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Arte, le “donne” degli Uffizi: le storie oltre il ritratto

Da Eleonora di Toledo e Simonetta Vespucci all’Elettrice Palatina passando per Maria Maddalena d’Austria e un autoritratto “a sorpresa”

Eleonora di Toledo

Ai nostri giorni sarebbero state influencer da milioni di followers e avremmo spiato le loro vite dagli schermi degli smartphone. Ma di Eleonora di Toledo, Simonetta Vespucci e le tante donne ritratte nelle sale della Galleria degli Uffizi, spesso a dispetto della fama, sappiamo ben poco.

La loro storia si nasconde tra cornici e pennellate. Esistenze spesso note solo agli addetti ai lavori, proprio per essere vissute in una società pur sempre dell’immagine ma decisamente non molto social. Ecco quindi vita, segreti e curiosità di cinque ritratti al femminile. Cinque donne straordinarie per bellezza, virtù e talento.

Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni ritratta dal Bronzino

1. Eleonora di Toledo

Altro che Chiara Ferragni. Eleonora di Toledo, sposa amatissima di Cosimo I de’ Medici, fu un esempio di bellezza e di eleganza. Almeno così racconta il celebre ritratto assieme al secondogenito Giovanni realizzato dal Bronzino. Pelle candida, gioielli spettacolari e abito maestoso per questa figura femminile che si staglia contro un magnetico sfondo blu. La presenza del secondogenito sembra voler sottolineare il ruolo strategico di Eleonora nell’assicurare la successione di casa Medici. Non solo una buona moglie e una madre cristiana. Dal quadro emerge il ruolo politico di Eleonora: donna di Stato, abile amministratrice, braccio destro del Duca. Il taglio stesso del quadro, nel suo ritrarla fino alle ginocchia (qui Bronzino guarda a Raffaello e al carismatico ritratto di Leone X, lo sottolinea. Fu Eleonora nel 1549 a comprare Palazzo Pitti e ancora lei a commissionare la realizzazione del giardino di Boboli. Contrasse la malaria durante in viaggio in Maremma e colpita da forti febbri morì nel giro di pochi giorni.

Venere di Botticelli, ritenuto in passato il ritratto di Simonetta Vespucci

2. Simonetta Vespucci

Simonetta Vespucci approdò a Firenze dopo le nozze: si distinse tra le gentildonne d’Italia per bellezza. Fu così che conquistò l’amore di Giuliano de’ Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico. Al suo fascino non seppe resistere il pittore Sandro Botticelli: da sempre Simonetta è ritenuta la sua musa ispiratrice. Al punto che nel corso dei secoli molti hanno identificato il volto dell’amata nella dea Venere nella Nascita di Venere di Sandro Botticelli e di volta in volta pure in Flora o in una delle Tre Grazie nell’allegoria della Primavera. Ad oggi non ci sono ritratti certi della bella nobildonna. La giovane Simonetta fu davvero regina di cuori nella sua breve esistenza in riva all’Arno. A lei furono dedicati sonetti e poemi e quandò morì la sua salma in abiti bianchi fu trasportata in una bara scoperta fino alla Cappella dei Vespucci nella Chiesa di Ognissanti.

Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina

3. Anna Maria Luisa de’ Medici

A Firenze la ricordano come l’Elettrice Palatina, ma Anna Maria Luisa de’ Medici è stata soprattutto l’ultima rappresentante della casata fiorentina e colei che con “il patto di famiglia” salvò il patrimonio storico-artistico di Firenze donandolo allo Stato. Unica figlia del Granduca Cosimo III e della principessa Margherita Luisa d’Orléans, sposò nel 1690 Giovanni Carlo Guglielmo I, Principe Elettore del Palatinato. Tornò a Firenze alla morte del marito, e senza figli, nel 1716. Con la morte del padre Cosimo III il trono toscano passò alla casata francoaustriaca degli Asburgo-Lorena. Rimasta unica erede del patrimonio dei Medici trovò l’accordo con i Lorena per salvare la gran parte delle opere d’arte appartenenti alla casata. Il suo ritratto è esposto a Palazzo Pitti, nell’ambito delle Gallerie degli Uffizi.

Cosimo II de’ Medici con la moglie Maria Maddalena d’Austria e il figlio Ferdinando II Justus Suttermans – © Gallerie degli Uffizi

4. Maria Maddalena d’Austria

Fu moglie di Cosimo II de’ Medici e Granduchessa di Toscana. Nel ritratto di Justus Suttermans appare al fianco del marito Cosimo II de’ Medici e vicino al figlio Ferdinando II. La buona tavola e la caccia furono le due grandi passioni della sua vita. Nota per alcuni atteggiamenti altezzosi, anche in virtù delle sue origini, si distinse per le infinite opere di carità con il conseguente aumento di enti religiosi. Forte fu la sua influenza nelle questioni di politica estera e nelle alleanze matrimoniali. Mossa da una grande fede realizzò a palazzo Pitti, la “cappella delle reliquie” con tutti gli oggetti di devozione appartenenti alla famiglia. Il conformismo religioso e i rapporti con la Curia non le impedirono di godere di una certa familiarità con Galileo Galilei, nonostante lo scienziato fosse visto con sospetto dalla Santa Sede.

Autoritratto di Elisabeth Louise Vigée Le Brun – © Gallerie degli Uffizi

5. Elisabeth Louise Vigée Le Brun

Figlia d’arte è il caso di dire, il padre era il pittore Louis Vigée, aveva sposato il più grande mercante d’arte dell’epoca, Jean Baptiste Pierre Le Brun quando all’apice della carriera Elisabeth Louise Vigée Le Brun fu costretta a scappare nel 1789 da Parigi in rivolta. Di passaggio a Firenze rimase affascinata dalla collezione di autoritratti del principe Leopoldo de’ Medici e decise di realizzare il suo. Elisabeth Louise Vigée Le Brun scelse di ritrarsi “con la tavolozza in mano, dinanzi a una tela su cui sto disegnando la regina col gesso bianco”. Già se si osserva con attenzione si può apprezzare l’omaggio alla regina, Maria Antonietta. Il Granduca di Toscana Ferdinando III lo giudicò un capolavoro l’autoritratto che ora si trova esposto agli Uffizi.

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