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Gli scatti di Pino Bertelli a Pontassieve, Giani: “Una mostra che parla alle nostre coscienze”

“L’infanzia rubata. La guerra negli occhi”: fino al 15 ottobre nella Sala delle Colonne del Palazzo Comunale una mostra a cura di Antonio Natali e Adriano Bimbi

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“L’infanzia rubata. La guerra negli occhi” è il titolo della mostra fotografica del fotografo piombinese Pino Bertelli, curata da Antonio Natali e Adriano Bimbi ospitata nella Sala delle Colonne del Palazzo Comunale di Pontassieve.

In tutto sono 31 scatti in bianco e nero, prestati da Francesco Mazza, che realizzano un atto di accusa contro i conflitti che dilaniano il pianeta, attraverso gli sguardi smarriti dei bambini, sguardi che squarciano il silenzio e, con la loro profondità, resa ancora più intensa dal bianco e nero potente di Bertelli, trasmettono il dolore e la paura delle vittime della guerra.

L’obiettivo del fotografo si focalizza sugli occhi, invitandoci a non chiudere i nostri di fronte all’orrore, per cercare e ritrovare, nella purezza di questi sguardi, l’umano.

Nei ritratti di Bertelli, anche un indiretto omaggio a Pier Paolo Pasolini, nell’amore e nella difesa degli ultimi, immortalata in ogni scatto del fotografo, che fa parte anche del collettivo Reporter sans frontieres.


“Una mostra dal grande impatto emotivo ed emozionale, che siamo molto orgogliosi di ospitare in un momento così drammatico. – dicono la sindaca Monica Marini e il vicesindaco Carlo BoniL’arte di Bertelli ci impone di guardare negli occhi, senza voltarci, l’atrocità della guerra, mettendocela davanti in tutta la sua drammaticità. Ci fa riflettere e ci costringe a prendere l’unica posizione possibile: al fianco di chi le guerre le subisce e di chi, a causa delle guerre, si vede negato ogni diritto.”


“Non c’è parola – dicono i due curatori Antonio Natali e Adriano Bimbiche eguagli l’efficacia emotiva delle immagini di Bertelli. Negli occhi dei bimbi, il fotografo riesce a leggere non già la cronaca di un’afflizione, bensì la storia millenaria del martirio d’un popolo. Ferisce l’atavica tristezza che indelebilmente segna quegli occhi, sovente vivi di un’intelligenza che sarebbe altrove feconda d’opere belle e invece destinata a rimanere inespressa, reclusa in un mondo senza futuro”.

Presente all’inaugurazione anche il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che ha dichiarato “In questo momento drammatico, in cui ogni giorno siamo costretti a guardare in faccia gli orrori e le vittime di una guerra molto vicina a noi, la bellissima mostra organizzata nel Palazzo Comunale di Pontassieve parla alle nostre coscienze e fa appello alla nostra umanità, raccontandoci delle tante, tantissime, troppe guerre che hanno devastato e ancora devastano il pianeta. I bambini, lo sappiamo, sono le vittime principali della guerra, di tutte le guerre. Perché oltre a subire violenze, fame, lutti, dolore e mutilazioni a causa dei conflitti, i bambini perdono la loro innocenza. La vita quotidiana, scandita dalla guerra, li deruba per sempre anche della cosa più importante, ovvero della loro infanzia. Un messaggio forte, dunque, quello che viene da questa mostra che sono grato al Comune di Pontassieve di aver organizzato. Un messaggio che ci arriva dagli scatti potenti di un maestro della fotografia di strada. È per me anche motivo di orgoglio, lo devo dire, sapere che un reporter rigoroso come Pino Bertelli è un toscano di Piombino, che si è fatto le ossa in acciaieria e da questa esperienza ha mutuato il suo sguardo sul mondo del lavoro e la sua capacità di ritrarre la società dal punto di vista degli “ultimi”. Mi auguro che siano in tanti a sperimentare la potenza delle sue inquadrature e che il suo messaggio colpisca nel segno e arrivi davvero dritto al cuore del pubblico.”

Chi è Pino Bertelli

Pino Bertelli è nato a Piombino, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia.

I suoi lavori si concentrano sulle tematiche della diversità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, della migrazione, della libertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia possibile.

Dal 1960 al 1986, Bertelli ha lavorato come operaio siderurgico in una fabbrica nella sua città natale. Ispirato da Pier Paolo Pasolini – amico e maestro che gli ha regalato la prima macchina fotografica quando aveva quindici anni – ha iniziato a fotografare il cambiamento strutturale a Piombino diventando un fotografo di strada.

Nel 1993, il regista tedesco Jurgen Czwienk ha girato un film-documentario sulla vita politica e l’opera fotografica di Pino Bertelli: Fotografare con i piedi.

Il regista Bruno Tramontano ha realizzato un cortometraggio Adoro solo l’oscurità e le ombre, tratto dal suo libro: Cinema della diversità: storie di svantaggio sul telo bianco. Mascheramento, mercificazione, autenticità, 1988.

Gli scritti di Bertelli sono tradotti in diverse lingue. L’International Writers Association (Stati Uniti), lo ha riconosciuto scrittore dell’anno 1995, per la “non-fiction”.

Nel 1997 i suoi ritratti pasoliniani di “fotografia di strada” sono esposti (unico fotografo) in una mostra con 16 maestri d’arte a Villa Pacchiani (Santa Croce sull’Arno), che aveva come contenuto il tema Le figure delle passioni.

È direttore responsabile della rivista di critica radicale Tracce, de Il libro volante, direttore editoriale della casa editrice Traccedizioni, collabora con Le monde diplomatique, Fotographia, Sicilia libertaria e altre testate. Ha diretto la regia del documentario Franco Leggio, un anarchico di Ragusa (2006).

Nel 1999 gli è stato conferito il Premio “Castiglioncello” per la fotografia.

Nel 2004 ha ricevuto il Premio Internazionale Orvieto, per il miglior libro di reportage: Chernobyl. Ritratti dall’infanzia contaminata. I suoi foto-ritratti di strada si trovano in gallerie internazionali, musei e collezioni private.

Il suo archivio fotografico è depositato all’Università di Parma. Un’antologia delle sue fotografie è conservata nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi a Firenze. Una sua opera contro tutte le guerre (Nostra bambina delle guerre. Avete fatto un deserto di morti e l’avete chiamato pace!) è stata esposta alla mostra d’arte Biennale di Venezia, 2011. Fa parte di Reporter sans frontieres.

Orari mostra

Martedì 09-12; mercoledì 18-22 (fino al 13 luglio); giovedì 18-22 (fino al 14 luglio); venerdì 18-22; sabato 09-12, domenica e lunedì chiuso
Orari dal 01 settembre al 15 ottobre (salvo variazioni): martedì, giovedì, sabato, domenica ore 16.00-19.00; mercoledì, venerdì ore 9.00-12.00.
Informazioni:  cultura@comune.pontassieve.fi.it, www.comune.pontassieve.fi.it

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