Attualità/

“Non ho mai perdonato”. L’ultima giornata di Liliana Segre con i giovani

Taglio del nastro alla Cittadella della pace per il nuovo spazio (eco-sostenibile) di aggregazione giovanile. L’ultima presenza pubblica della senatrice è solo un passaggio di testimone: “Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato”

Liliana Segre Cittadella della Pace, taglio del nastro per l’Arena di Janine - © Rondine Cittadella della Pace

Applausi, commozione e gesti dal profondo (e potente) valore simbolico. Questa mattina la senatrice a vita Liliana Segre ha inaugurato alla Cittadella della Pace, nel borgo di Rondine (Arezzo), l’Arena di Janine. Uno spazio intitolato alla giovane amica che Segre non salutò prima che venisse condotta nelle camere a gas di Auschwitz. L’inaugurazione apre di fatto la giornata che la Cittadella della Pace dedica alla senatrice a vita.

Uno spazio (sostenibile) per i giovani

L’Arena di Janine sarà un grande contesto naturale ed eco-sostenibile di aggregazione per i giovani che promuoverà la memoria quale strumento efficace contro l’indifferenza. Questo luogo raccoglierà idealmente l’eredità di Liliana Segre. “Ho scelto la vita e sono diventata libera”, è la frase della stessa Segre che è stata posta all’ingresso dell’area.

Standing ovation

Dopo il taglio del nastro, un lungo applauso e una standing ovation hanno salutato l’ingresso di Liliana Segre nella tensostruttura di Rondine che ospiterà la sua ultima testimonianza pubblica destinata alle scuole italiane e ai giovani del mondo. All’evento “Grazie Liliana!” sono presenti, tra gli altri, i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Cei Gualtiero Bassetti insieme ai ministri Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, e Lucia Azzollina.

Perché è importante ricordare l’orrore

Le sue parole continueranno a vivere attraverso noi e i giovani

“Ci hai insegnato che ricordare l’orrore è necessario, che nessuna società può crescere senza la memoria degli errori del passato” ha detto il presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati alla Cittadella della Pace. “Ci hai fatto vivere il senso del disprezzo, del vuoto e della sopraffazione. Oggi non sarà la tua ultima testimonianza, le tue parole continueranno a vivere attraverso di noi e le prossime generazioni. La responsabilità della memoria spetta a ogni giovane che oggi è qui ad ascoltare”.

I bambini invisibili

“Un giorno di settembre del 1938 sono diventate l’altra” ha detto la Segre. “So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre ‘la mia amica ebrea’. E quel giorno, a otto anni, non sono più potuta andare a scuola. Ero a tavola con mio papà e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, ricordo gli sguardi dei miei, mi risposero ‘perché siamo ebrei, ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose’. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto”. Poi la senatrice a vita ha aggiunto: “Sono stata clandestina e so cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi”.

L’ultima testimonianza di Liliana Segre alla Cittadella della Pace

Il racconto di Liliana: “Non ho mai perdonato”

“Scesi dal treno vidi mio padre, lo salutai e non lo vidi mai più”

“Il campo di sterminio funzionava alla perfezione, da anni, non c’era il minimo errore” ha detto. “Cominciammo a capire che dovevamo cominciare a dimenticare il proprio nome, che nella tradizione ebraica ha un significato. Mi venne tatuato un numero sul braccio e dopo tanti anni si legge ancora bene: 75190. E dovemmo subito impararlo in tedesco. Quando entrai ad Auschwitz non avevo ancora studiato Dante, lo studiai dopo, ed eravamo condannate a delle pene ma non c’era il contrappasso: pensavo di essere impazzita. Non racconto mai tutti i dettagli della mia prigionia” ha proseguito a Rondine la senatrice a vita. “A tredici anni ero una ragazzina e mi dettero qualche anno in più, così fui scelta con altre trenta ragazze italiane ebree. Tutte le altre andarono alle camere a gas e così successe con gli uomini. Scesi dal treno vidi mio padre, lo salutai e non lo vidi mai più”.

“Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato”

“Quando si toglie l’umanità alle persone bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere. Scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate, anche se era facilissimo” ha ricordato Liliana Segre durante la sua ultima testimonianza pubblica. “Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle”. Nel lager, “quando non si ha niente, si ha solo il proprio corpo che dimagrisce a vista d’occhio. È molto difficile, salvo che nei romanzi, formare amicizie, perché la paura di morire per un passo falso o un’occhiata ti fa diventare quello che i tuoi aguzzini vogliono che tu sia: che tu diventi disumana, egoista. Dopo il distacco da mio padre il terrore di diventare amico di qualcuno e poi perderlo mi faceva preferire la solitudine. Io avevo paura di perdere ancora qualcosa“. Poi ha aggiunto: Per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad adesso“.

Fico: “La sua testimonianza è nella Costituzione”

“Questo è il giorno della responsabilità”

“Il messaggio, la testimonianza di Liliana Segre, è racchiusa senza dubbio nella nostra Costituzione”. Lo ha affermato Roberto Fico, presidente della Camera, nel suo intervento a Rondine. “L’Italia le è veramente grata”, ha aggiunto Fico, secondo cui “giurando sulla nostra Costituzione giuriamo di portare avanti la testimonianza di Liliana Segre, quindi ogni volta che noi affrontiamo la Costituzione affrontiamo i motivi per cui è nata: contro il fascismo, contro il nazismo, contro tutto quello che ha reso brutto l’essere umano. Per il presidente della Camera “è il giorno della grande responsabilità che come istituzioni della Repubblica rinnoviamo, che è quella di portare avanti per sempre i principi e valori della nostra Costituzione, che significa democrazia, che significa libertà, che significa rispetto per l’essere umano, qualsiasi essere umano. Per questo oggi è il giorno della responsabilità per le istituzioni della Repubblica italiana, e per tutti voi ragazzi: che possiate portare avanti questo messaggio”.

Sassoli: “Un grande dono”

“Segre ha deciso di lasciare ai giovani il suo grande patrimonio morale, è un grande dono che sia riuscita a sopravvivere all’inferno di Auschwitz perché ci ha permesso di conoscere, non dimenticare e migliorare. Purtroppo il virus dell’antisemitismo è ancora molto presente nella cultura europea e nelle nostre società”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in un videomessaggio inviato alla cerimonia.

L’ultima testimonianza di Liliana Segre alla Cittadella della Pace

Il premier Conte ascolta (con la mascherina)

“Questa testimonianza ha la funzione di interrogare le coscienze, di sollecitarci a scacciare via l’indifferenza e anche le ambiguità”

Un intervento volutamente breve, quello del premier Giuseppe Conte in occasione dell’ultima testimonianza pubblica della senatrice Liliana Segre. La sua presenza, infatti, è stata interpretata innanzitutto per ascoltare, più che per parlare. Durante il suo breve intervento, Conte ha tenuto sempre la mascherina indosso. “Sono venuto qui non per parlare, ma per ascoltare l’ultima testimonianza pubblica della senatrice Segre” ha detto. “Una testimonianza di eventi così tragici che ha la funzione di interrogare le coscienze, di sollecitarci a scacciare via l’indifferenza e anche le ambiguità, di sollecitarci ad assumere posizioni chiare e scelte nette. Io offro la garanzia, mia personale e dell’intero governo, che questa testimonianza non finisce oggi ma si manterrà viva“.

L’ultima testimone

“Quello di oggi è un evento di grande valore”, commenta il presidente della delegazione di Arezzo di Confindustria Toscana Sud, Fabrizio Bernini. “La senatrice Segre per trent’anni anni ha visitato le scuole di tutta Italia per portare la sua testimonianza di sopravvissuta alla Shoah, una testimonianza preziosissima di attaccamento alla vita e promozione della memoria quale strumento efficace contro l’indifferenza degli uomini verso la violenza e la disumanizzazione. Abbiamo raccolto fin da subito l’invito del comitato promotore di Rondine a sostenere un’evento di così grande rilievo – prosegue Bernini – e oggi siamo orgogliosi di partecipare a un appuntamento che, proprio per il momento critico che stiamo attraversando, acquista ancor più significato. Liliana Segre è probabilmente l’ultima rimasta in grado di trasmettere, con forza e autorevolezza, un messaggio di resilienza così importante al mondo della scuola e delle giovani generazioni, tra le prime a subire i gravi effetti causati dall’epidemia Covid”.

I più popolari su intoscana