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“La chiusura? Una condanna a morte”. L’ira degli imprenditori toscani

Su una cosa sono tutti d’accordo: questo decreto anti-Covid rappresenterà un colpo mortale per le imprese di Toscana (e non solo). Chiesti contributi a fondo perduto e sospensione di tasse e muti

Un bar toscano durante l’emergenza sanitaria - © Gabriella Clare Marino, Unsplash

“Un lockdown mascherato. Questo decreto è una vera e propria condanna a morte per tanti ristoranti, pasticcerie, bar e gelaterie. Per colmare l’incapacità evidente del Governo di garantire il rispetto delle normative continuano ad accanirsi contro queste categorie di lavoratori. È assurdo”. Confartigianato Imprese Firenze, per voce del suo presidente Alessandro Sorani, attacca così le decisioni annunciate dal premier Conte, in vigore da oggi, che impongono la chiusura dei locali alle 18, concedendo solo l’attività di asporto fino alle 24.

Richiesta: contributi a fondo perduto, blocco a tasse e mutui

“Come ripartiremo dopo questo tracollo non è dato saperlo” ha aggiunto Sorani. “Sono stati annunciati generici indennizzi. Noi chiediamo a partire da ora contributi a fondo perduto sulla base del fatturato dell’anno precedente, il blocco totale delle tasse e delle cartelle esattoriali per il settore, lo stop ai mutui e finanziamenti, supporto per gli affitti e ovviamente la proroga della cassa integrazione a tutela del lavoro”.

Ristorazione, luogo sicuro

La ristorazione, continua il presidente Sorani, “si è dimostrata essere un luogo sicuro, forse il posto dove esistono più procedure e controlli a garanzia della salute dei lavoratori e dei clienti. Questo decreto continua a non voler affrontare il vero problema di questa pandemia, indubbiamente per la scarsa capacità delle istituzioni di farvi fronte: la drammatica situazione del trasporto pubblico locale. E a pagare sono le imprese e i lavoratori”.

“È un colpo mortale per la parte sana e pulsante della nostra Italia, lasciando invece irrisolti molti nodi cruciali della battaglia al Covid

Imprenditori “untori”

Un “colpo mortale”, “un Dpcm che si accanisce ingiustamente contro le imprese anziché prendere provvedimenti incisivi sul buon funzionamento delle strutture e dei servizi pubblici, dal trasporto alla sanità. Il Governo si ostina a considerare gli imprenditori come ‘untori’, quando invece sono la forza del nostro Paese e, soprattutto, quando potrebbero essere individuati altrove i comportamenti realmente irresponsabili ai fini della lotta alla pandemia”. Così, in una nota, la presidente di Confcommercio Toscana, Anna Lapini, commenta il nuovo decreto. “Colpisce al cuore – aggiunge – la parte sana e pulsante della nostra Italia, lasciando invece irrisolti molti nodi cruciali della battaglia al Covid 19. Che va combattuta con tutte le armi, è vero, ma non sparando agli alleati. I Dpcm sono fuoco amico sulle imprese”.

Cambi di prospettiva

Per il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana, Aldo Cursano “non mi si venga a dire che si tratta di gestire l’emergenza, perché l’allungamento temporale della pandemia, e la prospettiva che negli anni a venire non sarà la sola, l’ha resa ben più che un’emergenza. Impone un cambio radicale di prospettiva, anche nella gestione delle imprese, perché dobbiamo imparare a convivere con eventi del genere”.

La manifestazione dei ristoratori

“Esasperati da provvedimenti senza senso. L’ultimo? Una follia”

Il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, ricorda poi la manifestazione di protesta che il 28 ottobre si svolgerà a Firenze e in altre 17 città italiane: alle 11.30 si ritroveranno ristoratori e chi lavora nella somministrazione, provenienti da tutte le dieci province toscane. Non ci saranno cortei, saranno invece “apparecchiate 16 tovaglie di 3 metri per 3 a terra (‘Perché siamo col sedere per terra!’) e tutt’intorno, nella loro uniforme da lavoro, siederanno gli chef dell’associazione italiana cuochi e tutte le variegate professionalità di un mondo esasperato da provvedimenti senza senso. Come l’ultimo, che definiamo una follia” aggiunge Marinoni. “I ristoranti e i bar hanno ripreso l’attività il 18 maggio. E la curva dei contagi da allora fino a metà settembre è stata sotto controllo. Se da metà settembre ha ripreso improvvisamente a correre, cosa c’entrano le nostre attività?”.

