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All’aretina Elena Testi inviata in Ucraina il Premio Tutino Giornalista 2022: “In guerra hai un’unica arma di difesa, la lucidità”

La giornalista toscana inviata da La7 in Ucraina e a Codroipo e a Bergamo nelle fasi più difficili del Covid-19 verrà premiata “per la cura e la puntualità della sua narrazione di contesti fino a poco tempo fa inimmaginabili, quali la pandemia, il confinamento, lo scoppio della guerra in Europa”

Elena Testi

Va alla reporter Elena Testi il Premio Tutino Giornalista 2022 che sarà consegnato venerdì 16 settembre a Pieve Santo Stefano da Gloria Argéles al termine dell’incontro con i giornalisti Marianna Bruschi e Pier Vittorio Buffa.

Il premio le è stato assegnato “per la cura e la puntualità della sua narrazione di contesti fino a poco tempo fa inimmaginabili, quali la pandemia, il confinamento, lo scoppio della guerra in Europa”.

Elena Testi è una delle giornaliste emergenti della televisione Italiana. In particolare dell’emittente televisiva di La7 dove lavora come inviata del programma Tagadà.

E’ nata ad Arezzo nel 1987 e ha frequentato l’Università di Perugia dove si è laureata in giurisprudenza.

Durante l’università comincia anche a lavorare per PerugiaToday e il Corriere dell’Umbria seguendo la cronaca nera, oltre ad essere una giornalista freelance per Panorama.

Nel 2018 inizia a lavorare come inviata per l’emittente La7 e collabora inoltre anche con l’Espresso.

Ha viaggiato come inviata in Ucraina durante la guerra e negli ospedali di Codroipo e Bergamo durante le fasi più acute della pandemia di Covid-19.

Ecco la nostra intervista

Qual è stato il tuo primo impatto con la guerra in Ucraina?

Il mio primo impatto in realtà è stato in Polonia. Non sono entrata subito in Ucraina perchè in quel momento non si trovavano caschi e giubbotti anti-proiettile e servivano le giuste protezioni. Le prime dirette le ho fatte dal confine, raccontavo le storie dei profughi che arrivavano da Leopoli. E’ stato un impatto con il dolore ma dolore non è la parola giusta, è solo retorica. Vedevo soprattutto famiglie smembrate perchè dall’Ucraina non potevano uscire uomini con un’età tra i 18 e i 60 anni. Quindi arrivavano bambini, mamme e anziani. Ho visto bambini infreddoliti con le tute da sci che andavano sui cumuli di vestiti lasciati dalle famiglie polacche a cercare vestiti pesanti. Quando è scoppiata la guerra c’è stata l’ondata del grande gelo, erano meno sette, meno otto gradi. Le persone arrivavano con un trolley, un sacchetto in mano. Io mi chiedevo: che cosa prendi quando devi lasciare casa tua e non sai quando e se tornerai e che fine farà la tua casa che probabilmente verrà bombardata o saccheggiata? Mi chiedevo: che cosa c’è in queste valigie? Pochissimi vestiti, album di famiglia, ricordi per tenersi legati al passato.

Ho visto i carri-armati, ho visto l’esercito con i kalashnikov e con gli akab-47 nelle trincee, cose che non avrei mai immaginato di vedere a 37 ore di auto da Roma

E poi cos’è successo?

Poi sono entrata in Ucraina e sono arrivata a Leopoli e lì è iniziato il racconto della resistenza. A Leopoli si organizzavano le basi segrete e gli addestramenti per andare al fronte da parte degli uomini e delle donne, ci sono infatti anche molte donne che sono andate a combattere. Ho visto anche un numero sconvolgente di persone che si ammassavano fuori dalla stazione davanti a dei bidoni con il fuoco e aspettavano il treno per cercare di entrare in Europa. Una cosa che mi ha molto colpito è che venivano tutti scaglionati e poi ammassati all’interno dei treni. Sono immagini che a noi ricordano quel ‘900 che tutti vorremmo dimenticare. Poi mi sono spostata e lì è iniziata la parte in cui c’è stato l’impatto con i bombardamenti e il timore di trovarsi sotto il fuoco, la necessità di nascondersi nel momento della controffensiva russa e cercare di capire se i colpi che sentivo provenivano da dentro o da fuori. Ho visitato anche gli ospedali pieni di feriti di guerra.

Cosa ti ha colpito della guerra in Ucraina?

Nessuno si aspettava che nel cuore dell’Europa arrivasse un nuovo conflitto, che nel 2022 venisse combattuta una guerra con mezzi novecenteschi. Ho visto i carri-armati, ho visto l’esercito con i kalashnikov e con gli akab-47 nelle trincee, cose che non avrei mai immaginato di vedere a 37 ore di auto da Roma. 

C’è stato un momento in cui hai avuto paura?

