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Franco Baggiani “Appunti sul ‘900” viaggio in musica nel secolo delle avanguardie

“La musica è la mia ragione di vita – ci ha detto il musicista toscano – è uno dei motivi che rendono la vita degna di essere vissuta insieme all’amore e alla bellezza”

Franco Baggiani è un trombettista fiorentino d’origine ma cittadino del mondo. Ha collaborato con alcuni dei più importanti musicisti italiani come Stefano Bollani, Paolo Fresu, Irene Grandi, Stefano Cocco Cantini, Fernando Marco, Dave Mitchell, Freak Anthony, David Riondino, Luigi Cinque e molti altri.

Ha pubblicato 33 album, di cui 18 a suo nome, che spaziano dal jazz più tradizionale al jazz-funk, al free jazz, alla musica elettronica e d’avanguardia. Ha fondato ed è stato direttore di numerose band e big band, fra le quali Urbanfunk, Dynamics, Sound Orchestra, Sunrise Big Band.

Attivo dagli anni ’80, ha suonato in club, festival e teatri in tutta Europa: dal Castellón Jazz Festival all’International Jazz Festival di Benicassim, dal Festival del Jazz di Saint Genis Laval al Dresda Summer Jazz Fest, al Veneto Jazz Festival e molti altri.

Nel suo ultimo disco “Appunti sul ‘900” ha creato 20 tracce brevi che si ispirano ai maggiori rappresentanti artistici del così detto “secolo breve”. Dal futurismo di Luigi Russolo alle citazioni di John Hassell e Brian Eno, dal free jazz e lo sperimentalismo di Toshinori Kondo alla musica seriale di Berio e Nono. Ma anche dalle visioni novecentesche di melodia e rumore, dalle “fabbriche di gioia” dell’industrializzazione, dalla sua “Firenze” stravolta dal business del turismo. E ancora, le bande di paese, il ricordo in “blues” del padre e una serie di “appunti” che chiamano in causa la musica aleatoria e la scuola di Darmstadt, dove nel Dopoguerra si formarono molti compositori contemporanei.

Ecco la nostra intervista

Ciao Franco! L’ultima volta che ci siamo sentiti era il 2018 ed era appena uscito il tuo disco “Preciso” un omaggio al grandi jazzisti ma anche alla Spagna, che cos’è successo nel frattempo?

Tante cose, è continuato il bellissimo rapporto con la Spagna, con l’etichetta Blauerecord di Fernando Marco che è un grande musicista e per me un grande amico. Ormai devo essere sincero i miei concerti in Spagna sono molto più partecipati di quelli a Firenze. Si potrebbe dire “l’erba del vicino è sempre più verde”, si è sempre più attratti da uno “straniero”. I musicisti italiani sono sempre più apprezzati all’estero che in patria. L’italiano medio non è ben visto ma l’artista è sempre stimato, abbiamo un po’ questa doppia faccia. Nel 2019 ho partecipato a due festival internazionali in Spagna, è uscito anche un altro disco “Live in Firenze”.

Nel 2020 sono riuscito a fare poco ma il poco che ho fatto è stato bello. Ho fatto due concerti in Spagna a Benicassim, poi ho curato la direzione artistica di “Jazz in fattoria” qui in Val di Sieve in collaborazione col Consorzio Chianti Rufina. Come dire, è stata una parentesi molto breve che è andata dai primi di luglio ai primi di settembre, però è stato interessante, pochi concerti ma tutti belli. E poi ho lavorato all’uscita dell’ultimo disco che avevo registrato tra 2018 e 2019.

Quindi “Appunti sul ‘900” è stato realizzato pre-Covid?

Sì, volevo farlo uscire a febbraio/marzo del 2020. Poi non mi è sembrato il caso di fare uscire il disco in un momento così drammatico. C’erano 1500 morti al giorno, non me la sono sentita ecco, mi sembrava un affronto. Ho deciso di farlo uscire adesso anche se la situazione non è bella, ma ho voluto dare un segnale di positività.

Il tuo disco “Appunti sul ‘900”, si ispira al secolo scorso musicalmente e non solo. Che cos’è per te il ‘900?

Il disco parte proprio dalla nascita del jazz agli inizi del ‘900. Secondo me il Jazz insieme al Futurismo sono le due più grandi rivoluzioni di questo secolo, ma ce ne sono tante altre: la musica seriale, dodecafonica, i neoclassici, Stravinsky, i Blaue Reiter in Germania, il costruttivismo sovietico, la scuola di Darmstad da cui sono nati tutti i più grandi compositori, Luigi Nono, Bruno Maderna, Luciano Berio, Strockhausen, la prima musica elettronica, Brian Eno, i Pink Floyd, la nascita del rock. É un secolo che se lo osserviamo nella sua interezza ha creato più dei 50 secoli precedenti, è impressionante. 

Franco Baggiani

Il disco contiene 20 tracce, chiedi un lungo ascolto a chi si dedica al tuo album

Sì ma sono tutti brani brevi, appunti. Ogni brano è liberamente costruito, non faccio l’epigono di nessuno. Sono tutti brani originali che vengono dalla mia creatività. Ho voluto citare tanti personaggi nei titoli per dare un segno, sono tutti appunti, proprio come se un pittore facesse degli schizzi.

Se non mi sbaglio questo è il tuo 33esimo album. Sei un musicista molto prolifico, ma cos’è per te la musica?

Credo sia il mio motivo di vita. Se non potessi più fare musica la soluzione sarebbe prendere un mitra in mano e gettarmi da un ponte, non potrei vivere senza. É uno dei motivi per cui la vita è degna di essere vissuta insieme all’amore, la bellezza. La musica è stata per me una scelta di vita radicale e continua ad esserlo.

Riusciremo a sentirti online oppure non ti piacciono i concerti in streaming? Cosa ne pensi?

Lo streaming non potrà mai sostituire il live, su questo non ho dubbi. Però ho intenzione di fare una presentazione del disco in streaming a marzo. Ancora non ho una data precisa, anche perchè ho bisogno di fare un lavoro di un certo tipo il disco è in parte elettronico quindi per suonarlo devo usare tre pedaliere in contemporanea. Non è una cosa semplice. 

Appunti sul ‘900, Franco Baggiani

 

 

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