La cassa di espansione di Pizziconi a Figline e Incisa Valdarno compie un passo decisivo: dopo l’invaso, è stata completata e inaugurata anche l’opera di presa, il cosiddetto “rubinetto” che consentirà di regolare in modo flessibile e da remoto l’ingresso dell’acqua dell’Arno.
Le nuove paratoie mobili, alte due metri, rappresentano un salto tecnologico rispetto alle soluzioni fisse: potranno essere alzate o abbassate in base alla portata del fiume, evitando interventi troppo anticipati o tardivi durante le piene. Un sistema che aumenta sicurezza e tempestività, riducendo il rischio per il Valdarno e per Firenze.
L’opera, costata 13 milioni e 300 mila euro, si aggiunge alla cassa già realizzata – capace di ricevere 3,4 milioni di metri cubi d’acqua (3,8 milioni con il terzo modulo) – ed è la prima struttura di nuova generazione a monte del capoluogo. A regime potrà deviare una portata di 200-250 metri cubi al secondo, l’equivalente del Mugnone in piena.
La realizzazione ha richiesto un intervento ingegneristico complesso: i tre monoliti di cemento larghi 15 metri e alti 6 sono stati spinti sotto l’autostrada A1 e il viadotto ferroviario dell’Alta Velocità con martinetti idraulici, senza interrompere la circolazione stradale e ferroviaria.
Un sistema da 25 milioni di metri cubi
La cassa di Pizziconi è parte di un più ampio sistema di opere di laminazione per la sicurezza idraulica di Firenze e del Valdarno. Accanto a Pizziconi sono previste la cassa del Restone (5,5 milioni di metri cubi, fine lavori nel 2026), quella di Prulli (7 milioni di metri cubi, prevista tra 2027 e 2028) e quella di Leccio (8 milioni di metri cubi, in progettazione).
Complessivamente, con un investimento di 206 milioni di euro, il sistema potrà invasare circa 25 milioni di metri cubi d’acqua, mettendo in sicurezza un’area densamente popolata e ricca di beni storici e artistici come il centro di Firenze.