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La storia delle miniere di ferro tra l’isola d’Elba e i parchi della Val di Cornia

Dagli Etruschi alla fine degli anni Settanta del secolo scorso una lavorazione che ha caratterizzato la costa toscana nel corso dei secoli

Un’antica miniera all’isola d’Elba – foto di Roberto Ridi-Musei Arcipelago Toscano

La storia delle miniere di ferro nell’isola d’Elba e nei parchi della val di Cornia in Toscana, dal popolo etrusco che grazie a questo materiale poté arricchirsi ed espandersi, al Medioevo con la monumentale presenza della Rocca di San Silvestro a Campiglia Marittima. Un’estrazione, quella del ferro, che non si è mai arrestata fino alla fine degli anni ’70 del ‘900 e che ha lasciato tracce, paesaggi e panorami che sono oggi la ricchezza del parco.

Luoghi al centro de ‘La memoria del ferro’ di Alessandro Varchetta con la regia di Eva Frerè, in onda lunedì 4 agosto alle 21.10 su Rai Storia per ‘Italia. Viaggio nella Bellezza’. Ancora oggi, nell’immaginario comune, Populonia è legata a due elementi forti che la connotano: gli etruschi e i paesaggi.

Adagiata in uno splendido contesto paesaggistico, grazie alle lavorazioni del ferro fu una delle più grandi, ricche e potenti città della Dodecapoli etrusca assieme a Vulci, Volterra, Vetulonia e molte altre. Una città che aveva migliaia di abitanti e che era il principale centro metallurgico dell’Etruria.

Poi, nel III secolo avanti Cristo, arrivarono i romani: la città cambiò volto, adattandosi agli usi del conquistatore. La storia comincia però all’isola d’Elba, non lontano dalla cittadina etrusca dove fin dalla preistoria altri uomini avevano cominciato a utilizzare i preziosi giacimenti ferrosi.

La dominazione etrusca nell’isola dei Mille Fuochi

Sotto la dominazione Etrusca, per la purezza del suo minerale, l’Elba, denominata ‘L’isola dei Mille Fuochi’, raggiunse il periodo di massima espansione che si protrae fino alla fine del I secolo avanti Cristo. Successivamente, a causa dell’esaurimento dei boschi, e quindi del combustibile per la riduzione del ferro, la lavorazione si spostò sul litorale toscano, a Populonia dove vennero abbandonati oltre un milione di tonnellate di scorie ferrose.

È una memoria che al tramonto brilla ancora sulla spiaggia nera di Baratti. Scorie che restarono incredibilmente immobili per più di venti secoli, fino al 1915, quando si iniziò a lavorarle industrialmente. Ma l’estrazione del materiale ferroso non si era mai fermato.

La rocca di San Silvestro a Campiglia Marittima

Tra il X e l’XI secolo nacque vicino a Campiglia Marittima la rocca di San Silvestro, un villaggio medioevale straordinariamente conservato fino a oggi, un sito unico per la sua monumentalità. Oggi è possibile vedere i pozzi d’origine etrusca, percorrere le strette vie aperte nel Medioevo, entrare nel mondo sotterraneo trasportati da un trenino che corre sulle vecchie rotaie della miniera dismessa in età moderna.

Verso la fine degli anni 70 del 900 la grande crisi: quasi tutte le miniere chiudono. All’Elba l’ultima nel 1981. Le lotte sindacali sono accesissime. Per una intera comunità è la fine di un’epoca, forse anche della vita come l’avevano conosciuta fino allora scandita dai ritmi e dalle consuetudini di quel lavoro così logorante.

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