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Donne nella sanità toscana: la pandemia ha aggravato il divario di genere

Le donne – che rappresentano oltre il  70% dei lavoratori del Servizio sanitario della Toscana – hanno sofferto il maggior carico di cura di figli e familiari non autosufficienti durante la pandemia

Donne nella sanità

In prima linea negli ospedali e anche a casa. Le lavoratrici del Servizio sanitario della Toscana – che rappresentano oltre il 70% dei lavoratori del settore – come tutte le altre donne hanno visto il divario di genere aumentare durante la pandemia. Su di loro, che già avevano un carico di stress non indifferente al lavoro, è ricaduto infatti nel corso del 2020 e 2021, il maggior carico di cura dei figli e dei familiari non autosufficienti.

Questo aggravio ha costituito ulteriore fattore di stress e ampliato appunto il divario di genere, rendendo ancora più urgente l’attivazione di azioni di welfare non solo per agevolare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, ma soprattutto per consentire una redistribuzione dello stesso carico tra uomini e donne. Sono queste le considerazioni principali emerse dall’indagine dell’Irpet sul personale della sanità toscana, che è stata oggetto di confronto ieri in Regione.

Infermiere, medici e operatrici sanitarie restano principali caregiver

Secondo lo studio le donne occupate nel Servizio sanitario regionale e in particolare di quelle in prima linea – infermiere, medici, operatrici sanitarie – sono rimaste, proprio come tutte le altre lavoratrici, depositarie dell’organizzazione della cura, in particolare di quella dei figli piccoli, nonostante il tipo di mestiere impegnativo.

La principale distinzione di genere emerge in come viene percepita la gestione dei bambini. Per i padri avviene innanzitutto grazie alla condivisione dei compiti tra genitori, mentre per le madri l’appoggio essenziale si ritrova all’esterno del nucleo familiare, soprattutto grazie ai nonni, e in misura assai minore si nomina la coppia come fulcro della cura, dando per scontato il ruolo primario della donna.

“Attraverso il piano regionale per le donne proposto con il programma di legislatura, il progetto Ati, e la nuova programmazione europea – commenta il presidente della Toscana Eugenio Giani saranno potenziate politiche di incentivi per innovazioni organizzative del lavoro, la gestione flessibile dei tempi e degli orari del lavoro retribuito di uomini e donne, e per la più ampia diffusione di un welfare aziendale, territoriale e di prossimità”.

L’impegno per superare le disuguaglianze di genere

Per l’assessore al lavoro e alle pari opportunità Alessandra Nardini “i risultati delle indagini mostrano ancora una volta quanto sia necessario potenziare il nostro impegno per superare le disuguaglianze esistenti tra donne e uomini. La cura non può essere ricondotta esclusivamente dentro la famiglia e ricadere quasi tutta sulle donne, ma è un grande tema sociale e culturale, che deve diventare un punto centrale dell’agenda politica”.

L’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini ha evidenziato che “il personale sanitario ha dato tantissimo alla comunità. Ma verso le donne della Sanità toscana dobbiamo una riconoscenza ancora maggiore. Anche questa indagine ce lo conferma e soprattutto ci pone l’imperativo di allargare la rete di welfare e di programmare misure sempre più efficaci per sostenere chi svolge un’opera fondamentale quanto invisibile”.

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