghi di buona educazione – dice – credo che gli esempi negativi che potrebbero arrivare, e arrivano, dalla Serie A non sarebbero così rilevanti. Certo ci sono aspetti del calcio professionistico che non aiutano a promuovere le buone pratiche nello sport giovanile ma da qualche parte dobbiamo partire per dare un segnale diverso e credo che un buon punto di partenza sia riassegnare al calcio giovanile una funzione educativa e rispettarla”. Con la collaborazione di tutti, e tra gli applausi generali sugli spalti.

I più popolari su intoscana