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Covid-19: attivata la CROSS di Pistoia, cos’è e come funziona

Parte da Pistoia il coordinamento per liberare i posti letto della terapia intensiva in Lombardia. Intervista a Piero Paolini direttore della CROSS

Cross Pistoia

Si trova proprio a Pistoia la CROSS – Centrale remota operazioni di soccorso sanitario che proprio in questi giorni è stata attivata per coordinare le disponibilità e l’utilizzo dei posti letto negli ospedali, anche al di fuori della Toscana, per l’emergenza Covid19.

Per capire meglio come funziona e le attività in cui da alcuni giorni è impegnata h24, abbiamo intervistato il dottor Piero Paolini, direttore della CROSS di Pistoia.

Che cos’è una Centrale remota operazioni di soccorso?

Questa è una struttura prevista da una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del giugno del 2016. In Italia ce ne sono due, una a Pistoia e una Torino che non operano mai insieme contemporaneamente ma una per volta alternandosi. Quando si verifica una catastrofe che supera le disponibilità di una regione, e in questo momento stiamo parlando di una emergenza che, anche se con un distinguo importante, abbraccia tutte le Regioni italiane, nel momento in cui una o più Regione non ce la fa con le proprie risorse sanitarie si rivolge al Dipartimento della Protezione Civile che attiva la CROSS di turno.  In questa occasione eravamo in turno noi e siamo stati attivati. Così ci siamo messi in contatto con i referenti sanitari regionali per le emergenze, in Italia come previsto dalla direttiva sono 21, uno per ogni Regione e Provincia Autonoma, per capire quali sono le esigenze e se hanno necessità di traferire pazienti dalla terapia intensiva per liberare posti per altri pazienti da terapia intensiva legati all’emergenza Coronavirus.

Come funziona la CROSS?

Funzioniamo come una centrale 118 e, infatti, la normativa indica che la CROSS deve essere istituita all’interno di una centrale operativa del 118. Di solito alla centrale arriva la segnalazione da parte di una persona che ha visto un incidente che chiama il 118 e descrive l’evento. La centrale operativa sulla base delle informazioni decide che mezzo inviare sul posto e guida il personale sanitario fino al ricovero in ospedale. In questo caso la procedura è la stessa, il richiedente non è un cittadino ma un referente sanitario esperto di queste cose che richiede i trasferimenti dei pazienti. A questo punto chiediamo al referente sanitario di un’altra regione di avere la disponibilità di un posto letto, così sappiamo l’ospedale da cui parte il paziente e dove andare, capiamo le necessità cliniche del paziente, stabiliamo il mezzo per il trasferimento, ambulanza o elicottero, e lo seguiamo passo dopo passo. Attualmente, in questa emergenza per il Covid19, stiamo utilizzando quasi esclusivamente elicotteri grazie alle condizioni meteo favorevoli ed abbiamo richieste d’aiuto da parte della Lombardia.

Come state aiutando la Lombardia?

Stiamo aiutando la Lombardia a traferire i pazienti in tutte quelle Regioni con disponibilità in terapia intensiva. La Toscana ha fatto la sua parte, solo ieri ne abbiamo trasferiti 4 nella nostra regione, ma abbiamo effettuato trasferimenti dalla Lombardia alla Liguria, Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia e a breve anche in Umbria. Ci stiamo sempre più allontanando dalla Lombardia perché le Regioni limitrofe hanno finito le disponibilità di posti letto in terapia intensiva.

Di che numeri si parla?

Abbiamo trasferito oltre 20 pazienti, grazie alla disponibilità del personale e dei mezzi di Croce Rossa, Misericordia e Anpas. Si tratta di pazienti difficilissimi perché in condizioni molto gravi o clinicamente instabili, non per altro sono ricoverati in rianimazione e anche in rianimazione specialistiche come la cardiochirurgia o neurochirurgia. Per cui bisogna fare i trasferimenti con calma. Per esempio, quelli in ambulanza ci hanno portato via tantissimo tempo. Per un trasferimento da Varese a Trieste sono state necessarie 5 ore di ambulanza con a bordo personale specialistico e rianimatori. È un numero considerevole, ne abbiamo altri che faremo in giornata e penso che alla fine dell’emergenza i numeri saranno raddoppiati ma libereremo molti posti letto alla Lombardia per poter trattare altri pazienti.

Che personale è impegnato nella CROSS?

È sempre presente un medico nelle ore diurne con la reperibilità durante la notte, sono poi presenti infermieri e operatori tecnici in modo da garantire la copertura di turni sulle 24ore. Probabilmente, ci sarà una alternanza con la CROSS di Torino perché è un lavoro molto impegnativo e a differenza di altre volte, come nel caso dei terremoti di Ischia o dell’Albania dove la nostra attivazione si è conclusa in due/tre giorni dopo aver trasferito i pazienti legati a quell’evento, in questo caso non sappiamo quanto durerà l’emergenza legata al Covid19.

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