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Dalla Toscana un rimedio per salvare le viti dal mal dell’esca

Un impacco, biologico, messo a punto da tre agronomi: dopo anni di sperimentazione è arrivato il brevetto europeo. Presto la commercializzazione

Mario Guerrieri e Aleardo Mantellassi

Il mal dell’esca è il nemico numero uno delle vigne di tutto il mondo. Dalla Toscana arriva la cura contro quel mix di funghi mortale: merito della sperimentazione condotta sui vitigni locali. Tre agronomi hanno messo a punto una pasta cicatrizzante, Escafix, che ha ottenuto da poco il brevetto europeo. Un impacco biologico che promette di combattere la patologia mortale.

Escafix blocca lo sviluppo della malattia: i vitigni sono sanati e tornano quindi a produrre. Una svolta per i produttori, costretti a un alto turn over dei vitigni più giovani e sempre in allerta per preservare dal mal dell’esca le viti storiche. Un patrimonio enologico di inestimabile valore.

Il progetto porta la firma di tre agronomi Alberto Passeri, Mario Guerrieri e Roberto Ercolani che hanno cominciato nel lontano 2017 a sperimentare nei vigneti della Tenuta La Gerla a Montalcino. Una sperimentazione sul campo che si è estesa rapidamente ad altre aziende vinicole.

Sfruttando le rispettive competenze i tre professionisti hanno sperimentato varie soluzioni a base di coadiuvanti minerali e biologici. E hanno messo a punto un vero e proprio protocollo in tre fasi: preventiva, curativa e di mantenimento. Nel corso di questi anni sono state coinvolte le aree di diverse denominazioni: Brunello, Chianti Classico, Maremma, Montalcino, Morellino. E il numero delle adesioni è in crescita.

Così è nata la startup Escafix. Alla luce dei risultati, l’85% di piante sono risultate sanate grazie all’applicazione ripetuta due volte all’anno dell’impacco. Buoni i risultati anche in caso di recidiva. Controlli sono stati compiuti dal Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura).

Escafix, dopo aver già ottenuto il brevetto italiano, ha ora ottenuto il riconoscimento a livello internazionale. Restano ancora da comprendere le conseguenze che la malattia avrà, a lungo termine, sulle vigne e sulla qualità delle uve. Il prodotto sarà commercializzato a partire dal 2024.

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