No, perchè se vai lì e ti fai sopraffare dalla paura non sei più lucido. In quei posti hai un’unica arma di difesa: la prudenza, l’intelligenza e soprattutto la lucidità. Se non sei lucido nel momento in cui accade qualcosa rischi la vita, quindi devi esserlo sempre e devi avere intorno persone in gamba. Ho avuto la fortuna di avere con me Aiman Sadek il mio operatore che mi ha seguita per tutta l’Ucraina. Lui è stato sempre lucido nonostante avesse un bambino di tre anni a casa. Io non avevo questo peso. Per tre mesi e mezzo Aiman è stato il mio migliore amico.

Elena Testi e Aiman Sadek

La guerra a che punto è adesso? La stampa italiana non la sta seguendo più come prima, si parla soprattutto della centrale nucleare di Zaporižžja

Come tu ben sai le informazioni arrivano da due parti, da quella russa e da quella ucraina e anche per questo è molto difficile capire che cosa succede. L’esercito ucraino si sta sicuramente difendendo. L’intento di Putin di prendere facilmente il Donbass è di fatto caduto perchè il Donbass doveva essere preso mesi fa. Quindi la famosa “operazione speciale” come l’ha chiamata lui doveva essere già finita e così non è stato. Nella parte del Donbass che lui voleva, a sud, l’esercito ucraino sta riprendendo terreno. Lì è fondamentale capire cosa accadrà. Cherson è un lembo di terra che unisce la Crimea con la terra ferma ed è di grande interesse per Putin. Per adesso da tre mesi c’è una situazione di stallo. 

Le nuove tecnologie secondo te hanno cambiato il modo di raccontare e di vedere la guerra?

In realtà possono falsarlo. In determinati momenti mi sono avvalsa del cellulare per prendere alcune immagini perchè era più semplice, però io sono una giornalista e per etica professionale racconto quello che vedo. Spesso però le immagini vengono usate dalle fazioni in campo per alterare la realtà. Diventa molto difficile verificare i fatti e capire per chi segue da lontano quale sia la verità. Infatti la prima domanda che mi viene fatta di solito è: quello che noi vediamo è realmente come lo vediamo? Questo fa capire che l’ “infodemia” crea confusione. E’ successo con la guerra e anche con il Covid: un ammasso di informazioni e video che arriva sul web e che non viene filtrato porta confusione, io ne vedo tanta. Non parlo certo di censura, ma un video prima di essere pubblicato va verificato, bisogna capire qual è la fonte, di che anno è.

Cosa vuol dire per te ricevere il Premio Tutino Giornalista 2022?

E’ un riconoscimento molto importante per me, a Pieve Santo Stefano fanno un lavoro straordinario sulla memoria, memoria che manca nel nostro paese, e che serve alle nuove generazioni. La memoria serve infatti per evitare che fatti come questi accadano ancora. Quando ero in Ucraina la cosa che mi ha sconvolto di più è che vedendo i treni o le trincee, quando mi ritrovavo sola coi missili che arrivavano e mi nascondevo in un bagno perchè era l’unico posto dove c’era il cemento armato, dentro di me pensavo che quello che mi stava accadendo l’avevo letto sui libri. Quando sei lì non hai risposte (che sono complesse), hai solo domande molto banali, io mi chiedevo: com’è possibile tutto questo? Credo che la memoria e riuscire ad avere una popolazione istruita e che ricorda il passato può aiutare. Sono in pochissimi quelli che fanno un lavoro straordinario come quello che viene fatto a Pieve Santo Stefano. Ringrazio per il Premio Tutino e ringrazio anche La7 che mi ha permesso di andare in Ucraina come inviata.

La motivazione del Premio Tutino Giornalista a Elena Testi

“C’è una generazione di giornalisti che l’andamento delle “cose” sta forgiando, con prove di fuoco. Oltre due anni di pandemia, con gli ospedali in perenne emergenza e i lockdown nazionali, seguiti da una guerra gigantesca alle porte dell’Europa, città assediate e rase al suolo, migliaia di vittime civili, flussi inimmaginabili di profughi e venti di carestie che soffiano sempre più potenti. Elena Testi fa parte di quella generazione, ha raccontato giorno per giorno e spiegato a milioni di italiani, attraverso i suoi servizi sul canale televisivo La7, quello che fino al giorno prima era inspiegabile e inimmaginabile. Con uno stile cronachistico e diretto, teso a informare e far comprendere, lontano da ogni forma di sensazionalismo e di superfluo compiacimento.

Chiunque abbia conosciuto il fondatore dell’Archivio dei diari, il giornalista Saverio Tutino, può testimoniare che viveva della stessa esigenza, e agiva di conseguenza, fino a immaginare di fondare un Archivio che potesse raccogliere tutte le scritture nate dalle esigenze di ogni giorno, le più diverse, degli italiani. È una ragione in più per assegnare ad Elena l’edizione 2022 del premio “Tutino Giornalista”: quella esigenza l’abbiamo percepita anche nei suoi servizi, dalle corsie dell’ospedale di Bergamo o da Codogno, fino al fronte dell’Ucraina. La cura dei contenuti, la scelta delle parole, la piacevolezza di una narrazione capace non solo di accompagnare in modo puntuale il racconto per immagini, ma di arricchirlo e superarlo, offrendo allo spettatore attento elementi di riflessione e scoperta, come solo una giornalista sensibile e competente riesce a fare.”

 

 

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