In Toscana perdite superiori al miliardo

“Alle imprese, entro poche ore, arrivino veri e proporzionati contributi di ristoro. La tutela sanitaria di ogni cittadino è la priorità, ma coniugarla con scelte che non distruggano l’economia è la vera sfida”. A parlare è Confesercenti Toscana. “Questa volta non ci sono alibi” afferma il presidente Nico Gronchi. “Conosciamo gli effetti devastanti del lockdown sulla platea delle attività che saranno chiuse totalmente o parzialmente per decreto: i 70 giorni di chiusura delle attività del commercio, turismo e servizi della nostra regione sono costati -1,3 miliardi di fatturati e un altro colpo, le nostre imprese, non la reggeranno”.

Una questione di equilibrio

“Sono necessarie scelte – prosegue Gronchi – non dettate solo dall’emergenza o dall’onda emotiva di queste ore, ad esempio su trasporti, scuola ed economia, ma equilibrate e mirate ad evitare un tracollo economico e sociale, mantenendo sotto controllo il sistema sanitario, perché la tutela sanitaria di ogni cittadino è la priorità, ma coniugarla con scelte che non distruggano l’economia è la vera sfida. Come Confesercenti abbiamo chiesto e chiederemo con forza e in tutte le sedi possibili, che per tutte queste imprese, entro poche ore, arrivino veri e proporzionati contributi di ristoro e dopo, solo dopo, i divieti. Questa volta per le imprese del commercio, turismo e servizi, già pesantemente provate da mesi difficilissimi, non ci può essere altra versione accettabile: per noi, per i nostri dipendenti, per le nostre famiglie, per le nostre imprese”.

“Aperti a pranzo? Inutile”

“Questo Dpcm è una condanna a morte per il nostro settore. Un Dpcm che colpisce duramente le nostre aziende anziché prendere provvedimenti e rendere più efficienti strutture e servizi, come trasporto pubblico e sanità”. Lo sostiene Pasquale Naccari, presidente dei Ristoratori Toscana, gruppo che rappresenta 1.000 aziende a Firenze e 15.000 in Toscana e che boccia il nuovo Dpcm che impone la chiusura alle 18 ai pubblici esercizi. “Lasciare la possibilità di rimanere aperti a pranzo – riprende – è inutile visto che da quando la maggior parte degli enti pubblici e delle aziende hanno organizzato i propri dipendenti con lo smart working tanti ristoranti hanno deciso addirittura di chiudere in questa fascia oraria visto il calo brusco di clienti”.

“Gli aiuti? Quando e come?”

Riguardo al piano di aiuti economici promessi dal premier Conte, Naccari è scettico: “Siamo stanchi delle tante parole, ci aspettiamo fatti. Noi il 4 novembre scenderemo in strada e arriveremo a piedi a Roma. Ci teniamo a sottolineare – prosegue – che a differenza di quanto sottolineato dal premier durante la conferenza, a noi di aiuti ce ne sono arrivati ben pochi. Abbiamo avuto solo un credito di imposta sul pagamento del canone di affitto del 60%, il restante 40% lo abbiamo dovuto tirare fuori di tasca nostra. Per quanto riguarda il fondo perduto: siamo stati chiusi per tre mesi e abbiamo avuto un ristoro solo per il mese di aprile. I sostegni per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, invece, non sono mai arrivati. Capiamo che l’economia non si debba fermare ma ci chiediamo, se le persone continueranno a uscire, a fare la propria vita con le cene in famiglia, siamo sicuri che il contagio non continuerà a crescere? Assurdo chiudere solo i ristoranti, i luoghi più sicuri per eccellenza. È stato scelto ancora una volta di penalizzare il nostro settore quando invece bisognava organizzare strutture e servizi in modo da imparare a poter convivere con questo virus, che a quanto dicono gli esperti, non ci lascerà a dicembre”. Infine Naccari lancia un appello al Comune di Firenze: “Chiediamo al sindaco Nardella di aprire le Ztl dalle 12 alle 14 in modo da permettere a quei pochi ristoranti che rimarranno aperti di poter lavorare”.

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