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Anche i cavalli si stressano: ecco come fanno per calmarsi

Uno studio dell’Università di Pisa approfondisce i comportamenti che adottano i cavalli in condizione di stress e i rimedi naturali che utilizzano per tornare alla calma, a partire dalla masticazione

cavallo

Non solo noi soffriamo di stress, anche i cavalli vivono condizioni di particolare nervosismo o subiscono condizionamenti dall’esterno che possono turbare il proprio equilibrio, come – ad esempio – un cavaliere particolarmente esigente o la separazione dal proprio gruppo sociale. Così l‘Università di Pisa con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ne hanno analizzato i comportamenti: i risultati sono stati evidenziati in uno studio pubblicato recentemente sulla rivista “Scientific Reports”.

L’indagine scientifica rivela che lo “snore”, ossia il suono legato alla respirazione simile ad una profonda inalazione, è un comportamento messo in atto per controbilanciare lo stress così come, ma con una tempistiche diverse, il “vacuum chewing”, cioè la masticazione a vuoto, senza nulla in bocca.

“I comportamenti calmanti messi in atto dai cavalli sono una forma di resilienza, cioè una strategia che consente di affrontare meglio certe situazioni caratterizzate da una importante risposta emotiva negativa – ha spiegato Chiara Scopa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – sono azioni inconsapevoli che hanno un effetto sul sistema nervoso autonomo, che permette al soggetto di bilanciare lo stress e provare a ristabilire l’equilibrio interno del proprio organismo”.

I ricercatori hanno condotto la sperimentazione su 33 cavalli di razza, sesso ed età diversi in quattro differenti scuderie italiane, sottoponendoli a condizioni di stress e videoregistrandone i comportamenti. I dati fisiologici sono stati raccolti da un monitor cardiaco fissato su una cintura elastica applicata al torace.

“Il cavallo è tra i più diffusi animali domestici e da compagnia, oltre ad essere utilizzato in attività ludico-ricreative e nelle terapie assistite –  ha chiosato Paolo Baragli dell’Ateneo Pisano – e, nonostante l’attenzione sempre crescente, è ancora difficile definire e riconoscere quali siano i segnali che possono aiutarci a capire il loro reale stato interiore. Il comportamento da solo può non essere sufficiente e questo studio potrebbe quindi fare da apripista alla realizzazione di linee guida comportamentali, validate dalla reale attività del sistema nervoso autonomo, utili a tutti coloro che hanno a che fare con i cavalli e perciò anche a beneficio degli umani”.

 

 

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