Cultura/

Da “Firenze Archeofilm” il monito: “Le opere d’arte patrimonio da salvare dalla guerra”

Al festival ha vinto il film “Il giuramento di Ciriaco”, sul salvataggio delle opere d’arte dai bombardamenti in Siria nel 2012. Ma non bisogna abbassare la guardia: ad essere in pericolo oggi sono le opere d’arte in Ucraina, tra cui “La pace”, statua dello scultore Antonio Canova

Film “Il giuramento di Ciriaco”

“Firenze Archefilm, in questo particolare momento di crisi internazionale, vuole contribuire alla diffusione della Cultura della Pace, contro ogni tipo di guerra. Come festival ci impegneremo affinché, nelle prossime edizioni, si possa fare un resoconto, grazie ai documentari, delle perdite dovute alla guerra in atto in Ucraina, per quel che riguarda i siti archeologici e le opere d’arte che, come sappiamo, sono un patrimonio importantissimo e allo stesso tempo molto vulnerabile, da salvaguardare e tramandare”.

Con queste parole, pronunciate da Piero Pruneti, direttore della rivista Archeologia Viva (edita da Giunti) ha preso il via la IV edizione del festival di archeologia, arte, ambiente, Firenze Archeofilm. Il festival, che ha proposto al cinema La Compagnia di Firenze, dal 2 al 6 marzo scorsi, 60 documentari, per la maggior parte in anteprima assoluta, ha infatti dedicato un’attenzione particolare alla cultura della pace, nella consapevolezza che i venti di guerra che soffiano oggi dall’Est Europa, dopo l’attacco russo in Ucraina, stanno mettendo in serio pericolo il patrimonio artistico e architettonico delle città ucraine. Una tragedia che si aggiunge alle ingenti e drammatiche perdite di vite umane.

E a vincere ben due premi a Firenze Archeofilm – il premio del pubblico e quello dell’Università di Firenze – è infatti stato il film di Olivier Bourgeois, Il giuramento di Ciriaco, opera che per la prima volta ha mostrato al pubblico il lavoro di archeologi, operai e custodi del museo, nel portare in salvo oltre 24.000 reperti del Museo di Aleppo, dai bombardamenti nel corso della guerra civile in Siria del 2012, mettendo al sicuro un patrimonio archeologico fondamentale per la storia del vicino Oriente: una vittoria non casuale, per il festival dedicato all’Ucraina, che ha ribadito che la cultura (anche attraverso il cinema) ripudia la guerra.

Un film – hanno dichiarato gli organizzatori di Firenze Archeofilm – che nonostante il tragico momento in cui è stato girato, durante la guerra civile siriana nel 2012, vuol lanciare un messaggio di speranza e di possibile riscatto da ogni conflitto. Perché la cultura, intesa come conoscenza dell’altro, può e deve essere un’alternativa ai conflitti continuano a coinvolgere l’umanità”. “Le ragioni per diffondere il cinema, per raccontare il mondo antico – ha commentato il curatore artistico di Firenze Archeofilm, Dario Di Blasi –  sono sempre state strettamente legate a diffondere conoscenza e consapevolezza di voler costruire un presente il più possibile privo di errori commessi nel passato, come violenza, sopraffazioni e guerre. La quarta edizione del Firenze Archeofilm non poteva non avere questa urgenza nel proporre i propri film. Il pubblico e le giurie di esperti hanno riconosciuto questa necessità».

E le notizie di questi giorni dall’Ucraina non possono che destare preoccupazione, in patria e nel mondo. Nei giorni scorsi il Cristo Salvatore, scultura simbolo della cattedrale armena di Leopoli, è stato portato al sicuro all’interno di un bunker. Le chiese, le piazze, i musei, sono stati messi al sicuro con tutti i mezzi disponibili, come impalcature, sacchi di sabbia, lamiere, per evitare lo strazio e la distruzione della guerra, con un’operazione di enormi proporzioni, che non si vedeva dalla seconda guerra mondiale.

E ad essere in pericolo in questo momento, tra le centinaia di opere d’arte che in Ucraina si stanno tentando di mettere al sicuro, c’è anche La pace, scultura realizzata dal 1811 al 1815 dallo scultore veneto, Antonio Canova, uno dei più importanti esponenti del Neoclassicismo, noto per il suo dipinto Amore e Psiche.

Il calco in gesso della bellissima scultura è custodito a Possagno, in provincia di Treviso, luogo natale Antonio Canova, mentre l’originale in marmo è custodito proprio a Kiev, la capitale ucraina. L’opera era stata commissionata all’artista italiano da Rumjancev Nikolaj Petrovič, grande amante ed esperto d’arte, ministro degli affari esteri sotto lo Zar Alessandro I, a suggellare un periodo fecondo e di pace in patria.

La statua La pace, conservata al museo di Kiev, apre le sue ali bianche, pure ed eteree, calpestando un serpente, che simboleggia l’insidia della guerra, diventando un monito per i popoli del pianeta, affinché l’orrore e la violenza della guerra si fermi, subito.

I più popolari su intoscana